Quando a Modena atterrò l’aereo passeggeri per Roma
Nel 1950 un Douglas Dc3 arrivò all’Aerautodromo, ora parco Ferrari. Ecco perché si interruppe il percorso verso un aeroporto vero
MODENA. La foto in questa pagina ricorda il primo (e unico) volo straordinario Modena-Roma-Modena, effettuato nel settembre 1950 da un Douglas Dc3 sigla I-ENOS dal nostro Aerautodromo (l’attuale Parco Ferrari).
La pista troppo corta rese però impossibile la nascita di un vero e proprio servizio passeggeri da e verso la nostra città. Ma facciamo un passo indietro: la storia aviatoria modenese inizia l’11 maggio del 1911, quando il famoso pilota Carlo Maffeis a bordo di un Blèriot X1, seguito poi da altri due colleghi, si alza in volo e dopo sei minuti e otto secondi atterra tra gli applausi della folla assiepata in Piazza d’Armi. Le cronache del tempo indicano in 150 metri la massima altezza da lui raggiunta. Fino al 1930 la zona dove sorgerà poi l’Aerautodromo in via Emilia diventa il luogo dove atterrano e decollano sia mezzi militari che civili, oltre che area d’attracco di dirigibili, zona che prende il nome di Campo volo Guido Colli; un prato erboso o poco più diviso da via Emilia da un piccolo fossato. Il 7 maggio 1950 con l’inaugurazione dell’impianto aprono anche gli hangar di servizio e la torre di controllo e si sviluppa l’Aero Club cittadino. Qui gli appassionati fanno base per fare volare alianti, Piper e Cessna, ma ci sono anche quattro Fiat G46 biposto in servizio (I-AEKE, AEHB, AEHP, AEHX le loro sigle). Tanti ricordano il bar interno e chi faceva fare evoluzioni agli aeromodelli.
Nel maggio del 1949, a lavori dell’Aerautodromo iniziati, nel deliberare il proprio contributo finanziario l’amministrazione comunale sottolineava l’utilità pubblica dell’impianto per assicurare tra l’altro collegamenti veloci via aerea con il nord Europa per l’esportazione dei nostri prodotti ortofrutticoli. Ma l’iniziativa non decollò, mentre ebbe invece per oltre vent’anni grande successo l’attività motoristica, con due ruote e vetture sportive che qui provavano e gareggiavano ai massimi livelli, guidate dai piloti più celebrati.
Sui social network è possibile trovare foto e notizie su atterraggi di voli di Stato a servizio del potente ministro Medici (sassolese) ma anche su decolli di piccoli velivoli che trasportavano colombi destinati ad una gara internazionale, così come su un atterraggio d’emergenza di un aereo militare Usa che riuscì a ripartire alle luci dell’alba ma con molte difficoltà.
A poco servì abbattere il muro di cinta che dava su quella che oggi è via San Faustino, di là dalla quale era tutta campagna. Con la chiusura dell’impianto, poco sicuro e troppo vicino alle abitazioni, l’Aero Club si sposta negli anni Settanta a Marzaglia, dove oggi ci sono tante strutture di servizio alla pista e la scuola di volo.
Dell’ex Aerautodromo rimane oggi solo la torre di controllo, sede di alcuni sodalizi, mentre poco lontano c’è l’hangar di lamiera (ristrutturato e ora adibito ad altre funzioni) che ospitò il primo nucleo elicotteri italiano dei Vigili del fuoco istituito nel 1954, attivo fino al 1992 e poi trasferito a Bologna. Utilizzava un Agusta Bell 47 G2 con la sigla VFMO. A ricordo dell’Aerautodromo e in onore di Fulvio Setti, aviatore e Medaglia d’oro al valor militare, rimane poi un Fiat G46 in forma di monumento. Dopo la dismissione nel 1972, l’Aero Club di Modena lo vendette al Comune di Castel Bolognese che lo utilizzò per anni come attrazione in un parco. Ormai in degrado, venne acquistato nel 1993 dal Comune di San Possidonio e due anni dopo posizionato a lato di viale Italia. Nel 2019 le Frecce Tricolori effettuarono un passaggio sulla città in occasione dell’inaugurazione del suo restauro.l