Gazzetta di Modena

Prosa

Silvio Orlando al Teatro Fabbri di Vignola con Ciarlatani

Silvio Orlando al Teatro Fabbri di Vignola con Ciarlatani

Lo spettacolo questa sera, martedì 26 novembre alle ore 20.30 a Vignola e poi dal 28 novembre al 1 dicembre (giovedì e venerdì ore 20.30, sabato 19.00 e domenica 16.00) al Teatro Arena del Sole di Bologna. E il 7 e 8 dicembre al Comunale di Carpi

26 novembre 2024
3 MINUTI DI LETTURA





VIGNOLA  Silvio Orlando, nomination come miglior attore non protagonista ai David di Donatello 2024 per il film Il sol dell’avvenire di Nanni Moretti e ora al cinema con Parthenope di Paolo Sorrentino, dopo la fortunata tournée de La vita davanti a sé, torna a teatro con Ciarlatani in apertura di Stagione al Teatro Ermanno Fabbri di Vignola, questa sera, martedì 26 novembre alle ore 20.30 e poi dal 28 novembre al 1 dicembre (giovedì e venerdì ore 20.30, sabato 19.00 e domenica 16.00) al Teatro Arena del Sole di Bologna.  E il 7 e 8 dicembre al Teatro Comunale di Carpi

A dirigere lo spettacolo è il regista e drammaturgo spagnolo Pablo Remón (vincitore del Premio Nacional de Literatura Dramática 2021) che firma anche il testo Los Farsantes, nella traduzione in italiano di Davide Carnevali. 

Come in un montaggio di scatole cinesi, Ciarlatani porta in scena le vite di due personaggi legati al mondo del cinema e del teatro. 

Anna Velasco è un'attrice la cui carriera è in fase di stallo. Dopo aver recitato in piccole produzioni di opere classiche, ora lavora come insegnante di pilates e nei fine settimana fa teatro per bambini. Tra soap opera televisive e spettacoli alternativi, Anna è alla ricerca del grande personaggio che la farà finalmente trionfare.

Diego Fontana è un regista di successo di film commerciali che si sta imbarcando in una grande produzione: una serie da girare in tutto il mondo, con star internazionali. Un incidente lo porterà ad affrontare una crisi personale e a ripensare la sua carriera. 

Questi due personaggi sono legati dalla figura del padre di Anna, Eusebio Velasco, regista di culto degli anni '80, scomparso dalle scene e isolato dal mondo.

Un’architettura di racconti paralleli per sollevare una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ricopriamo, dentro e fuori la finzione. 

«Remón ha un approccio molto libero.  – racconta in un’intervista alla Gazzetta di Modena (in uscita domani) Silvio Orlando  – Ti lascia il tempo di entrare nel suo universo, di assorbirne le sfumature. La sua scrittura è ricca di dettagli, ma non è mai rigida; ti dà spazio per costruire il tuo percorso. Durante le prove abbiamo lavorato tantissimo sul ritmo, perché ogni storia ha un suo tono, una sua musica. È stata una sfida, ma anche una grande lezione di ascolto».

Uno spettacolo che per Silvio Orlando parla al pubblico di oggi

 «E’ attuale Perché siamo tutti un po’ ciarlatani.  – spiega – Viviamo in un’epoca in cui la linea tra ciò che siamo e ciò che mostriamo è sempre più sfocata. Qui vengono messe a confronto due vicende umane, due crisi personali: una di una ragazza molto giovane, e l’altra di una crisi senile. Al di là del gioco scenico, del racconto, credo che questo tema sia universale e sentito da tutti: quello dell’impossibilità di avere successo. Oggi il successo è una cosa quasi obbligatoria».

«Ciarlatani sono anche diverse opere in una – commenta Pablo Remón – ognuno di questi racconti ha uno stile, un tono e una forma particolari. Il racconto di Anna ha uno stile eminentemente cinematografico, con un narratore che ci guida, e in cui sogno e realtà si confondono. La storia di Diego è un'opera teatrale più classica, rappresentata in spazi più realistici. E infine c'è, come una pausa o parentesi, un'autofiction in cui l'autore dell'opera a cui stiamo assistendo si difende dalle accuse di plagio. 

Queste storie sono raccontate in parallelo, si alimentano a vicenda, sono specchi degli stessi temi.

L'insieme è costruito con capitoli in parte indipendenti, che formano una struttura più vicina al romanzo che al teatro. L'intenzione è che Ciarlatani sia una narrazione eminentemente teatrale, ma con un'aspirazione romanzesca e cinematografica».