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Il caso

Il Tortellante sventa la truffa della finta troupe cinematografica

di Ginevramaria Bianchi

	I ragazzi del laboratorio il Tortellante al lavoro con lo chef Massimo Bottura dell’Osteria Francescana
I ragazzi del laboratorio il Tortellante al lavoro con lo chef Massimo Bottura dell’Osteria Francescana

La presidente Coppelli: «Ci proponevano di versare novemila euro, ma non ci siamo cascati»

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MODENA. La finta troupe cinematografica colpisce ancora. Cambiano i nomi e i bersagli, ma la truffa è sempre la stessa.

Dopo il racconto di Tommaso Zoboli, titolare del ristorante Patrizia, anche Erika Coppelli, presidente del Tortellante, conferma di essere finita nel mirino della cosiddetta “truffa della troupe cinematografica inglese”. Un raggiro ben congegnato, orchestrato da falsi agenti di produzione che propongono prenotazioni e che cercano di far incassare assegni gonfiati per poi pretendere restituzioni in bonifici.

Anticipi sospetti

Tutto ha inizio, come racconta Coppelli, verso febbraio: «Era iniziato un carteggio con un agente cinematografico. Ci disse che avrebbe girato un film a Modena e che voleva prenotare nella nostra bottega due pranzi per sei persone, in due giornate di fine aprile».

La comunicazione era tutta in inglese, il tono cortese e professionale, e nulla sembrava destare sospetti. Sennonché il presunto agente ci tiene a specificare che tutte le spese sarebbero state saldate in anticipo, perché gli ospiti non avrebbero avuto i portafogli con sé.

«Abbiamo quindi fatto il conto dei costi – spiega Coppelli – Si parlava di circa 400 euro in tutto, e allora ci siamo messi d’accordo per ricevere il pagamento».

Il colpo di scena

A questo punto, entra in scena il dettaglio che accomuna il caso del Tortellante a quello del ristorante Patrizia: un assegno estero che, quando arriva, non è da 400 euro, bensì da quasi 9 mila: «A quel punto – racconta Coppelli –sono arrivati i primi seri dubbi: perché un importo così alto? Non aveva alcun senso».

La risposta del presunto agente alla richiesta di chiarimenti è la stessa che aveva ricevuto anche Zoboli: la cifra serviva a coprire eventuali spese extra, dal vino in più a pranzi allungati, per garantire che gli ospiti non dovessero mai preoccuparsi del conto. «Dicevano che volevano evitare problemi perché le persone non avrebbero avuto con loro dei soldi. Ma da 400 a 9 mila euro c’è una bella differenza: era evidente che qualcosa non tornava».

«Ci siamo chiesti se non fosse addirittura una forma di riciclaggio di denaro, oppure una classica truffa dove, una volta incassato l’assegno, ti chiedono di restituire una parte della cifra con un bonifico a un conto estero».

Prenotazione cancellata

E, infatti, lo step successivo sarebbe stato proprio quello. Fortunatamente da parte del Tortellante non c’è stato alcun incasso e nessun’altra trattativa. «Gli abbiamo mandato una mail in cui gli dicevamo che non avevamo più disponibilità e che la prenotazione era cancellata. Non abbiamo versato l’assegno, e ci siamo fermati lì. Non ci fidavamo».

Solo settimane dopo, leggendo la testimonianza di Tommaso Zoboli sulla Gazzetta, tutto si fa ancora più limpido. Stesso schema, stessi meccanismi, stesse scuse. «Quando abbiamo letto quell’articolo – conclude Erika Coppelli – ci siamo guardati e ci siamo detti: ecco, volevano fregare anche noi».

Il Tortellante, associazione che rappresenta un’eccellenza nel campo del sociale, dedicata alla promozione dell’inclusione delle persone autistiche, esce dunque indenne dalla vicenda, riuscendo a sventare la truffa.

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