Al teatro Pavarotti-Freni c’è Peter Pan, tra rock e cartoon
Mercoledì 8 gennaio, alle 20, il musical di successo ispirato dai brani di Edoardo Bennato. Il regista Maurizio Colombi: «Vi stupiremo con effetti speciali ed emozioni davvero uniche»
MODENA. Le avventure dell’eterno bambino che faceva piangere anche i pirati di Capitan Uncino - in fondo non poi così duri e cattivi - accompagnate dai brani di Edoardo Bennato, andranno in scena al teatro comunale Pavarotti-Freni mercoledì 8 gennaio alle 20 per la rassegna di musical. “Peter Pan”, regia di Maurizio Colombi, è un successo vivo da diciotto anni, quando debuttò nel 2006 vincendo il Premio Gassman e tre Biglietti d’Oro Agis. Da allora adulti e bambini riempiono le sale e attendono in silenzio il primo inconfondibile verso: «Ma che sarà, che cosa t’offrirà, quest’altra storia, quest’altra novità?».
Colombi, come mai Peter Pan è entrato nella sua vita?
«Io sono sempre stato un grandissimo fan di Edoardo Bennato. Ricordo che quando avevo 16 anni andavo in centro a Milano a suonare con l’armonica, il tamburello e la chitarra sotto casa sua. Realizzare il musical non è stato facile, ho dovuto tentare e ritentare, ma eccoci qua».
Come si intreccia la storia di Peter Pan alle canzoni di Edoardo Bennato?
«Il musical nasce dall’album a tema “Sono solo canzonette”, ma ho voluto pescare anche da altri suoi album. C’è ad esempio “In fila per tre”, “Viva la mamma”, “Fantasia”, “Ogni favola è un gioco”, o ancora pezzi dal disco “Burattino senza fili”, come “La fata”. Tutti i brani sono stati riadattati e contestualizzati nella vicenda di Peter Pan e devo dire che sono diventati la forza motrice dello spettacolo. Il rischio era servirsi di canzoni legate agli anni ’70, molto politicizzate in senso anarchico, che poco si amalgamavano con la storia, ma sono riuscito a fare in modo che questo non avvenisse e che anzi aiutassero ad immergersi nella favola».
Qual è il vostro pubblico di riferimento?
«Le persone che vengono a vedere Peter Pan non c’entrano nulla con i fan di Bennato. Sono famiglie attirate dal titolo del novecento, scritto da James Matthew Barrie, oppure ragazzini che magari hanno conosciuto il personaggio tramite il film della Disney e che hanno così l’occasione di scoprire le canzoni del cantautore».
I vostri effetti speciali sono famosi. Cosa vedremo a Modena?
«Quando volli mettere in scena il musical per la prima volta incontrai molte difficoltà, perché c’erano varie interazioni col pubblico che uscivano dalle regole del teatro, soprattutto dell’epoca. Ad esempio c’è la scena in cui muore Trilli e il pubblico si alza in piedi gridando “Io credo alle fate”, che nessuno voleva farmi fare, ma che è diventata uno dei momenti più emozionanti dello spettacolo, anche perché chi viene a vederci vuole sognare. Questi sono gli effetti speciali migliori, ma ci sono anche quelli tecnici, come il fumo basso o, a seconda dell’edificio, il volo di Peter Pan. Vedremo se anche a Modena Peter potrà volteggiare sul pubblico».
Il cast si rinnova di stagione in stagione?
«Questa volta il cast è rimasto pressochè lo stesso, solo tre attori sono cambiati. È tornato un vecchio Capitan Uncino, mentre c’è un nuovo Peter Pan, che sicuramente darà la sua impronta. Gli attori regalano sempre il loro personalissimo apporto».
Cosa vi rende unici rispetto alle altre versioni di Peter Pan?
«Peter Pan nasce proprio a teatro, mentre la Disney lo ha alleggerito molto. Il nostro si distingue da uno e dall’altro e non è identico nemmeno alle versioni che hanno portato in scena all’estero nel corso degli anni, grazie alla verve rock dei brani di Bennato. Siamo originali a livello mondiale insomma, anche perché credo che la nostra produzione abbia un taglio quasi cinematografico, complici anche i rumori realizzati con una tastiera dal vivo in platea. Vi sembrerà, in alcuni momenti, di vedere in scena un cartone animato».