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Mister X, Cillo e il miele di Balestri: la Longobarda incanta ancora

di Riccardo Panini
Mister X, Cillo e il miele di Balestri: la Longobarda incanta ancora

Al circolo Sirenella reunion della squadra che fece sognare ed esultare Modena. Doriano Tosi in “permesso” dalla moglie: «Prendere Pasino la trattativa più dura. E Tullio Tinti e il Como...». Fabrizio Becchi: «Gigi Montagnani mi chiese se sapessi chi era “Mister X”, in realtà era lui...»

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MODENA. Se il metro è l’unità di misura della distanza e il litro quella della capienza, non c’è dubbio che la squadra sia l’unità di misura della vittoria. La maggior parte delle squadre lo sono solo a parole e per definizione, poche lo sono nei fatti. Pochissime nel profondo. Queste ultime sono quelle che hanno vinto davvero, qualsiasi sia la serie e la competizione che hanno affrontato, e che poi sono rimaste nel tempo. Sempre e comunque. Un’idea, un metodo e un obiettivo: è questo lo schema condiviso dalla Longobarda. Cosa c’era alla base di quel gruppo costruito da Doriano Tosi lo si capisce ancora oggi, a 25 anni di distanza. Personalità e carattere, prima ancora che qualità tecniche, messe al servizio, appunto, della squadra; in una parola, valori umani che ieri mattina al circolo Sirenella di Modena sono stati i protagonisti di uno splendido evento aperto ai tifosi. Organizzata da Mauro Melotti, la reunion di un pezzo di quella squadra entrata nella storia, ancora una volta non è stata banale. C'era Doriano Tosi grazie ad una speciale concessione della moglie che proprio ieri festeggiava il compleanno la quale avrà ormai capito da anni di dover convivere con la Longobarda; c’erano i “modenesi” Marco Ballotta, Rubens Pasino e Mauro Mayer e il modenesissimo Federico Pecorari che, giovanissimo della Primavera, si aggregò spesso alla prima squadra arrivando a debuttare contro il Pisa. Poi Paolo Manfredi e Fabrizio Becchi che rappresentano, ancora oggi, il trait-d’union con l’indimenticabile Gigi Montagnani. Tutto questo, orchestrato da Antoine.

Le parole dei protagonisti

«Tutti nella vita arrivano a fare qualcosa di importante, storico – ha spiegato Tosi – e non c'è dubbio che quella squadra sia stata la cosa più preziosa della mia carriera. Ebbi la fortuna di arrivare in anticipo, capire la situazione, studiare e scegliere. Avevamo un anno solo per centrare la promozione in B altrimenti tutto sarebbe crollato. Dovevo scegliere uomini, prima ancora che giocatori e fui bravo e fortunato. Oggi, lo ammetto, è molto più difficile perché i ragazzi sono cambiati. La trattativa più dura fu quella per Pasino. Il Crotone era una squadra gestita da Moggi e fui costretto ad andare più volte a Torino; c’era una clausola ma alla fine mi obbligarono a pagare di più di quella cifra. L’operazione più incredibile invece fu quella per i comaschi. Noi avevamo Affatigato e Gibellini da cedere. Ad un’ora dalla fine delle trattative, Tullio Tinti venne a propormi un affare su Gibellini; gli dissi, rinuncio ai 200 milioni di conguaglio se inseriamo Milanetto e Ungari. Scoppiò il finimondo, Tinti diede in escandescenza perché tutti volevano guadagnare di più ma proprio sul gong riuscimmo a chiudere lo scambio».

Marco Ballotta ha spiegato quella che fu la sua scelta: «Ero all’Inter e dissi che sarei sceso di categoria solo per il Modena che io volevo fortemente. Tosi mi chiamò per chiedermi se fosse vera quella mia volontà e in due minuti ci accordammo. Ho girato mille squadre nella mia carriera – ha spiegato l'ex portiere canarino – ma un gruppo come quello di quel Modena non l’avevo mai visto. In campo chiedevo spesso la palla perché mi è sempre piaciuto giocarla coi piedi, tatticamente eravamo avanti anni luce». «Noi te la davamo – ha replicato Mauro Mayer – perché non riuscivano mai a tirarci in porta, così almeno la vedevi quella palla!».

Memoria viva anche quella di Andrea Bortolamasi, assessore allo sport del Comune: «È giusto sottolineare i valori umani di quella squadra. Io ero un ragazzino ma ricordo tutte le partite, marcatore per marcatore».

Non poteva mancare Gianni De Biasi collegato da Londra: «Ero qui per Inghilterra-Albania ma non potevo saltare questo appuntamento. Una volta data un’impostazione tattica, la squadra andava a memoria. A me non restava altro che farli star bene insieme e rompere le scatole!».

«Fu al termine di quel Modena-Napoli stradominato che ci rendemmo conto della nostra forza – ha aggiunto Rubens Pasino – li avevamo travolti. La serie B fu una cavalcata decisamente più facile della vittoria in serie C. Eravamo ultra offensivi ma attaccando toglievamo respiro agli avversari e così subivamo pochissimi gol».

Il miele di Jacopo Balestri, collegato dalla Toscana, è un’altra chicca: «Giocavamo con la Lucchese e dissi a Mayer: questo è un derby, lo sento, è la mia partita, datemela lunga. Dopo dieci minuti, mi prese un calo degli zuccheri mostruoso; non mi reggevo in piedi. Allora Mauro chiese a De Biasi del miele e il mister s’incazzò e fu costretto a dirgli che era per me».

Federico Pecorari, giovane Primavera aggregato: «Al primo allenamento con la prima squadra mi presentai senza scarpe da ginnastica; feci la seduta atletica con una paio di lussuose Prada American Cup e Milanetto mi chiese: ma te sei il figlio di Cillo? (nota boutique di Formigine, ndr); da allora, per tutti sono Cillo!».

Paolo Manfredi: «Sono stato un presidente per caso. Io seguivo i cantieri, guidavo muratori, elettricisti e carpentieri mi trovai tra i giocatori. Ma con questo gruppo fu tutto facile, anche perché Tosi mi pilotava: vai da questo e digli così, va dall'altro e incoraggialo... Mi teleguidava».

L'ultima perla è di Fabrizio Becchi: «Sui giornali girava voce di questo nuovo acquirente del Modena denominato mister X; una sera a cena Gigi Montagnani mi chiese, ma secondo te chi è questo mister X? Io gli dissi: visto com'è messo il Modena, un cogl.... Ecco allora, mi rispose, quel cogl... ce l'hai davanti.». Da lì nacque la Longobarda.

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