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L’Italia di Conte: «Torneremo grandi»

L’Italia di Conte: «Torneremo grandi»

Prime parole da ct azzurro: «Vivo per la vittoria, si riparte dal blocco Juve. Voglio vedere gli uomini prima dei giocatori»

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ROMA. Sereno e orgoglioso, a tratti autoironico. Ma anche duro e diretto. Antonio Conte si veste di azzurro, azzera tutto il passato e imprime la sua cifra sulla nazionale che verrà. «Mi piacciono le sfide ardue: voglio portare la mia idea di calcio in azzurro. Non so dove sia oggi l'Italia ma so dove merita di stare: in cima al mondo», dice nel giorno della presentazione dopo aver firmato il contratto da ct della rifondazione.

Un'ora abbondante di domande e risposte; il presidente Tavecchio da una parte e il dg Valentini dall'altra, Lotito in prima fila, il pienone in sala. La stampa internazionale è arrivata a Roma per capire e conoscere l'uomo che odia perdere, vive per la vittoria - «mia dolce condanna» - e ha dato al calcio italiano di club l'unica speranza di competere col resto d'Europa. Ora però non si tratta più di Champions. Le polemiche su contratto e peso degli sponsor, e l'ombra delle squalifiche da calcioscommesse sono gli ostacoli da affrontare nell'immediato. Ma soprattutto ci sarà da risollevare la nazionale sul campo, da Balotelli a Pirlo, passando per i dolori di Rossi: «Non ci sarà nulla di scontato: si riparte da zero». «Sono orgoglioso e felice: sto al posto che tutti gli allenatori del mondo vorrebbero», l'esordio di Conte accompagnato dai saluti a Prandelli («ha fatto un ottimo lavoro, la sua Italia degli Europei è l'esempio da seguire») e condito di una confessione: «Non pensavo di ricominciare dopo soli 35 giorni dall'addio alla Juve: aspettavo un top club, è arrivato un top top club».

Così se la prima risposta al nuovo presidente federale è stata interlocutoria, poi ha vinto l'idea di rimettersi in gioco. «Amo le sfide ardue, lo era anche il primo anno Juve. Su come è finita, lasciamo da parte le fantasie - dice a proposito di presunti “veti” bianconeri -. La verità è più semplice, dopo tre anni intensi era finito un ciclo. E allora ci vogliono gli attributi per dire basta». Ora che il suo passato bianconero si intreccia col futuro azzurro, fa uso di autoironia per allentare la tensione su argomenti scottanti. «Che domande agghiaccianti...», dice sorridendo della sua famosa definizione, quando gli chiedono se gli scudetti Juve siano 30, come per la Figc, o 32, come per il suo ex club. «Diciamo che per me i più belli sono gli 8 vinti, tra campo e panchina. Juventino? Ora mi sento ct, anzi allenatore di tutti gli italiani, ho solo un colore ed è l'azzurro. E quanto alla squalifica per calcioscommesse - aggiunge - resto della mia idea: fu ingiusta. Ha provocato dolore a me e alla mia famiglia ma mi ha fatto crescere, la miglior risposta è che ora io sia qui...».

Un po’ di fastidio lo ammette anche di fronte a chi mette in dubbio la sua indipendenza dallo sponsor. «La polemica sul contratto la lascio da parte. Quanto a presunti condizionamenti dello sponsor, mi spiace mi si chieda. Chi mi conosce sa: non mi faccio dire cosa fare da niente e da nessuno». Una nazionale “chiavi in mano”, come dice Tavecchio. E non solo perché Conte sarà anche coordinatore delle giovanili. Più Lippi che Prandelli, il nuovo ct ha chiarito che quando parla di gioco di squadra intende solo i calciatori: per il resto, decide lui. «Spero che Rossi risolva il suoi problemi fisici. Balotelli? Dei singoli non parlo. Ma dico che guardo al campo e a quel che succede fuori. Nei momenti difficili - il suo messaggio - sono gli uomini a risolvere. Tra un buon giocatore ottimo uomo e un ottimo giocatore e basta, preferisco il primo. Nè guardo all'età: dai giovani ai 37enni, tutti convocabili. Purchè siano bravi, corrano e facciano quel che chiedo. Sul lavoro do tutto, ma il brutto è in cambio chiedo tutto».

E non accetta vincoli del codice etico. «Lasciamo i codici agli avvocati: diciamo che guarderò anche ai comportamenti, e deciderò in base alla mia moralità chi chiamare e chi no. Non mi piacciono le sponsorizzazioni, neanche dei media... Mi fido dei miei occhi, il mio giudizio è inappellabile. Da giocatore ricordo la domenica sera l'ansia di sapere se venivi convocato: voglio che torni. Nulla è scontato, si riparte da zero». Nell'immediato, c'è il primo ritiro e le due partite di settembre. Con la sfida di trasformarsi da allenatore in ct. «Ripartirò dal blocco Juve e dal lavoro fatto in questi anni - dice promettendo un 3-5-2 targato bianconero -, il tempo è poco. Con Pirlo parlerò. E anche con i tecnici di club, il contatto deve essere costante e intenso. Gli stages? Cercheremo di trovare la quadra, magari una settimana i giocatori senza Champions e un'altra quelli impegnati in Europa...Tutti devono mettere il talento a disposizione del gruppo».