I portieri immortali appendono i guanti
Bandieri (41 anni) e Ballotta (51) smettono. Atti (48) resiste
A 41 anni, dopo un’ultima salvezza al cardiopalma conquistata con il suo Lama, una carriera tra i professionisti, tante esperienze importanti e poi quella passione maniacale per il calcio, che lo ha portato a tornare a calcare i campi polverosi (o innevati) dei dilettanti, appende i guantoni al chiodo. Il calcio modenese perde un altro suo simbolo, Alessio Bandieri ha deciso di smettere. E lo ha fatto in silenzio, come suo solito, comunicandolo solo agli amici. No, non abbandonerà del tutto il pallone che rotola, ma cercherà di trasmettere alle nuove generazioni quei principi e quegli insegnamenti che lo hanno fatto diventare semplicemente un numero uno “ma solo se avrò la certezza che i miei principi possano coincidere con quelli dei bambini e dei genitori”, ammette disincatanto.
Sarebbe potuto essere a lungo il portiere del Modena. La squadra della sua città lo cresce, gli dà fiducia e arriva a collezionare oltre 100 presenze. Ma si sa, il calcio riserva sempre sorprese ed ecco l’approdo a Venezia dove, con mister Novellino, conquista la serie A e dove divide lo spogliatoio con Alvaro Recoba, “il più forte giocatore con cui abbia mai giocato”. In quel momento Bandieri è considerato tra i portieri più apprezzati del panorama italiano, tanto che proprio quello che sarà il futuro allenatore del Modena lo vuole a Napoli. Ma sotto il Vesuvio l’approdo dell’estremo difensore è accolta con scetticismo: inizia forte, ma qualche errore - compreso un gol incassato dal monzese Mazzei da 50 metri - gli attirano strali e sberleffi, compresi quelli legati ad una sua presunta incapacità di giocare con le lenti a contatto. «Con il senno di poi forse quella scelta non la rifarei - ammette - Ma ogni esperienza è stata positiva e mi ha lasciato qualcosa».
«Un grande ragazzo - ricorda Novellino - Con delle qualità tecniche notevoli. A Venezia abbiamo raggiunto un grande risultato e anche a Napoli, nonostante tutto, abbiamo vinto. Tra i pali era bravissimo, magari un po’ meno in uscita (ride, ndr), ma ho la sensazione che abbia raccolto meno di quello che avrebbe meritato».
Un altro ricordo appassionato è quello del suo ultimo presidente nel Lama, Paride Barbieri: «Ci ha detto che smette, e adesso come facciamo a salvarci? - sorride - Scherzi a parte, Alessio è stato con noi tre anni in cui abbiamo sempre fatto dei buoni campionati. Un ragazzo preciso, serio, che ha portato professionalità e passione nel nostro spogliatoio. Un portiere difficile da trovare in giro, anche per la serenità e la tranquillità che riesce a trasmettere. Non l’ho mai visto arrabbiarsi tranne quest’anno quando quelli della Rosselli l’hanno fatto imbufalire. Hanno rischiato grosso...».
«Lascio un mondo, quello dei dilettanti - conclude Bandieri - dove si va avanti soltanto grazie alla passione, dei dirigenti e dei giocatori. Mi hanno fatto ritrovare quell’emozione che da ragazzino mi avevano portato ad innamorarmi del calcio».
Ma la decisione di smettere presa da Bandieri fa il paio con quella di Marco Ballotta, un altro immortale tra i pali. A 51 anni, dopo un periodo in cui ha fatto un po’ di tutto, l’attaccante, il dirigente, di nuovo il portiere, ha scelto di dedicarsi soltanto alla crescita del settore giovanile del Castelvetro, dentro ad un progetto carico di ambizioni.
Ecco allora che a difendere la storica dinastia dei numeri 1 rimane solo Riccardo “Rio” Atti. A 48 anni non ha intenzione di smettere - “lo farò il prossimo anno”, ha confessato, ma in pochi ci credono visto che il ritornello è ormai rilanciato ad ogni inizio preparazione - ed è pronto a ripartire per un’altra avventura: difenderà ancora la porta della Virtus Camposanto dove ha ritrovato una terza giovinezza.