Il “Codice Estense” che racconta la grandezza del Ducato di Modena
Elena Corradini
Ricorrono i 250 anni dall’entrata in vigore del “Codice di leggi e costituzioni di Sua Altezza Serenissima”, conosciuto come Codice Estense, promulgato dal duca Francesco III d’Este ed entrato in vigore il 26 aprile 1771. In questa occasione si è svolto on line il convegno dedicato a “Modena e l’Europa: diritto, cultura e scienza negli anni del Codice Estense”. Organizzato dal Dipartimento di Giurisprudenza di Unimore come esito conclusivo di un progetto di ricerca interdipartimentale finanziato dallo stesso Ateneo e guidato dal professor Elio Tavilla, ordinario di Storia del diritto medievale e moderno e direttore del medesimo Dipartimento, si è avvalso di un comitato scientifico costituito da Matteo Al Kalak, Carlo Altini, Berenice Cavarra ed Elena Fumagalli, docenti Unimore, Duccio Tongiorgi dell’Università di Genova e Michael Gasperoni del CNRS di Parigi.
Prof. Tavilla, perché è così importante questo Codice?
«È uno dei testi normativi più completi tra quelli realizzati nell’Europa del Settecento, ispirato dalla dura analisi che Ludovico Antonio Muratori aveva svolto nei suoi “Difetti della giurisprudenza” poco più di vent’anni prima. Le raccolte normative settecentesche più importanti in Europa sono le “Costituzioni di Sua Maestà Vittorio Amedeo” in Piemonte e il codice Prussiano di Federico II della fine del secolo. Questo Codice offre l’opportunità di mettere in evidenza non soltanto il duca Francesco III, ma anche i suoi collaboratori, i giuristi che vi lavorarono, Giuseppe Gallafasi e in particolar modo Bartolomeo Valdrighi, il giurista più importante di quegli anni, il primo professore a Modena di Diritto pubblico, che ne ha redatto gran parte. Il Codice rappresenta la ricchezza di Modena e del Ducato Estense nella seconda metà del Settecento, forse il momento migliore del Ducato stesso grazie alle riforme introdotte da Francesco III tra cui quella rilevantissima dell’Università che viene statalizzata e riorganizzata grazie alle Costituzioni scritte da Valdrighi».
Come si è articolato il convegno?
«Il convegno è stato organizzato in quattro sessioni dedicate alla cultura giuridica, a quella politica e religiosa, artistica e scientifica: abbiamo puntato soprattutto sui giovani, chiamando a raccolta con una call pubblica dottorandi, assegnisti e borsisti impegnati in ricerche sulla realtà culturale estense del XVIII secolo: un’ occasione per aggiornare il nostro bagaglio di conoscenze su quella piccola ma vivace capitale che fu la Modena nell’età dei Lumi».
A conclusione del Convegno il professor Tavilla ha presentato i primi esiti del progetto “ReS-GEste: regestazione e digitalizzazione del Gridario Estense” conservato presso l’Archivio di stato di Modena e reso possibile grazie alla collaborazione della direttrice Patrizia Cremonini, del Centro Interdipartimentale delle Digital Humanities diretto da Matteo AL Kalak e del direttore di AGO, Daniele Francesconi che ha messo a disposizione il portale “Lodovico, la biblioteca digitale di Modena”.
«Grazie a questo progetto – precisa Tavilla – sono state digitalizzate 4.761 provvedimenti a stampa, gride, leggi, notificazioni, editti, che fotografano la vita di due secoli del Ducato Estense, da quando Modena diventa capitale nel 1598 all’arrivo dei Francesi nel 1796: l’economia, gli eventi le importazioni, le esportazioni, le repressioni degli atti criminosi. Due assegnisti ci hanno aiutato a mettere i tag, vale a dire le parole chiave, per la ricerca dei vari argomenti ma il lavoro non è finito perché dobbiamo anche regestare, ovvero inserire nel portale i riassunti di tutti i documenti del Gridario. Una fondamentale risorsa importate che può soddisfare le curiosità dei navigatori della rete, ma che può contribuire a fare acquisire agli studiosi una maggiore consapevolezza della grande importanza del patrimonio archivistico e artistico conservato nella nostra città». —