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Roberto Reggiani, ecco il numero 1 a... cinque cerchi

Roberto Reggiani, ecco il numero 1 a... cinque cerchi

Sarà il direttore tecnico organizzativo di Londra 2012 «Mille uomini a disposizione perché tutto sia perfetto»

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«Giocheremo davanti alla regina, credo che questo basti per farvi capire quanto sia emozionato mentre sto imbarcandomi per Londra».

Roberto Reggiani, classe 1956, “modenese di Modena”, come tiene a sottolineare, è semplicemente il “signore del beach volley”.

«Io vivo per questo sport, è entrato per caso nella mia vita tanti anni fa e ci rimarrà per sempre».

La storia personale del “re della sabbia” inizia come quella di altri ragazzini che negli Anni Settanta si innamoranano della pallavolo grazie al Professor Anderlini: «Avevo 15 anni e giocavo opposto, allora non serviva essere alti due metri e tirare fortissimo per stare in zona 2...I tre anni nel Cus Modena per me sono stati qualcosa di speciale, dalla B arrivammo anche in A2, erano i tempi dello Zust Ambrosetti. Poi passai a Bomporto dove di fatto costruimmo una società dal nulla».

Questo per quanto riguarda il “volley da sala”, ma il colpo di fulmine era in agguato.

«Nel 1990 Angelo Squeo organizzava il circuito El Charro di beach e all’epoca a Modena c’era un negozio di un caro amico, Ernesto Ferraguti, che era di fatto la seconda casa di tutti noi pallavolisti: furono proprio Squeo ed Ernesto a chiedermi di arbitrare il torneo sulla sabbia al Mammuth. Accettai pensando di fare un favore a loro, in realtà furono loro a farlo a me perché ben presto capii che il beach volley sarebbe diventato il compagno della mia vita».

E alla sabbia Roberto Reggiani ha dedicato tutto se stesso.

«Anche tre famiglie, non mi vergogno a dirlo perché quando scegli uno sport come questo, da professionista, tutto il resto viene dopo».

E a chi gli chiede se il gioco valga la candela...

«Se qualcuno crede di arricchirsi con il beach volley si sbaglia, io ho arbitrato, organizzato, ho fatto di tutto per questo sport e ho pagato di tasca mia un milione di euro, da aggiungere alle tre mogli».

Descritta la passione che lo lega alla “sabbia”, non resta che farsi raccontare da Reggiani come sia nata l’“Operazione Londra 2012”.

«Nel marzo del 2011 mi telefona Bob Clark, l’altro santone del beach, responsabile del Comitato Organizzatore Generale dei Giochi, e mi dice, “Roberto qui c’è bisogno di te, ci serve un sirettore tecnico organizzativo, voglio che l’Olimpiade del beach sia indimenticabile”. Una proposta che non si poteva proprio rifiutare».

Reggiani e l’Olimpiade una storia che pare senza fine.

«Per me sarà la sesta esperienza, la prima risale al 1992, pensate che a Barcellona all’epoca il beach era solo sport dimostrativo, di strada ne abbiamo fatta... In Spagna andai come arbitro, nel 1996 ad Atlanta ero invece responsabile dei direttori di gara, nel 2000 a Sydney ero di nuovo in campo a fischiare, nel 2004 ad Atene supervisore tecnico, come nel 2008 a Pechino».

Un vero esperto di Olimpiadi, nessuno meglio di RobertoReggiani può allora descrivere le emozioni che regala una manifestazione del genere.

«Non c’è nulla di paragonabile, la cerimonia di apertura, e io ho partecipato a tutte, ti fa davvero venire la pelle d’oca, ti resta nel cuore per sempre, l’atmosfera tra gli atleti è unica, per questo amo le Olimpiadi».

E allora lasciamo a Reggiani il compito di spiegarci come saranno quelle che inizieranno il prossimo 27 luglio.

«Affascinanti, emozionanti, di grande livello tecnico e soprattutto giocate in una cornice, per quanto riguarda il beach, senza eguali. L’Arena sorgerà a Leighton Horse esattamente di fronte a Buckingham Palace, nei pressi di Trafalgar Square e potrà ospitare ben 18.000 persone, mi emoziono già adesso al sol pensiero. L’unica problematica è legata alla tempistica: potremo metterci al lavoro solo alla conclusione del Giubileo della regina, quindi si parla di una cinquantina di giorni per far sì che tutto sia perfetto e all’altezza di un’Olimpiade».

Uno scenario suggestivo già testato un anno fa.

«Abbiamno giocato un torneo dimostrativo nel 2011 e ho ricevuto i complimenti dei responsabili dei Giochi, per questo credo e spero che tutto andrà come deve andare».

Quanto all’aspetto tecnico, Reggiani non ha molti dubbi.

«Gli americani Roger-Dalhauser sono la coppia più forte in circolazione, io scommetterei su di loro. Quanto a carisma dei singoli atleti sono rimasto affascinato nella mia carriera da Karch Kiraly, l’unico capace di passare dalla pallavolo indoor a quella sulla sabbia vincendo l’oro, il brasiliano Emanuel è invece il campione perfetto sotto il profilo umano, un signore dei campi da beach, come lo è Roger Federer che reputo il campione assoluto di tutti gli sport».

Londra lascerà il segno nella storia del beach volley e nella vita sportiva di Roberto Reggiani, ma sono state tante le esperienze vissute dal manager modenese.

«Le vere patrie della pallavolo sulla sabbia sono la California, che è esattamente come la descrivono, cioè un “posto da film”, e il Brasile, un “posto da sballo” per chi ama il beach. Nella mia carriera ho partecipato a 379 tappe del mondiale, un record e le ricordo tutte dalla prima all’ultima, come i 2 Asian Games o i 2 Goodwill Games, ma ce ne sarebbero mille di storie da eaccontare».

Reggiani ha lasciato un segno anche a Modena.

«Nel 1993 organizzammo un torneo favoloso in Piazza Grande, nel 2006 una tappa del World Tour al Novi Sad, nel 2007 portammo il mondiale Under 21, nel 2011 il campionato italiano al Parco Ferrari, insomma sono soddisfatto di quello che ho fatto».

Non ama sentirselo dire, ma Roberto Reggiani è considerato il numero 1 al mondo del beach volley.

«È vero, in giro lo dicono, meglio però se lo fanno gli altri. Cosa ne penso? Credo di essere un personaggio importante di questo sport, uno dei più importanti con Bob Clark».

Non si viene del resto chiamati per caso a dirigere il beach ai Giochi Olimpici.

«Se mi hanno affidato mille uomini da dirigere perché tutto vada alla perfezione una ragione ci sarà. Io per ora penso solo alle emozioni che potrò vivere, pochi mesi fa temevo di dover rinunciare, avevo problemi alla schiena, mi sono operato e ce l’ho fatta, il mio sogno diventerà realtà, questo mi basta e avanza, tutto il resto non conta».

Fabio Rossi