Gazzetta di Modena

Il caso

L’Anpi insorge: «Bignami si veste da nazista»

Roberto Fontanili
L’Anpi insorge: «Bignami si veste da nazista»

Il presidente Fiaccadori: «Sgarbo alla città della Resistenza»

22 dicembre 2022
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Reggio Emilia Sdegno, qualche sprazzo di ironia, ma soprattutto tanta rabbia. In tutti i commenti riemerge il richiamo a una foto dell’onorevole Galeazzo Bignami – che lo stesso ha poi derubricato come una goliardata – nella quale, in occasione di un addio al celibato, aveva indossato una divisa nazista con svastica al braccio. Le reazioni della sinistra e del centrosinistra reggiani di fronte alle anticipazioni della presenza il 7 gennaio per la Festa del Tricolore del viceministro alle Infrastrutture Galeazzo Bignami, in rappresentanza del presidente del Consiglio Giorgia Meloni, non si sono fatte attendere. Il primo a prendere posizione è stato il presidente dell’Anpi provinciale Ermete Fiaccadori che giudica tale scelta «uno sgarbo politico verso la città».

«Credo – scrive Fiaccadori – che una simile scelta, se confermata, prefigurerebbe uno sgarbo politico grave verso la storia della città, medaglia d’oro alla Resistenza, prevedendo la presenza di un rappresentante del governo che si è caratterizzato per essersi esibito con la svastica nazista al braccio sinistro. Il fatto non può essere derubricato ad una goliardata o a qualcosa di simile».

La celebrazione, «mi auguro – conclude il presidente dell’Anpi – sia l’occasione non di uno sgarbo politico ma di un segnale per unire lo spirito patriottico della Repubblica Cispadana con i principi espressi dalla lotta di Liberazione dal fascismo e dal nazismo che sono la base della nostra Costituzione Repubblicana». La deputata dem Ilenia Malavasi commenta negativamente la presenza dell’onorevole Galeazzo Bignami, giudicandolo «uno schiaffo alla città».

Dopo aver ripreso quanto scritto da Giorgia Meloni il 7 gennaio scorso, che inneggiava al Tricolore, Malavasi aggiunge: «Non entro nel merito del viceministro scelto, perché ci sarebbero molte cose da dire, ma non posso sottolineare come questo sia uno schiaffo alla città, alle sue istituzioni, alla Festa e al Tricolore. E meno male che sono “Fratelli d'Italia”». Il collega dem Andrea Rossi invece si chiede se tale decisione non si prefiguri come «una ritorsione politica verso una città, come quella di Reggio, vista dalla maggioranza forse come una città “non amica”?». Rossi poi scrive: «Da chi si propone di essere il difensore dei valori della patria e dell’unità di questo Paese, mi sarei aspettato un’attenzione diversa. Anche la forma dal mio punto di vista è sostanza, e allora la domanda è semplice: si snobba un’importante celebrazione come quella del 225º anno dalla nascita del Tricolore? Oppure è una ritorsione politica verso Reggio?».

Per il capogruppo in Regione di Er Coraggiosa Federico Amico, «uno come Galeazzo Bignami non può rappresentare lo Stato». Il viceministro di Salvini scrive «è lo stesso che nel 2006 aveva festeggiato l’addio al celibato indossando una divisa nazista e lo ricordiamo anche quando due anni fa inquadrava su Facebook i citofoni delle case popolari di Bologna additando i nomi dei cittadini stranieri. Reggio è una città dove ogni 7 gennaio gli studenti ricevono una copia della nostra Costituzione fondata sull’antifascismo. Vogliamo davvero che a consegnargliela sia Galeazzo Bignami?».

Per il portavoce reggiano di Verdi, Sinistra Italiana e Possibile, Duilio Cangiari «a Reggio non c'è spazio alcuno per la goliardia con i simboli del nazismo, con l’orrore che ha rappresentato. Il governo Meloni ha perso ancora una volta l'occasione per essere un governo che ha a cuore le istituzioni e tutto il Paese». Cosimo Pederzoli esponente di punta di Sinistra Italiana liquida su Facebook l’ipotesi con un ironico: «Un cosplayer nazista alla Festa del Tricolore? No».

Per poi aggiungere: «Che Bignami sia sottosegretario alle Infrastrutture è una bruttura istituzionale della destra, che venga a Reggio per la Festa del Tricolore una vergogna da respingere. Il fatto che oggi ricopra un'alta carica istituzionale non cancella il suo passato ma ne evidenzia l'incompatibilità con il sistema democratico».