La Ferrari replica ai dazi di Trump: prezzi più alti fino al 10%
La risposta del Cavallino Rampante alle politiche protezioniste degli Stati Uniti
MARANELLO. Per effetto dei nuovi dazi voluti dall’amministrazione Trump negli Stati Uniti, per un americano portarsi a casa una Ferrari costerà «fino al 10% in più». Parola dell’amministratore delegato Vigna. Ma cosa significa per Modena l’aumento del 25% dei dazi Usa sulle auto importate dall’estero?
Usa primo partner per Modena
Vediamo i numeri: gli Stati Uniti sono il primo partner commerciale della nostra provincia, e valgono il 17,1% del totale dell’export 2024, 3 miliardi e 110 milioni di euro, quota superiore alla media regionale e in aumento di oltre il 5% l’anno scorso. Guardando all’Emilia-Romagna, gli Stati Uniti nel 2024 hanno invece superato per la prima volta la Germania come mercato di destinazione: l’export verso gli Usa vale 10,8 miliardi di euro, pari al 7,1% del valore aggiunto regionale, e il 16.3% dell’export nazionale.
Passando al settore dei mezzi di trasporto questo è cresciuto nel 2024 del 2,2% diventando il primo in provincia per vendite all'estero e rappresentando circa un terzo dell'export modenese. Dalla Motor Valley emiliana sono partite in particolare l’anno scorso verso gli States auto per 2,6 miliardi di euro, il 75% del valore di tutto l'export italiano del settore. Modena (1,6 miliardi, grazie a Ferrari, Maserati, Pagani) ha fatto la parte del leone mentre Bologna (un miliardo) significa sostanzialmente Lamborghini. Maserati, oggi in crisi, vende il 35-40% delle sue vetture in Usa a seconda dei mesi: lo ha detto l’amministratore delegato Ficili proprio due giorni fa. Il Tridente ha perso l’anno scorso però il 37% delle vendite, scendendo sotto quota cinquemila consegne negli States.
La Rossa veleggia negli States
Ferrari invece va a gonfie vele e ha superato nel 2024 le quattromila consegne (4.003 per la precisione, il 5% in più del 2023) nelle Americhe (zona che comprende per il Cavallino rampante anche America Centrale e Meridionale, Messico, Canada e Caraibi).
Lamborghini infine proprio nel 2024 ha raggiunto nuovi record di vendite in Usa, con 3510 auto consegnate, il 23% in più del 2023. Il paese vale il 33% del totale delle vendite per il Toro di Sant’Agata.
Tornando a Ferrari, condizioni invariate per tutti i modelli prenotati prima del 2 aprile prossimo e per 296, SF 90 e Roma (queste ultime due giunte a fine produzione, ndr.) a prescindere dalla data di importazione.
«Per i restanti modelli le nuove condizioni doganali si rifletteranno parzialmente sul prezzo fino ad un massimo del 10% di aumento». Ferrari ha comunque confermato gli obiettivi finanziari fissati per il 2025 e ha chiuso ieri pomeriggio a Piazza Affari a +1.82%.
I dazi anche sui motori
Da più parti si fa notare come gli acquirenti delle vetture sportive e di lusso prodotte nella Motor Valley, e che a volte devono attendere anni per guidarle, non dovrebbero essere però particolarmente preoccupati dell’aumento dei listini dovuto ai dazi trumpiani del 25%. Chi spende circa mezzo milione di dollari per una Purosangue o una Revuelto non si fa spaventare da un adeguamento del prezzo, che fino ad ora doveva scontare una piccola barriera doganale del 2.5%. Discorso ancora più ovvio se pensiamo a Pagani, che produce ogni anno a San Cesario una cinquantina di hypercar. Una Huayra Roadster dal 2 aprile costerà quasi un milione di dollari in più a causa di questa decisione del Governo Trump ma se si è disposti a staccare un assegno da tre milioni per un’auto…
La Casa Bianca ha dichiarato che l’aumento del 25% del prezzo delle auto importate dalla Ue si applicherà non solo alle vetture completamente assemblate, ma anche alle parti fondamentali dell'automobile, tra cui motori, trasmissioni, parti del gruppo propulsore e componenti elettrici.
E qui tremano i tanti fornitori di case americane presenti anche nel nostro territorio. Perché i dazi, ormai è chiaro, più che i singoli produttori (e in questo caso Stellantis non è messa male come altri perché ha tanti stabilimenti ex Chrysler in Usa) colpiscono chi non ha una filiera localizzata nel paese a stelle e strisce ma assembla parti che arrivano dal Vecchio Continente.
Ricordiamo che in regione le imprese dell’automotive sono 388, il 12,5% del totale nazionale, mentre le unità locali sono 686 (il 13,4% del totale in Italia). Quasi 20mila sono gli addetti (13,1% del totale nazionale). La maggioranza delle imprese (tre quarti) risulta di proprietà di soggetti italiani, tuttavia una buona fetta del fatturato regionale è controllato da realtà di paesi esteri (Germania 14%, Usa 6%, Olanda 6%, Cina e Taiwan 5%).
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