Gazzetta di Modena

“Il viaggio di Roberto”: l’opera dalla parte della memoria

di Chiara Bazzani
“Il viaggio di Roberto”: l’opera dalla parte della memoria

Scritta da Guido Barbieri su musiche di Paolo Marzocchi racconta una storia vera la deportazione ad Auschwitz del protagonista ricostruita grazie a sopravvissuti

14 dicembre 2014
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MODENA. Va in scena oggi alle 16, al Teatro Comunale “Il viaggio di Roberto, un treno verso Auschwitz”, nell'ambito della rassegna “Musica su misura”. L'opera, scritta da Guido Barbieri, con le musiche di Paolo Marzocchi e la regia di Alessio Pizzech, è stata allestito dal Teatro Alighieri di Ravenna, dove è stata rappresentata con successo il 7 dicembre in prima assoluta, e coprodotta dalla Fondazione Teatro Comunale di Modena e dalla Fondazione Teatri di Piacenza. “Il viaggio di Roberto” narra la vicenda vera di Roberto Bachi, nato a Torino nel 1929, e deportato ad Auschwitz il 6 dicembre del 1943. «Bravi. Bel lavoro. Quest'opera dovrebbe girare - ha commentato il Maestro Riccardo Muti, presente alla prima - Sacrosanto conservare la memoria». L'opera è una elaborazione poetica dei sei giorni di viaggio in treno compiuti da Roberto, dal 6 al 12 dicembre 1943, durante i quali è avvenuto il suo trasferimento da Ravenna, città dove si era trasferito con la famiglia, alla Polonia. Basata sulla ricostruzione che Guido Barbieri ha compiuto, grazie anche alle testimonianze di tre ex compagni di classe di Roberto e oltre 200 sopravvissuti, l'opera, senza togliere nulla all'orrore dell'Olocausto evocato da Auschwitz, sposta il punto di vista consueto della deportazione e dell'immaginario abituale legato a quegli avvenimenti, attraverso il filtro della fantasia. Guido Barbieri ha quindi immaginato un dialogo tra un personaggio irreale, un compagno di viaggio di Roberto, Vittorio, e una persona realmente esistita, la madre Ines. Roberto, il protagonista della storia, invece è muto ed è interpretato da un ragazzo che ha solo funzioni di mimo. Ai racconti di Vittorio, immaginati, e di Ines, basati invece su memorie e documenti che ci sono pervenuti, si intercalano gli interventi cantati delle apparizioni di personaggi del padre Armando, della maestra Maria Rosa Gambi, e dei libri letti da Roberto, come i Racconti di Salgari o il Libro della Giungla. Dunque parola e musica si intrecciano fortemente in questo lavoro che si colloca, secondo il compositore Paolo Marzocchi, «più o meno a metà tra l’opera intesa in senso tradizionale e il melologo. Nel melologo il canto è assente, ma la parola detta intrattiene con la musica un dialogo strettissimo e costante». Se «il livello dei vivi è dominato dalla parola recitata- continua il compositore - il piano della visione è affidato alla parola cantata». La musica è costruita di “memorie musicali”, in parte richieste dalla drammaturgia e in parte scelte dallo stesso Paolo Marzocchi. Lo stesso compositore è poi direttore musicale dell’esecuzione, che prevede la partecipazione del Quartetto Fauves, del contrabbassista Marco Forti, di Tetraktis Percussioni, del Quartetto Vocale Myricae, del Sassofonista David Brutti e del Coro “Libere Note” della Scuola Primaria Filippo Mordani di Ravenna. Gli autori incontreranno il pubblico in sala mezz’ora prima dello spettacolo.