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L’Emilia traina l’economia italiana: il 20% delle aziende top è nella nostra regione

di Giovanni Medici
L’Emilia traina l’economia italiana: il 20% delle aziende top è nella nostra regione

Sono 22 le imprese inserite nella classifica nazionale del Forum delle 300 Top Italian Company grazie ai bilanci del 2023: da metalmeccanica a ceramica e figurine, ecco quali sono

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MODENA. Una ricerca sulle imprese italiane con le migliori performance degli ultimi sei anni (a cura del Centro Studi Italypost su dati Aida-Bvd e Infocamere) presentata nei giorni scorsi a Parma ha visto diverse nostre aziende sugli scudi.

Le migliori aziende per fatturato

La prima edizione del Forum delle 300 Top Italian Company, organizzato da L’Economia del Corriere e ItalyPost, vede infatti presenti nella speciale classifica che seleziona le migliori 100 imprese italiane con fatturato 2023 compreso fra i 500 e i 10.000 milioni di euro (e che soddisfano contemporaneamente requisiti minimi in termini di tasso di crescita, redditività e solidità finanziaria e patrimoniale) molte nostre imprese.

Nel settore metalmeccanico ad esempio tra le Top Italian Companies ci sono la reggiana Interpump Group, la bolognese Coesia (packaging), entrambe oltre i due miliardi di fatturato l’anno scorso, Padana Tubi e Profilati acciaio e Comer Industries (sistemi di trasmissione), entrambe reggiane, Bonfiglioli (motori e motoriduttori elettrici) di Bologna e Vender (acciaio) di Parma. E ancora Usco di Modena (parti di ricambio per macchine movimento terra), le attrezzature per palestra Technogym di Cesena, Marchesini Group di Bologna (packaging).

Nel settore chimico-farmaceutico troviamo Chiesi Farmaceutici di Parma (che è arrivata ad oltre 3 miliardi di giro d’affari nel 2023), Alfasigma di Bologna, Kerakoll di Sassuolo (collanti per l’edilizia). Poi ci sono nomi noti nell’ambito del commercio al dettaglio come la bolognese Comet e la forlivese Poltrone&Sofà.

Troviamo infine altre imprese emiliane operanti in settori diversi come la modenese Iris Ceramica Group e la vetreria Bormioli di Parma, Barilla (quasi 5 miliardi di fatturato l’anno passato), gli elettrodomestici Smeg di Reggio Emilia, Faac (cancelli) e ZF (motori elettrici) di Bologna, Panini di Modena (quella delle figurine ma non solo), la parmense Sicim (e che si occupa di impianti ed infrastrutture per il settore oil&gas). Se si considera l’indicatore del tasso di crescita annuale (Cagr) ad esempio Comer Industries spicca in questa speciale classifica con il 26.38%. Molto buoni anche i risultati di Sicim, oltre il 28%, Panini, quasi il 24%, Bormioli e Kerakoll, oltre il 19% entrambe.

Le imprese con più dipendenti

Tra le imprese emiliane presenti in graduatoria e che hanno il maggior numero di dipendenti spiccano invece ancora una volta Barilla, con oltre 9mila, Interpump Group con circa 8.700 e Sicim, con oltre 7mila. Questa elaborazione del Centro Studi Italypost su dati Aida-Bvd e Infocamere mostra poi ancora come Interpump Group abbia avuto un Ebitda medio dal 2020 al 2022 del 23.4% più alto di quello del solo 2022. ZF è arrivata al 25%, poco più di Marchesini, mentre Chiesi ha toccato quasi il 32% e Panini quasi il 38%. Questo indicatore evidenzia il reddito di un’azienda basato solo sulla sua gestione operativa, quindi senza considerare gli interessi, le imposte, il deprezzamento di beni e gli ammortamenti. In molti casi i bilanci dell’anno scorso sono risultati però in calo rispetto a quelli del 2022, segno di una congiuntura che, soprattutto in alcuni settori, sta mutando verso. E i bilanci di quest’anno sicuramente saranno in rosso per molte imprese, vista la situazione macroeconomica globale.

Nella giornata conclusiva dell’evento dedicato a Top Italian Companies da parte degli imprenditori presenti sono stati infatti alternati toni spesso pessimisti sul 2024-2025. Il presidente esecutivo di Piaggio, Matteo Colaninno, ha spiegato dal canto suo che «per stare tra i grandi l’Ue deve ricordarsi dell’industria che è ciò che ha tenuto in piedi in Italia negli ultimi anni. Sono necessarie politiche di tutela più forti».

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