Carpi, marito violento “schiavizza” la moglie: le testimonianze shock della donna
Sette mesi da incubo per lei e i figli minorenni. L’uomo, un 43enne tunisino, è stato condannato a 3 anni e 8 mesi
CARPI. Agiva da “marito padrone” che voleva avere un controllo assoluto sulla moglie, non solo sulle persone che vedeva ma anche su quelle con cui messaggiava al telefono. E aveva reso la vita domestica un incubo, “schiavizzando” anche il figlio maggiore, incredibilmente costretto a raccogliere per lui i mozziconi di sigaretta che trovava nel cortile condominiale.
È un’altra triste storia di maltrattamenti domestici legati anche a retaggi culturali quella restituita ieri dal tribunale di Modena, conclusa però con una sentenza severa: 3 anni e 8 mesi di carcere, in abbreviato, all’imputato.
Si tratta di un 43enne tunisino tuttora residente in una frazione carpigiana. È stato denunciato per maltrattamenti dalla moglie, una 52enne campana. La donna ha riferito ai carabinieri sette mesi di ansia e terrore: dall’agosto 2023 al marzo 2024, quando l’uomo è stato allontanato dalla casa famigliare, nell’ambito del codice rosso. Poi però, non avendo un posto dove andare, nonostante la persistenza del divieto di avvicinamento ha chiesto alla moglie di poter dormire a casa sua. Cosa che incredibilmente fa tuttora.
L’incubo e la denuncia
La donna ha dipinto un quadro domestico davvero sconcertante, fatto di offese continue e minacce gravissime in questo periodo in cui lui era forzatamente a casa perché agli arresti domiciliari dopo essere stato sorpreso in flagranza a commettere un furto. Sette mesi in cui l’ha denigrata continuamente, chiamandola “puttana” e accusandola di non essere in grado di occuparsi della casa e dei figli. Sì, perché la coppia ha avuto due figli ora adolescenti ma minorenni, un ragazzo e una ragazza.
Davanti ai loro occhi il 43enne, secondo il racconto della moglie, è stato protagonista di scatti d’ira tremendi, in cui rompeva i bicchieri, sbatteva le porte, faceva confusione durante la notte per impedire a lei e ai figli di dormire. E poi c’era l’oppressione psicologica su di lei, perché non voleva che avesse contatti con persone esterne alla famiglia. Le controllava sistematicamente il telefono, e pretendeva che lei gli chiedesse l’autorizzazione per fare qualunque cosa. Lo pretendeva con minacce anche agghiaccianti, come quando le diceva che l’avrebbe uccisa o che le avrebbe gettato dell’acido addosso. E poi i figli: costringeva il maggiore a raccogliere i mozziconi di sigaretta per portarglieli in casa, dove poi lui li “finiva”.
La testimonianza
Vista la gravità delle accuse, e il fatto che l’uomo aveva una recidiva reiterata specifica, l’avvocato dell’uomo, Massimo Porta, ha chiesto l’abbreviato, che consente di aver lo sconto di un terzo della pena, condizionato all’audizione della moglie. Nella speranza che, a fronte della convivenza continuata, lei potesse “ammorbidire” le accuse. La donna è stata sentita ieri, ma ha confermato tutto. Da qui la sentenza pesante: 3 anni e 8 mesi di carcere appunto. Il legale ora valuterà l’appello.