Gazzetta di Modena

La mostra

Modena, le opere di bellezza silenziosa di Calzolari esposte da Mazzoli

di Michele Fuoco
Modena, le opere di bellezza silenziosa di Calzolari esposte da Mazzoli

L’esibizione si tiene alla Galleria del centro storico fino al 20 settembre

09 luglio 2024
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La pittura era quasi bandita nel fare arte, già alla fine degli anni ’60 del secolo scorso. L’Arte Povera e l’Arte Concettuale suggerivano, forse imponevano, altri modi di operare, nel recupero anche di materiali, persino di scarto, presi dalla natura o dal mondo industriale. Pier Paolo Calzolari è tra i protagonisti dell’Arte Povera, in cui viene incluso tra il 1967 e il 1972, mentre lavora tra Parigi, New York e Berlino.

La storia

Dal 1967 utilizza oggetti e materiali (fuoco, ghiaccio, piombo, stagno, sale, muschio, tabacco) che conoscono una seconda vita accanto a elementi luminosi, come il neon. Ma per l’artista c’è pure, nel 1965, l’esperienza della pittura su cui si concentrerà dal 1972, concependola in modo anticonvenzionale, giustapponendo segni pittorici a oggetti reali, portando il rituale della quotidianità sul piano dell’esperienza estetica, con il coinvolgimento fisico delle persone.

La mostra

Nella mostra, presso la Galleria Mazzoli, Calzolari, che qui ha esposto anche nel 1979 e 1981, recupera “il fare pittura” e pare tessere legami, relazioni inattese, con le esperienze del passato. L’artista bolognese, che ora vive e lavora a Lisbona, dà risalto all’invenzione in una continua variazione di strutture cromatiche, alla ricerca di nuovi equilibri e ineffabili fantasie. Totale la sua dedizione, quasi di impegno sacerdotale, all’opera, sottratta all’antica necessità di descrivere, di rappresentare. Non è solo il colore a connotare, con pastelli all’écu e ad olio, l’opera che si nutre anche di pigmenti, petali di rosa, sale, foglia oro, legno, acciaio e ferro, piombo, rame, fili, uovo verniciato, rose essiccate, puntine, chiocciola, colla e combustione, ceramica, mollettone su carta o tela incollata su tavola. Tanti, quindi, i materìali che, con articolazioni distintive ma mai invadenti, fanno assumere al quadro sottigliezze disciplinari, contenuti di rivelazioni sempre differenti. Si può sostenere che anche la pittura, sapiente nel bilanciamento dei colori e degli elementi materici minimi, diventa il tramite per alimentare l’individuale energia creativa, evocando esperienze di unicità e di diversità. Così la sua opera assume un tono colloquiale pacato e sereno, pur mantenendo quel senso di arcano e di stupore che la rende rara, preziosa.

«Arte scatenata e sconveniente»

Argute le considerazioni che il critico americano Richard Milazzo fa nel saggio “Il circo silenzioso: le rapsodie illecite ed inette di Pier Paolo Calzolari” del catalogo della mostra, in edizione limitata di 300 copie numerate, nell’evidenziare che “forse l’artista stesso si è espresso nel modo più calzante, quando nei primi anni ’60, quasi mezzo secolo fa, parlando dell’ “ospite importuno”, vale a dire della pittura, almeno dal punto di vista di una pratica cosiddetta avanguardista (essendo l’avanguardismo spesso accademico e reazionario per natura) ha detto: “Negando la pittura mentre è ancor viva, lo si fa per desiderio di qualcosa che bruci più ardente ancora della pittura, qualcosa che tocchi i ‘sentimenti’, l’impossibilità e l’emozione stessa”. E questo qualcosa è arte – scatenata, impropria, sconveniente, spesso assume la realtà priva di forma, illecita, fuori luogo ed estatica dell’anima che esplode oltre se stessa in forma di poesia che mai saremo in grado di ridurre, nemmeno alle parole e nemmeno al sacro (o dovremmo forse dire ipocrita) materialismo dell’arte”.

Il critico americano individua, quindi, una forma di poesia nei lavori (14 dipinti di varie dimensioni e quattro disegni, tutti di recente realizzazione), di bellezza silenziosa, di Calzolari che, nel loro fascino, si offrono nella dimensione astratta, come manifestazioni di un linguaggio di dolcezza emotiva, capace di esprimere le voci interiori. Lo stesso titolo della mostra “La terre est bleue comme une orange” acquista risonanze liriche. Nella poesia si avverano la qualità della rivelazione, la luce che proviene dall’anima, il sentimento dell’esistenza, il desiderio di conoscenza dell’uomo, il cammino di salvezza anche dell’arte.

Calzolari ama cercare nuove strade e nella sua opera mai e in nessuna situazione considera la forma una risposta definitiva, ma sempre un momento di genesi, di divenire, di essere.

La mostra, a cura di Francesco Mazzoli, resterà aperta fino al 20 settembre . Visitabile tutti i giorni, esclusi i festivi.

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