Gazzetta di Modena

L'intervista

Samuel Peron al Michelangelo con "Historia", tra musica live e danza

di Nicola Calicchio

	Samuel Peron e Veera Kinnunen
Samuel Peron e Veera Kinnunen

Il maestro di ballo, per 17 anni protagonista a Ballando con le stelle, arriva a Modena con lo spettacolo firmato da Daniele Bocchini, una storia di migrazione e amore. Nel cast Veera Kinnunen, Stefania Caracciolo, Daniele Bocchini, Marco Postacchini, Enzo Proietti, Federico Malaman e Leonardo Ramadori

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MODENA. “Historia. Una storia di migrazione e amore”, è il coinvolgente format teatrale che coniuga narrazione, musica dal vivo e danza. L’appuntamento con il pubblico di Modena è al Teatro Michelangelo, alle 21 di oggi (giovedì 6 febbraio). Lo spettacolo, ideato dal maestro Daniele Bocchini, per la regia di Alberto Di Risio, prodotto da Silvia Ferrari TGC Eventi e distribuito da Equipe Eventi, racconta una storia di riscatto e di emancipazione ambientata nella Buenos Aires degli anni’30 del secolo scorso, nei luoghi in cui ebbe origine il tango.

Il cast e la sceneggiatura

In una milonga d’altri tempi, Historia porta in scena le coreografie degli amatissimi maestri di ballo Samuel Peron e Veera Kinnunen, la voce di Stefania Caracciolo e la musica dal vivo di cinque musicisti professionisti: Daniele Bocchini (trombone), Marco Postacchini (sax, flauto, arrangiamenti), Enzo Proietti (pianoforte, fisarmonica), Federico Malaman (contrabbasso), Leonardo Ramadori (percussioni). Lo spettacolo affronta temi attuali attraverso una storia di emigrazione. Esteban, protagonista e voce narrante di Historia, è una donna che affronta un viaggio oltreoceano col miraggio di una vita migliore insieme al suo amato, ma una volta arrivata a destinazione viene abbandonata e si ritrova sola nella realtà malfamata e maschilista di Buenos Aires, tra la povertà e il degrado dei conventillos. In questa città Esteban, affascinata e sedotta da una musica nuova si traveste da uomo. Questo le consente di essere libera di esprimere il suo talento musicale, ma al tempo stesso la priva della propria identità. Da questo intimo dualismo nasce un ritmo, un ostinato che diventa la base per il racconto, per improvvisare una melodia e per ballare. Nello spettacolo i protagonisti, attraverso il canto, il ballo e l’interpretazione scenica portano il pubblico a riflettere su diversi temi: la nostalgia dell’emigrato, la ricerca della propria identità, l’uguaglianza di genere e la dignità della donna, il talento e la passione come strumenti di emancipazione e di sopravvivenza.

Peron, come è nato questo format teatrale?

«Tutto è nato da Daniele Bocchini, uno degli elementi portanti della Paolo Belli Big Band. Ci conosciamo da una vita, da quando ho esordito a Ballando con le Stelle, e durante il lockdown mi ha proposto questo progetto. Io ho accettato in maniera molto entusiasta perché ho trovato interessante l’idea di portare uno spettacolo nei teatri dove gli ingredienti sono la musica live, il ballo e una storia da raccontare. È un sogno farne parte».

Portate in scena una storia di emigrazione, emancipazione e riscatto?

«Assolutamente si. Una donna che scappa dalla Sicilia in Argentina, intorno agli Anni’30, per seguire l’amore. Si ritrova un mondo chiuso, fondamentalmente bigotto visto che le donne non avevano la stessa libertà di vivere la vita quotidiana degli uomini. Quindi, la nostra protagonista si traveste da uomo per uscire di notte, per andare nei locali, per vivere l’Argentina. Durante questo viaggio soffre per non poter mostrare la propria femminilità, dovendosi fasciare il seno, non potendosi mettere il rossetto, finché poi finalmente riuscirà ad esprimerla».

Oggi la condizione femminile è migliorata o c’è ancora tutto da fare?

«C’è sempre tanto da fare ma l’emancipazione femminile sta venendo avanti bene. Molte donne si stanno facendo largo in tanti settori ma spesso non si vuole dare spazio a chi merita. Si chiudono delle porte quando non si dovrebbe e in questo caso è il sesso femminile che ne subisce. Io questo lo trovo scorretto».

Secondo lei quanto la danza può contribuire all’inclusione della società odierna?

«Tantissimo. Questo è uno di quei temi che dovrebbero essere utilizzati all’interno delle scuole. Siamo una nazione che ha un’importante tradizione artistica e musicale, e non capisco perché le arti coreutiche, la musica, la recitazione, non siano introdotte a scuola come materie di studio».

Lei è stato per tanti anni tra i maestri di Ballando con le Stelle. Come mai ha deciso di non continuare?

«Dopo 17 anni ho pensato che era giusto dare spazio anche ad altre persone. Avevo bisogno anch’io di immergermi in qualcosa di diverso. Ballando con le Stelle è stato un percorso molto importante e formativo e mi piacerebbe continuare nel mondo televisivo. Il mio sogno però resta quello di condurre un programma tutto mio».