Dybala, la laurea e i tortellini: Modena nel mondo di Santoro
Il nuovo arrivato: «Giocare in più ruoli mi aiuta, sono stato anche prima punta»
Simone Santoro è la personificazione della duttilità. Uno degli acquisti più importanti di gennaio, si è subito inserito alla perfezione negli schemi del Modena di mister Paolo Bianco, il quale difficilmente se ne priva, in ogni zona di campo.
Santoro, partiamo dal frenetico ultimo giorno di mercato. Come ha vissuto quelle ore?
«È stata una trattativa lunga, iniziata i primi giorni di gennaio. Poi sono sorte alcune complicazioni e si è protratta fino allo scadere. Per fortuna è andato tutto bene e sono riuscito ad arrivare qui».
Quali sono i motivi che l’hanno spinta a scegliere Modena?
«La società e soprattutto il direttore (Vaira, ndr) hanno insistito per portarmi qui. Per me si trattava di una grande occasione. Modena è una piazza incredibile, con una fantastica atmosfera».
Com’è stato accolto?
«Ho trovato un gruppo fantastico. Mi hanno fatto sentire fin da subito come uno di loro. Questo mi ha aiutato ad integrarmi subito, facendomi sentire come se fosse sempre stato qui».
Finora l’abbiamo vista quasi sempre giocare come esterno di destra. Il suo ruolo, però, è in mezzo al campo…
«Sì, esatto. Nasco come centrocampista, ma in passato ho giocato in altri ruoli. Questa è stata la mia dote più grande. Non avevo mai fatto, però, il quinto di centrocampo, bensì il trequartista, e l’ultimo mese a Perugia sono stato schierato anche prima punta. Come mi sono trovato? Insomma (ride, ndr). L’importante è aiutare la squadra, e dare il proprio contributo per raggiungere grandi soddisfazioni».
Come esterno, che cosa le chiede mister Bianco?
«Mi sprona sempre a fare del mio meglio, oltre che farmi lavorare tanto. In allenamento cura molto i particolari, dato che si tratta di un ruolo delicato, nella quale devi fare tante coperture. Col passare del tempo, però, mi sto trovando sempre meglio».
Quale è lo step che deve fare il Modena per tornare alla vittoria?
«La Serie B è un campionato molto equilibrato, nel quale anche le partite con le grandi possono essere decise dagli episodi. Dobbiamo essere più bravi a portare gli episodi dalla nostra parte. Da quando sono arrivato, questa squadra ha sempre offerto grandi prestazioni, raccogliendo veramente poco. Stiamo lavorando proprio su questo, durante la sosta, per tornare alla vittoria già contro il Bari. Sappiamo che se nelle ultime otto partite riuscissimo a fare un filotto di buoni risultati, avremo una spinta importante».
Parliamo un po’ di lei, qual è il suo ricordo legato al calcio?
«La passione arriva da mio padre. Ha giocato tra i professionisti e sono nato praticamente con il pallone tra i piedi. I primi ricordi sono legati al settore giovanile del Palermo».
Se non sbaglio, suo zio lavorava nel Palermo, e spesso la portava a seguire gli allenamenti…
«Esatto. Ho avuto la fortuna di vedere da vicino alcuni campioni che adesso hanno giocato in Champions League, come Dybala, Vazquez e Belotti. Quando ero negli Allievi abbiamo fatto qualche amichevole contro di loro. Pregavo spesso mio zio affinché mi portasse a vedere gli allenamenti. Partire da piccolino nelle giovanili del Palermo e fare tutta la trafila fino alla prima squadra è stato qualcosa di incredibile. È stata un’esperienza che mi ha aiutato a crescere in fretta, dato che per due anni sono andato a vivere in convitto».
L’anno scorso a Perugia ha affrontato il Palermo, si ricorda quelle partite?
«Sono state emozionanti, ma non era la prima volta che lo affrontavo. Mi era capitato a Teramo. Tra l’altro, il primo gol tra i professionisti l’ho segnato contro i rosanero. C’è sempre il Palermo nel mio destino».
Dopo Palermo, appunto, è andato a Teramo, la sua prima esperienza lontano da casa…
«Non è stato facile, soprattutto i primi tempi. Mi aveva convinto mister Tedino a seguirlo a Teramo. Alla fine mi sono trovato veramente bene, ho giocato tanto e questo mi è servito per crescere».
Poi è stata la volta di Perugia…
«Ho sempre pensato che un calciatore debba seguire un percorso ben preciso, senza affrettare troppo le tappe. Teramo mi ha formato tanto, facendomi arrivare pronto al salto di categoria. Anche di Perugia ho bellissimi ricordi, perché mi hanno fatto sentire importante, nonostante fossi ancora giovane. Ricordo con piacere il derby vinto con la Ternana, nel quale ho fatto gol vestendo la fascia di capitano».
Qual è il suo idolo come calciatore?
«Claudio Marchisio. Mi ci rivedo come caratteristiche».
Segue altri sport oltre al calcio?
«Non tanto, ma ultimamente mi sto appassionando al tennis, anche grazie a Sinner».
Qual è invece il suo percorso di studi?
«Mi sono diplomato e quest’anno ho conseguito la laurea triennale in Scienze Motorie».
Come ha conciliato lo studio con la carriera sportiva?
«Allenandomi alla mattina, al pomeriggio ero sempre molto libero. Riuscivo a ritagliarmi un paio d’ore di studio al giorno. Sono contento di aver raggiunto questo traguardo importante, anche per un futuro prossimo. Credo che lo studio ed il calcio debbano andare di pari passo, perché in questo modo acquisisci un bagaglio culturale maggiore. Queste cose vanno fatte adesso, quando sei ancora giovane, perché dopo, magari con una famiglia da gestire, è più difficile conciliare tutto».
A Modena come si trova?
«Bene, sto iniziando a girare per la città. Sia io che la mia ragazza ci siamo ambientati abbastanza bene. Speriamo di poter scoprire sempre di più posti nuovi. I tortellini? Li ho assaggiati e sono buonissimi».
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