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La testimonianza

Donna ferita al circo: «Anche i bimbi colpiti, siamo miracolati»

di Daniele Montanari

	Il cerchio finito sul pubblico e la donna ferita
Il cerchio finito sul pubblico e la donna ferita

L’incidente durante un’esibizione acrobatica del Cirque Alis al PalaPanini: punti in testa per la donna di 41 anni. La rabbia del marito: «C’era rischio, ma nessun avviso»

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MODENA. «Nella sfortuna di quello che è successo, dobbiamo dire che siamo stati miracolati: quel cerchio poteva finire in un occhio a mia moglie. O colpire alla testa i nostri bimbi, con conseguenze a cui non voglio nemmeno pensare».

È ancora sconvolto ieri Sharif, marito di Anastasia, la 41enne vittima sabato 30 novembre di un incidente sconcertante accaduto al PalaPanini durante un’esibizione del Cirque Alis.

L’incidente

Durante un numero acrobatico, uno dei performer che stava facendo un “tuffo” nel quarto cerchio in alto di una fila, nella fase finale della capriola con i piedi è andato a colpire il cerchio facendolo schizzare dritto sul pubblico. In prima fila c’era Anastasia, con in braccio il suo bimbo di 7 anni. A fianco il marito con l’altro loro figlio di 3 anni. Hanno assistito a tutto, sconvolti, insieme all’altra figlia 18enne, che ha filmato tutto con il cellulare. La madre è stata colpita alla testa dal cerchio, che le ha causato un profondo taglio, e un abbondante sanguinamento sotto gli occhi dei bambini. È stato tale lo choc che ha continuato a tremare a lungo anche sulla barella, dopo essere stata stabilizzata dai soccorritori della Croce Blu.

I feriti

Portata al Policlinico, è stata medicata con diversi punti di sutura, le è stata fatta una Tac ed è stata dimessa solo verso mezzanotte con bende e collarino (anche il collo ha subito un trauma per l’impatto). Così per una settimana, poi visita ortopedica. Con raccomandazione di venire subito in ospedale se sopraggiungono complicanze legate al trauma o allo choc. Che è stato tale da causare ancora ieri diversi episodi di tremore. Ma ieri sono emerse conseguenze fisiche anche sui figli, che in un primo momento erano sembrati incolumi, per quanto piangenti per la paura nel vedere la mamma con il volto coperto di sangue. Quello di 7 anni che era in braccio a lei si è svegliato con un ginocchio nero per un livido: era stato colpito lì dal cerchio, anche se in un primo momento non ci aveva fatto caso per lo spavento legato alla madre. Quello di 3 anni invece ha accusato un forte mal di testa legato ai postumi di un colpo di striscio. Ieri mattina sono stati portati entrambi dal padre al Policlinico: «Una dottoressa – spiega Sharif – ci ha detto che se il cerchio colpiva il più piccolo un centimetro più avanti, gli rompeva la testa. Ma ci rendiamo conto di cosa abbiamo rischiato? Non gli hanno fatto la Tac perché è piccolo, ma se il mal di testa non passa, bisognerà fargliela. Adesso sono a casa, ancora tanto preoccupati e spaventati perché vedono la mamma con la testa tutta bendata...».

L’amarezza

La rabbia per quello che è accaduto è ancora tanta. Anche per quello che è successo dopo. O meglio, che non è successo: «Dopo l’incidente hanno continuato lo spettacolo come se niente fosse – prosegue Sharif – mentre mia moglie veniva portata fuori sanguinante. Anche in seguito nulla, neanche un avviso a microfono e un augurio di pronta guarigione con un applauso del pubblico. Niente. L’assistenza mi ha chiesto il numero di telefono mentre uscivo, dicendo che mi avrebbero richiamato per sapere come andava. Siamo stati in ospedale fino a mezzanotte, e non è arrivata nessuna chiamata. E non c’è stata neppure nessuna visita. Solo stamattina (ieri, ndr) verso le 10.30 mentre ero in ospedale con i bimbi è arrivata una breve telefonata da un numero privato, anonimo, che non ho potuto visualizzare. Ho detto che ero in ospedale con i bimbi, e ho chiesto di avere un numero per poter richiamare qualcuno del circo e aggiornarlo sulla situazione. Non me l’hanno dato. Io a questo punto andrò da un avvocato. Non lo faccio solo per me, ma soprattutto perché non succeda ad altri. È evidente che c’era pericolo nei posti in prima fila, perché l’errore umano può sempre accadere. Ma i posti erano ugualmente disponibili, peraltro a 90 euro l’uno, senza nessun avviso e nessuna protezione».

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