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Milan-Juve è anche guerra di panchine

Milan-Juve è anche guerra di panchine

Stasera l’anticipo al Meazza con i rossoneri che sognano lo sgambetto, fra Inzaghi e Allegri da tempo regna il gelo

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MILANO. La serie A non sarà più quella di una volta, ma non difetta certo alla voce “rivalità”. Anche fra allenatori. Promette di raggiungere i livelli dell'antagonismo fra Mourinho e Guardiola quella fra Filippo Inzaghi e Massimiliano Allegri, stasera attesi protagonisti di un nuovo episodio della loro storia tesa. In questo Milan-Juventus, primo big match della stagione, fra due squadre che da oltre due anni (per demeriti rossoneri) non si sfidavano per il vertice, occhi e teleobiettivi saranno puntati sulle due panchine. Anche senza la cornice della Champions, di un testa a testa per la Liga o della riunione degli allenatori èlite della Uefa, anche senza il pretesto della lunghezza del prato, a Milanello nessuno ha dimenticato i dissidi fra l'allora attaccante Inzaghi e l'allora allenatore Allegri, che non amava dare spiegazione sul perchè lascia in panchina i giocatori. Clamoroso il litigio del 20 settembre 2012 nel quartier generale delle giovanili, dove Inzaghi allenava gli Allievi e Allegri era in visita come tecnico della prima squadra. Fra i due il gelo, nemmeno un saluto, poi la sfida di Allegri: «Se sei uomo, guardami in faccia». «Per colpa tua ho smesso di giocare», l'accusa di Inzaghi. «Vuoi farmi le scarpe», la replica di Allegri. La pace forzata in tv ha cambiato poco o nulla e due anni dopo, stasera difficilmente fra i due ci sarà più di una fredda stretta di mano come quella del Trofeo Tim di agosto. «È solo Milan contro Juventus», ha tagliato corto Inzaghi assicurando che «le incomprensioni sono state chiarite. Ad Allegri auguro tutto il bene possibile, ma non domani (oggi, ndr) sera». Un auspicio praticamente identico ha dedicato Allegri al collega, sottolineando che le loro carriere hanno seguito strade diverse.

«Filippo da calciatore è stato un grandissimo campione, ha vinto tutto. La mia carriera da calciatore non è paragonabile. Da allenatore - ha continuato - io ho iniziato dalle piccole squadre e, attraverso i risultati, ho avuto la fortuna di essere arrivato ad allenare Milan e Juventus dopo due anni in A al Cagliari. Inzaghi, invece, ha avuto la fortuna e la responsabilità di allenare subito il Milan che è casa sua».