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La testimonianza

Morte di Riccardo, la rabbia del primo soccorritore: «Il semaforo lampeggiante dalle 23 è assurdo, incrocio troppo pericoloso»

di Daniele Montanari

	Il semaforo all'incrocio, che dalle 23 diventa lampeggiante
Il semaforo all'incrocio, che dalle 23 diventa lampeggiante

Roberto Caffara abita nella villetta affacciata all’incrocio dove si è verificato il tremendo incidente in cui è morto Rovatti: «Un boato, pezzi d’auto e vetro dappertutto. Siamo sconvolti: non si può morire così»

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CARPI. «Un colpo tremendo, sembrava il terremoto, o una bomba. Siamo corsi subito fuori a vedere». A parlare è Roberto Caffarra, che abita con la famiglia nella villetta affacciata all’incrocio, in via Anna Frank, contro il cui muretto è finita la Panda su cui viaggiava Riccardo Rovatti con gli amici la notte tra mercoledì 8 e giovedì 9 gennaio.

Il soccorso

«Sono uscito e sembrava un campo da battaglia – racconta – pezzi di macchine e frammenti di vetro dappertutto, anche nel nostro cortile. C’era quel ragazzo incastrato nel retro della Panda, gli altri sconvolti fuori. Ho cercato di aiutare per quel che potevo, ho anche chiamato il 118 e i vigili del fuoco, che hanno dovuto affrontare un intervento complesso per liberarlo. Si è capito subito che le condizioni erano gravissime, povero ragazzo. Siamo rimasti sconvolti a casa da quello che gli è accaduto: Riccardo era uno dei migliori amici di mia figlia, solare e pieno di energia come tutti i giovani. Non si può morire così».

Il semaforo

Ad aumentare la rabbia per l’accaduto, la situazione in cui si trovava l’incrocio mercoledì sera quando si è verificato l’incidente: «Non si può fermare il funzionamento del semaforo alle 23 e lasciarlo solo lampeggiante in una strada provinciale come viale Manzoni, dove c’è sempre traffico. Sono già successi dei grossi incidenti in quest’incrocio col lampeggiante. Uno anche un mese e mezzo fa, con parecchi danni, anche se per fortuna con feriti lievi. In un punto così, il semaforo deve andare sempre: se era attivo, Riccardo ci sarebbe ancora».

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