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Pugno di Ferrigno a Bertolotti dopo Como-Modena: le scuse arrivano 24 anni dopo

di Riccardo Panini

	Francesco Bertolotti e, nel riquadro, Max Ferrigno
Francesco Bertolotti e, nel riquadro, Max Ferrigno

Era il 19 novembre 2000, ora l’intervista alla "rosea": «Voglio esprimere un sincero rammarico, mi piacerebbe incontrarlo oggi»

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MODENA. Ci sono giorni che sono spettri. Macchie nere. Ombre che tornano quando meno te lo aspetti, senza motivo apparente, senza bisogno di ricorrenze. Giorni cupi, che non ti lasciano mai perché i segni sono troppo profondi, le conseguenze spesse e dolorose sempre lì a ricordarti quello che hai passato. Come magari, chessò, una placca in testa, i farmaci che devi prendere o le rinunce che devi fare. Tutto per colpa di qualcun altro.

Era il 19 novembre 2000
Francesco Bertolotti convive con quel giorno da 24 anni. Un giorno che per lui non finisce mai da quando, quel 19 novembre 2000, fu aggredito da Massimiliano Ferrigno al termine di un Como-Modena pieno di troppe tensioni, nel corridoio che dagli spogliatoi avrebbe dovuto portare il giocatore canarino ad un pullman al quale non arrivò mai.
Io c'ero, posso dirlo. Ero lì, con Nicola Legrottaglie ad un passo da quel corridoio. Sentimmo un tonfo tremendo e una porta che sbatteva forte. La magazziniera del Como che si metteva le mani in testa e urlava mentre Ferrigno, insieme ad un compagno, scappava dallo stadio dopo il colpo sferrato alle spalle che causò la caduta di Bertolotti e chissà che altro. Toccò a me correre a chiamare il dottor Sala, medico del Modena, che salvò la vita a Francesco.

Le scuse 24 anni dopo
Gli spettri tornano senza preavviso. Ieri Ferrigno sulle colonne della Gazzetta dello Sport ha rilasciato una lunga intervista, una pagina intera. «Voglio esprimere il mio più sincero rammarico. Ho sbagliato, ho condizionato l'esistenza di Bertolotti e dei suoi figli. Ero giovane, immaturo ed impulsivo. Non c'è giustificazione per quello che ho fatto. L'unica cosa che posso dirgli è questa: scusami. Se Francesco vuole, io ci sono», le sue parole.
Gli sguardi di Bertolotti e Ferrigno si incrociarono solo ad un processo che poi si concluse con un patteggiamento.

La domanda
Viene da chiedersi, perché oggi? Perché il 6 gennaio 2025?
Sembra non esserci una ragione, non c'è una data. Perché oggi e non prima? Ci sono stati ventiquattro anni di tempo ma le scuse non sono mai arrivate. Scuse che lo stesso Bertolotti alcuni anni fa invocò invano e di questo si rammaricò.

L’intervista alla “rosea”
Nell'intervista di ieri alla Gazzetta dello Sport, Ferrigno racconta i suoi successi nel campo del marketing al Treviso Basket: «Proponiamo un nuovo modello di business sportivo. La società appartiene ad un consorzio composto da 100 imprese per un fatturato di 5 miliardi». E ancora, racconta la sua carriera: «Preziosi mi segnalò a Mediaset, Giovanni Carnevali (oggi amministratore delegato del Sassuolo) mi insegnò le basi alla Mastergroup, a Udine Giampaolo Pozzo mi ha voluto bene come ad un figlio». E ancora, la domanda della Gazzetta: “Ha sempre l'azienda di materiale sportivo?”. Risposta: «Sì con mia moglie, vestiamo nell'endurance un team ufficiale Ferrari, un grande progetto».
Cosa c'entra tutto questo? Non si può dubitare della sincerità di Massimiliano Ferrigno, toccherà a Bertolotti, se vorrà, verificarla. Il rimorso di un gesto folle però, quello no, non si cancella e (forse) resterà con Ferrigno per sempre.