Terzo morto in carcere a Modena in una sola settimana: «Interrogazione urgente al ministro Nordio»
Una nota dei parlamentari modenesi del Partito Democratico Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra: «Occorre che il Governo prenda misure rapide. Non si può risolvere il sovraffollamento tollerando i suicidi come effetti collaterali»
MODENA. In una settimana, nel carcere Sant’Anna di Modena, si è registrata la morte di tre persone detenute. Un dato allarmante che si è aggravato proprio oggi, martedì 7 gennaio, con la notizia del terzo decesso: si tratta di un uomo italiano di 49 anni, Andrea Paltrinieri, in carcere per il femminicidio dell’ex moglie Anna Sviridenko commesso lo scorso 10 giugno. Prima di lui, martedì 31 dicembre era stato trovato privo di vita un 37enne macedone, in seguito all’inalazione di gas nella sua cella, mentre domenica 5 gennaio era morto un giovane marocchino nemmeno trentenne che si trovava ricoverato all’ospedale di Baggiovara dopo aver tentato il suicidio ferendosi in modo gravissimo.
La nota dei parlamentari Pd
«In meno di venti giorni, nel carcere Sant’Anna di Modena, si è registrata la morte di tre persone detenute – scrivono Stefano Vaccari e Maria Cecilia Guerra, parlamentari modenesi del Pd –. La prima il 31 dicembre, e non è ancora chiaro se si sia trattato di un gesto volontario o di una tragica fatalità, poi la seconda, sulla cui natura intenzionale non vi sono purtroppo dubbi, e ora una terza. A queste si aggiungono un altro suicidio avvenuto a Piacenza il 30 dicembre, e un altro decesso nel carcere di Bologna il 3 gennaio. Si tratta di numeri scandalosi, intollerabili, sia nel caso dei suicidi che in quello dei presunti incidenti. Nel nostro sistema giuridico la pena deve avere un valore rieducativo, non deve rappresentare una condanna a una disperazione la cui unica via d’uscita arrivi a essere rappresentata da un gesto estremo. Per questo, domani, presenteremo un’interrogazione al ministro della Giustizia, domandano a Nordio se e come il governo intende occuparsi della situazione spesso inumana in cui versano quelle che, non dimentichiamolo, sono persone, che sono certo detenute, ma non per questo dovrebbero cessare di godere dei diritti fondamentali. A meno che il Governo non penso che la situazione del sovraffollamento carcerario si possa risolvere tollerando i suicidi e le morti come effetti collaterali, come Partito Democratico esigeremo che si prendano provvedimenti concreti per invertire una tendenza insostenibile. Da più parti – associazioni di tutela, organi di controllo, operatori e cittadini – si sente ripetere che il livello di civiltà di un Paese lo si misura anche da come quello stesso Paese tratta le persone detenute: in questo senso, i troppi, tragici eventi che continuano a ripetersi nel carcere di Modena sono lo specchio di una civiltà che sembra volersi fermare sulle soglie degli istituti di pena».
L’allarme della camera penale Camera Penale Carl’Alberto Perroux
Anche il consiglio direttivo della Camera Penale Carl’Alberto Perroux, dopo il secondo decesso, aveva lanciato un grido d’allarme: «Si tratta di un episodio che lascia sgomenti non solo perché è accaduto a distanza di poche ore dalla morte di un altro detenuto a Modena, ma anche in considerazione del fatto che il tragico evento si pone lungo una scia di suicidi (91 nel 2024 nelle carceri italiane), che appare inarrestabile. È di tutta evidenza che ci si trovi di fronte ad una emergenza sociale che, ad oggi, costituisce una emorragia sistematica che non è stata tamponata neppure in minima parte, ancorché un intervento strutturale, che sia volto ad arginare concretamente la crisi che da tempo affligge il sistema carcerario nazionale, non sia più rinviabile. Le recenti parole pronunciate dal Presidente della Repubblica, sulla necessità di trattare con dignità ed umanità i detenuti tutti, oltre che il gesto simbolico compiuto dal Pontefice di apertura della Porta Santa presso il carcere di Rebibbia, devono cogliere nel segno e non rimanere unicamente nell’etere. Occorrono, ora più che mai, scelte risolutive»