Da Fico a Grand Tour Italia: «A Bologna l’Università del mangiar bene»
Oscar Farinetti, patron di Eataly, ha aperto la terza versione dell’attrazione enogastronomica: «Venti trattorie con il meglio della nostra cucina per un milione di visitatori». Tortellini, Parmigiano Reggiano, aceto balsamico e torta Barozzi esaltano Modena
BOLOGNA. Tutto sommato si mangia, e non poco, anche se non è propriamente una novità epocale. Quali sono allora le peculiarità di “Grand Tour Italia” – il “giocattolone” del cibo di tutte le regioni italiane che ha aperto ieri i battenti su 50mila metri quadri, visitabili dal giovedì alla domenica – rispetto al poco fortunato “Fico Eataly”, inaugurato a novembre 2017 e fallito definitivamente lo scorso febbraio? Accompagnare i primi visitatori nella struttura permette di capire com’è la creatura ora interamente di Oscar Farinetti, il patron di Eataly, conosciutissima catena di supermercati del cibo gourmet che anni fa ha aperto anche all’autogrill vicino all’uscita Modena Nord sull’A1.
Turisti e curiosi all’inaugurazione
La curiosità del pubblico si percepiva già all’esterno della struttura alla periferia di Bologna, in via Paolo Canali, vicini a Decathlon, Leroy Merlin e al Centro AgroAlimentare di Bologna CAAB, ed aumentava dentro intorno agli affollati stand regionali, alla mostra di EARTH Foundation, alla elegante libreria all’ingresso della Scuola Holden di Torino, al banco informazioni dove le hostess ricordavano che il 12 e il 19 settembre ci saranno i “giovedì letterari”. I primissimi ad accedere al Grand Tour sono stati dei turisti inglesi, tra cui Adil Almozaini, proveniente dall’East Sussex, Gran Bretagna: «Siamo in giro per l’Emilia Romagna, una delle regioni più importanti se parliamo dell’Italia del cibo. Stiamo una settimana tra Bologna, Modena e Parma».
Sembra fatto apposta come spot per il nuovo centro culinario – e culturale, sottolinea sempre il patron Farinetti – ed effettivamente è difficile trovare pareri non favorevoli. «Noi siamo stati dei grandi fan di Fico anche se i prezzi erano decisamente alti - dicono tre amici, Fabrizia Cavallari di Ferrara e i coniugi bolognesi Rosy e Renato - e siamo venuti spessissimo, la domenica e pure a una festa di fine anno. Ora qui è davvero tutto ben fatto, con portici e prezzi migliori, c’è solo l’imbarazzo della scelta sul cibo».
Le novità di “Grand Tour Italia”
Prezzi e portici, proprio i temi a cui accenna Oscar Farinetti: «Un grande scrittore come Goethe ha fatto il Viaggio in Italia e gli stranieri per secoli hanno compiuto il Grand Tour perché da noi al centro c’è la bellezza e la biodiversità dell’Italia. Lo si vede qui visitando tutte le regioni con le più note eccellenze enogastronomiche. Abbiamo solo tolto gli animali che c’erano prima a Fico perché stanno meglio altrove, ma abbiamo tantissime iniziative per bambini e no: le giostre per imparare, la super pista di go kart, la libreria, una super mostra di fotografia, le lezioni per pasta e pizza, il Luna Farm con giostre, giochi e aree per feste private (all’esterno si sta ancora lavorando al Parco Avventura di Tree Experience, ndr)».
Mentre il patron parla con i giornalisti, in sottofondo gli operai stanno ancora lavorando all’esterno dove ieri non si andava causa forte pioggia: «Abbiamo rifatto tutto – dice ancora Farinetti – puntando sui portici che sono cultura millenaria italiana e bolognese con l’Unesco e spieghiamo a tutti la celebre cucina italiana, con piatti e prodotti, così è come andare in un museo dove trovi Michelangelo, Raffaello, Van Gogh tutti insieme. Qui lavorano adesso 50 persone di Eataly e oltre 100 negli altri stand e puntiamo ad avere un milione di visitatori all’anno, pensando a una trentina di milioni di fatturato, quello è il break even dopo che abbiamo già pagato tutti i debiti pregressi. Comunque Fico non era andato malissimo: avendo accolto 3 milioni di visite se avessi detto che ne aspettavamo 2 oggi avrei vinto, peccato dissi che ne potevamo fare 6… Ora comunque attendiamo l’arrivo dello stadio temporaneo e del tram per avere più pubblico».
Il testimonial Patrizio Roversi
Al suo fianco c’è Patrizio Roversi, noto conduttore televisivo: «La caratteristica fondamentale è che qui si assaggiano e conoscono tutte le cucine italiane, è una sorta di università del cibo tricolore. Un turista straniero viene e può approfondire tutto con libri, convegni, numerose occasioni. Oggi Bologna è al centro di una polemica sul cibo (un articolo del New York Times ha criticato la cosiddetta “città dei taglieri” e il sindaco Matteo Lepore è andato su tutte le furie, ndr), dicono che è un mangificio ma con questo centro ben fatto possiamo recuperare credito».
I prodotti tipici di Modena e dell’Emilia
Dopo la libreria e un piccolo punto market di Eataly all’ingresso si staglia la prima traccia di “emilianità” con il bar che vende rosette con la mortadella e un calice di lambrusco Ceci di Parma a 5 euro mentre poco oltre c’è il cuore emiliano, il mega strand dell’Emilia Romagna. La trattoria (ce n’è una per regione) ieri mattina attendeva i primi clienti per servire tigelle, piadine e ahimè “torta fritta” (il gnocco fritto di Modena e Reggio a Parma si declina così) insieme a pesci dell’Adriatico, tagliatelle al ragù bolognese, tortellini in brodo (non li chiamano “cappelletti” come invece avviene a Reggio Emilia), Parmigiano Reggiano, aceto balsamico di Modena, torta Barozzi di Vignola.
I prezzi
I prezzi? Non bassi, come in una trattoria: antipasti a 13 euro, primi tra 15 e 18, secondi a 20 e dolci, un po’ cari, a 8 euro mentre il menù dei vini sta tra i 18 e i 35 euro per le bottiglie di lambrusco (Ringadora di Campogalliano, il Ceci, il Sorbara di Chiarli Modena e il Grasparossa della Fattoria Moretto di Castelvetro). «Qui siamo in sei tra sala e cucina per una cinquantina di coperti – spiega Luca, cameriere alla Trattoria Emilia Romagna – e abbiamo costruito un menù basandoci sui piccoli produttori locali e sul lato biologico del cibo. Accoglieremo bene come accoglie bene la nostra regione».
Pochi passi e ti insegnano a fare la pasta a mano anche se ti aspetti di trovare una “rezdora” col matterello in mano e invece appare la giovane Emilea (scritto così, ndr) Pilato: «Facciamo corsi di pasta fresca, siamo una cooperativa di ragazzi e abbiamo aperto qua perché abbiamo notato che c’è voglia di stare a contatto con le arti: per me infatti la pasta a mano è pura creatività».
Attrazioni e curiosità
Il pubblico nel frattempo cresce e si affolla intorno alla enorme pista di go kart e a ogni menù regionale. C’è interesse anche per “Bob”, un sorprendente robot che porta al tavolo i piatti, manovrato dal suo ideatore, l’imprenditore Michele Montanari che l’ha già piazzato in 400 ristoranti italiani. Da leccarsi i baffi, anche se alla fine resta una domanda: ce la farà questa volta l’ex Fico a decollare nella città dove la cucina è tutto, tra storia, creatività e tradizione?
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