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Il caso

Lo “sceriffo” Domenico Lanza in carcere da due mesi: «Sto male, da qui non esco vivo»

di Manuel Marinelli

	Domenico Lanza è in carcere da due mesi
Domenico Lanza è in carcere da due mesi

Perizia negativa dei carabinieri del Ris di Parma sulle armi, ma il 67enne resta al Sant’Anna. L’avvocato Gianelli: «Speriamo possa uscire entro il 20 febbraio, è una persona anziana e soffre l’ambiente»

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MODENA. «Avvocato, io dal carcere non esco vivo». Cinque dicembre 2024: viene portato in cella lo “sceriffo” Domenico Lanza. Dapprima per le armi detenute illegalmente ritrovate nella sua casa di Polinago. Poi anche per il suo coinvolgimento nella scomparsa di Daniela Ruggi, la 31enne svanita nel nulla lo scorso settembre da Montefiorino. Otto febbraio 2025, oggi, il 67enne è ancora a Sant’Anna. Nel frattempo i sospetti sul suo coinvolgimento nel caso Ruggi non ricevono conferme.

La perizia negativa sulle armi

Affiorano nuove testimonianze, emergono altri dettagli. E ieri i carabinieri del Ris di Parma hanno attestato che l’arsenale che pare avesse in casa in realtà è composto da 4 armi, di cui un fucile da collezione non funzionante e tre pistole, di cui due “lanciarazzi”: armi che sparano segnali luminosi in cielo. Eppure Lanza è ancora a Sant’Anna, dove nell’ultimo periodo sono morti 4 detenuti ed è scoppiato un incendio in una cella. «L’ho sentito spesso al telefono, sta malissimo. Mi ha detto più volte: “Io da qui non esco vivo” – racconta l’avvocato difensore Fausto Gianelli – Le armi ritrovate dai Ris erano 4, ma ho già chiesto la cancellazione di un capo d’accusa, visto che un fucile è considerato arma storica, non funziona e quindi non è un reato detenerla. La pistola è un’arma da sparo con matricola regolare, detenuta senza porto d’armi, il che costituisce reato. Le altre 2 pistole sono lanciarazzi che lanciano segnali luminosi in cielo. Sì sono senza matricola e non sono registrate ma sono state acquistate prima del ’75, quando erano in libera vendita e non serviva il porto d’armi. Lanza avrebbe dovuto denunciarle comunque ma è normale non abbiano la matricola».

La richiesta dei domiciliari

Da tempo l’avvocato Gianelli ha richiesto gli arresti domiciliari, non concessi in quanto la casa dello “Sceriffo” è sotto sequestro per l’altra perizia effettuata dai Ris, per cui sono in corso anche gli esami di laboratorio. «Non disponendo di un’altra abitazione e non potendo permettersi di affittarne una, Lanza è stato costretto a rimanere in carcere – prosegue Gianelli – L’unico a venirlo a trovare è il figlio. Siamo felici per quanto hanno dimostrato i Ris: Lanza non aveva un arsenale in casa. Sto lavorando per farlo tornare a casa, è una persona anziana e fragile in un contesto in cui negli ultimi 35 giorni sono morti 4 detenuti. Che una persona come lui sia in carcere è incredibile, si sono venute a creare determinate circostanze e ha pagato un conto salato».

La posizione dello “sceriffo”

Lanza in diretta televisiva aveva mostrato alcuni indumenti intimi di Daniela Ruggi, attirando su di sé grande attenzione mediatica. Da lì i carabinieri sono poi stati alla sua abitazione di Polinago, ritrovando le quattro armi sopracitate. Dal sei dicembre si trova in carcere ma non ci sarebbero tracce di Daniela nella sua abitazione, setacciata dai carabinieri Ris di Parma. Quando uscirà? Non c’è ancora una data, ma l’avvocato Gianelli confida che «Tra il 10 e il 20 febbraio riusciremo a ottenere la scarcerazione. Date precise non ci sono ancora state date, ma, per esperienza so che per le perizie dei Ris in cui vengono richiesti gli esami di laboratorio servono almeno dai 40 ai 60 giorni. Il 16 saranno passati due mesi, speriamo che intorno a quella data Lanza possa uscire».

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