Gazzetta di Modena

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L’emergenza

Basta medici a gettone nei pronto soccorso di Carpi e Mirandola

di Ginevramaria Bianchi

	Stop ai medici a gettone nei pronto soccorso a Carpi e Mirandola
Stop ai medici a gettone nei pronto soccorso a Carpi e Mirandola

La novità entrerà in vigore il 1° novembre 2025, cresce l’apprensione: «Mancano gli specialisti e la situazione non cambierà a breve»

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MODENA. Come sarebbero le strutture sanitarie senza il supporto dei medici a gettone? Lo scopriremo dal 1° novembre 2025, quando i pronto soccorso di Carpi e Mirandola, per rispettare i vincoli normativi nazionali, dovranno fare a meno di impiegarli per sopperire alla carenza di personale strutturato.

«Mancano specialisti»

Quanto è pronto il sistema dell’emergenza-urgenza per reggere l’urto di questa trasformazione che avverrà in poco più di sei mesi? Geminiano Bandiera, direttore del dipartimento interaziendale di emergenza-urgenza di Modena, non nasconde la sua preoccupazione: «Le azioni che stiamo ponendo in atto non possono sopperire alle carenze, perché mancano gli specialisti e ciò non cambierà nel prossimo futuro. Basti pensare che le adesioni alla Scuola di specialità di emergenza-urgenza in tutta Italia sono state meno di 300 a fronte di circa 900 borse di studio disponibili», afferma.

Le criticità

Il problema è strutturale. Per anni, il sistema dell’emergenza-urgenza ha vissuto in un equilibrio precario, affidandosi anche ai medici a gettone per garantire la continuità del servizio. Questi professionisti vengono reclutati da cooperative private per coprire turni nei pronto soccorso. La loro presenza, in alcune strutture più che in altre, è diventata essenziale per sopperire alla crescente carenza di medici strutturati, attratti da condizioni lavorative migliori in altri settori della sanità o all’estero. Ora, con lo stop imposto ai medici a gettone, bisogna pensare a una soluzione alternativa. Quale? Se ne è discusso durante la seduta della conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss).

Emergenza-urgenza

Al momento la proposta è quella di istituire un gruppo di lavoro che, nei prossimi mesi, approfondisca la situazione e valuti le possibili soluzioni, condividendo la responsabilità delle scelte, volte a offrire ai cittadini la migliore assistenza, utilizzando le risorse professionali nel migliore dei modi possibili. Anche perché, dopo i dati presentati da Antonio Pastori, coordinatore della rete regionale 118, il problema è amplificato anche da un altro fenomeno: l’aumento dei codici a bassa intensità gestiti dal sistema di emergenza-urgenza. «Le criticità ci sono, e abbiamo l’intenzione di affrontarle – dichiara Luca Baldino, direttore generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena –. Lavoreremo secondo un’unica programmazione, realizzando un unico piano di produzione, sulla scia del lavoro che si sta facendo ad esempio sulle reti cliniche». «È necessario – prosegue il direttore generale Ausl Mattia Altini – elaborare i dati disponibili per rappresentare una stima della realtà effettiva, e mettere così in condizione la politica di contribuire al processo decisionale in merito alla programmazione sanitaria. Siamo di fronte a importanti transizioni, come quella demografica, ma anche professionale, le cui criticità a livello nazionale e locale, in particolare sul sistema di emergenza-urgenza, impongono nuove strategie».

Le soluzioni

Il piano, oltre al gruppo di lavoro, prevede il rafforzamento dell’assistenza primaria, come spiegato da Romana Bacchi, direttrice sanitaria Ausl: «Sarà consolidata l’assistenza primaria – spiega – a cui stiamo lavorando tramite l’istituzione delle aggregazioni funzionali territoriali (Aft), che coinvolgono i medici di medicina generale. Gli ambulatori potranno trovare spazio anche nelle nostre strutture, come le case della comunità, per rafforzare la rete di prossimità al cittadino e garantire la continuità dell’ assistenza. Le Aft si integreranno con il lavoro dei Cau, e a completare il quadro ci sarà l’istituzione del nuovo numero per le urgenze 116117, di modo i pronto soccorso si occupino dei casi più gravi. I primi interventi sulla rete territoriale riguarderanno la realizzazione di Aft e Cau di Vignola e di Sassuolo: si tratta di un modello di assistenza innovativo - conclude Bacchi - che unisce l’esperienza dei Cau a tanti altri elementi».

La carenza di medici

Quindi: eliminare i medici a gettone rischia di mettere in ginocchio il sistema dell’emergenza-urgenza, se non si trova immediatamente una soluzione alternativa. Al momento, c’è l’impegno a individuare in tempi brevi i rappresentanti dei sindaci dei sette distretti sanitari che andranno a lavorare insieme ai professionisti sanitari e all’associazionismo, e le nuove strategie sono sicuramente promettenti.

Ma il nodo centrale della questione rimane sempre uno: la carenza di medici. A poco più di sei mesi dalla fine del supporto esterno, c’è bisogno di raccogliere le forze per tamponare la questione. La sfida è appena cominciata.

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