IL PUNTO
di STEFANO TAMBURINI Sì, certo: la vittoria sfiorata da Fernando Alonso in Ungheria ha consentito alla Ferrari di vivere una pausa estiva un po’ più serena anche se lo scenario resta invariato. Il...
di STEFANO TAMBURINI
Sì, certo: la vittoria sfiorata da Fernando Alonso in Ungheria ha consentito alla Ferrari di vivere una pausa estiva un po’ più serena anche se lo scenario resta invariato. Il capo del team, Marco Mattiacci, ha richiamato tutti al realismo mentre volavano i tappi dello champagne ma ha ovviamente accolto con sollievo quel secondo posto figlio di un cocktail di safety car, azzardo tattico e maestria del campione asturiano. Anche perché sa che il ritorno sulla fascinosa pista di Spa-Francorchamps ci regalerà quasi certamente siparietti meno allegri. Non a caso, da mesi le grandi attenzioni di Maranello sono rivolte al 2015 e, al tempo stesso, va avanti il tentativo del presidente Luca Cordero di Montezemolo di convincere il patron Bernie Ecclestone e le altre scuderie a cambiare qualcosa per rendere lo show più appetibile e, senza dichiararlo, approfittarne per recuperare competitività. Dovrà però fare i conti con l’83enne capo dei capi, appena uscito indenne da un processo regolato da un codice più venale che penale. A Berlino era accusato di aver pagato una tangente di 55 milioni per corrompere il banchiere Gerhard Gribowsky e accaparrarsi i diritti della Formula 1 in mano a un istituto di credito. Il giudice ha chiuso il processo in cambio di un indennizzo di 74 milioni di euro e dopo aver condannato Gribowsky a otto anni di vera galera. A parte un invito alla cautela prima di mettersi in fila a lodare la giustizia altrui, la storia toglie ogni speranza di pulizia in un mondo che ha sempre speculato sulla passione di chi segue le sfide sui circuiti o davanti ai televisori. E regala nuovo slancio a quest’uomo senza scrupoli. Fra i primi atti, quello di formare una commissione per ridare appeal a un Circus che ne ha perso non poco. E quale mossa migliore poteva esserci, se non quella di affidarsi come consulente a Flavio Briatore, 64 anni, ex capo della Renault, prima radiato, poi graziato per un cavillo e comunque tenuto fuori per via di un imbroglio non da poco. Quello di aver mandato a sbattere di proposito il suo secondo pilota per far entrare la safety car e far vincere il primo, che incidentalmente era Alonso. Insomma, se William Shakespeare dovesse riscrivere l’Amleto, oggi il passaggio «c’è del marcio in Danimarca» di sicuro lo ambienterebbe altrove.
@s__tamburini
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