La Juve, Cristiano Ronaldo e l’infortunio: Filippo Romagna del Sassuolo si racconta agli studenti
Il difensore neroverde intervistato dalla classe 5D del liceo Muratori-San Carlo di Modena: terzo appuntamento della collaborazione tra Scuola 2030 e “Generazione S”
SASSUOLO. Sono il difensore neroverde Filippo Romagna e la classe 5D del liceo classico Muratori-San Carlo di Modena i protagonisti del terzo incontro della collaborazione tra il “Progetto Scuole” del Sassuolo Calcio (iniziativa che fa parte del più ampio progetto di responsabilità sociale “Generazione S”) e Scuola 2030 della Gazzetta di Modena.
Al Mapei Football Center
Nella sala stampa del Mapei Football Center, il centrale neroverde si è raccontato a 360 gradi rispondendo alle tante domande e curiosità dei liceali.
Un’intervista, quella condotta dagli studenti della 5D, che ha toccato aspetti “di campo”, ma anche extra-campo, come la gestione dell’ansia pre-partita o il rapporto con la famiglia, in particolare in alcuni momenti chiave della carriera del difensore classe 1997. Dai genitori che, come ha raccontato lo stesso Romagna, in giovane età non l’hanno mai spinto verso una decisione e l’hanno sempre supportato, alla sua compagna: «Da un certo punto in poi ha fatto la differenza a livello mentale, quando stavo con lei non pensavo al calcio e mi alleggerivo tanto». E poi il fratello, che gli è stato particolarmente vicino durante un lungo infortunio: «ha fatto gesti molto importanti, quando io avevo bisogno mollava tutto, si prendeva del tempo e veniva da me».
Il campo, ma anche tanto altro
Proprio a seguito dell’infortunio di marzo 2020, che lo ha tenuto fuori dal campo per un periodo lunghissimo, Romagna ha iniziato un percorso universitario: «Quando ho intravisto la possibilità purtroppo di dover smettere mi sono chiesto quale sarebbe stato il mio futuro, da lì ho capito che era giusto riprendere a crearsi un “piano B”».
Il difensore neroverde ha anche dispensato alcuni consigli a chi si affaccia al mondo del calcio e vuole provare ad intraprendere una carriera in questo sport: «Non mollare nelle difficoltà, continuare a migliorarsi, perché spesso dall’interno non ci si rende conto della strada che ancora c’è da fare, e non tralasciare mai un “piano B”, che può essere uno studio o una passione. È importante, anche perché se riesci a fare il calciatore sei impegnato solo mezza giornata. E nell’altra mezza giornata cosa fai? Conviene trovare un modo per tenere impegnata la testa, torna utile anche in campo. Se sei abituato a mantenere l’attenzione su qualcosa per tanto tempo, poi in campo magari hai meno cali di attenzione».
Tra idoli e punti di riferimento
Romagna ha anche parlato di alcuni calciatori che per lui sono stati punti di riferimento: «Ho affrontato, tra gli altri, anche Cristiano Ronaldo, ma quando ero piccolo il mio idolo era Andrea Pirlo, che è un centrocampista mentre io un difensore. Guardavo tanto Alessandro Nesta, che tra l’altro ho avuto come allenatore l’anno scorso alla Reggiana: anche lui mi ha insegnato tanto. Alla Juventus ho avuto modo di conoscere dei veri e propri modelli, perché c’erano Bonucci, Barzagli e Chiellini, che erano il top in quegli anni. Ho cercato di “rubare” tanto da loro, in particolare mi piaceva molto Bonucci per la sua abilità di impostare da dietro».
Questo è solo un “assaggio” dei tanti temi toccati da Romagna e degli spunti degli studenti protagonisti dell’incontro di ieri: l’intervista completa, interamente scritta, pensata e realizzata dai ragazzi, la potrete leggere nei prossimi giorni sulle pagine dell’inserto Scuola 2030 (in uscita ogni martedì e ogni venerdì sulla Gazzetta).