Quel tragico schianto nella nebbia che travolse la Bassa: vent’anni fa la strage della Bolognina
Lo scontro frontale tra un treno regionale e un convogolio merci sulla linea Bologna-Verona a Crevalcore, alle 12.53 del 7 gennaio 2005, provocò 17 morti e 80 feriti. Tra le vittime modenesi Donatello Zoboli, Diana e Claudia Baraldini di Finale Emilia, Anna Martini di Mirandola, città a cui erano legati anche Daniel Burali e Andrea Sancini
CREVALCORE. Il treno merci aveva appena attraversato il tratto di binari con il suo passo lento e pesante, lasciandosi alle spalle il suono regolare delle ruote sui binari. Poco dopo, un rombo squarciò il silenzio della campagna. Una colonna di fumo nero si alzò al cielo, e in quel momento la tranquillità di una mattina d’inverno si trasformò in un incubo. Era il 7 gennaio 2005, e alle 12.53 si consumava una delle tragedie ferroviarie più drammatiche della storia emiliana. Un treno regionale, carico di pendolari, studenti e lavoratori, si era scontrato frontalmente con un convoglio merci a Crevalcore. Le vite si intrecciarono in quel punto preciso, tra il metallo contorto e i resti fumanti dei vagoni. I soccorsi giunsero rapidamente, ma la scena che si presentò ai primi testimoni era sconvolgente: i corpi delle vittime, le urla dei feriti, l’odore acre del fumo e della distruzione. Oggi, a vent’anni di distanza, le immagini di quella giornata restano impresse nella memoria di chi c’era, così come i nomi degli 80 feriti e delle 17 persone che persero la vita.
Le vittime
Tra le vittime, tante furono quelle che provenivano dalla Bassa. Finale fu il paese più colpito: Donatello Zoboli, aveva 33 anni, avvocato, assessore allo sport e all’associazionismo del Comune, giocatore della Massese, dopo essere stato capitano anche del Finale. Con lui c’era la moglie Diana Baraldini, 30 anni, ex commerciante floreale, tra le fondatrici del circolo culturale Artemisia. Diana e Dona stavano andando a Roma per un battesimo, insieme alla sorella di lei Claudia Baraldini, 36 anni, madre di due figli di 7 e 10 anni. Con il marito Davide abitava a Massa. Ma anche Mirandola pagò a caro prezzo quella tragica giornata: Anna Martini, 30 anni, psicologa, stava andando a Bologna per una serie di appuntamenti lavorativi. A giorni avrebbe dovuto aprire un nuovo ambulatorio proprio nella città felsinea. Abitava con la madre a San Martino. In treno aveva trovato posto anche Daniel Burali, 21 anni. Il giovane aveva trascorso le feste a casa dei nonni materni in via dell’Orto. Abitava a Roma con la madre e stava rientrando nella capitale. La sesta vittima fu il professore Andrea Sancini, 31 anni. Era laureato in lettere all’università di Bologna e aveva accettato di fare il pendolare tra Bologna e Mirandola per insegnare storia nella II C del liceo Pico. Il disastro fu attribuito a un errore umano: una mancata precedenza che portò i due treni a trovarsi sullo stesso binario. La linea ferroviaria Bologna-Verona, in quel tratto, non era dotata di sistemi di sicurezza automatica che avrebbero potuto prevenire la collisione. Dettagli che oggi appaiono incomprensibili, ma che allora erano la cruda realtà di molte tratte secondarie.
Il ricordo
Le vittime avevano vissuti e sogni, che i loro cari non hanno certo dimenticato: «Amava la vita e le materie che insegnava, anche solo leggendo qualche aneddoto era capace di appassionarci – dicono ad anni di distanza dal tragico incidente gli studenti della II C del liceo Pico di Mirandola per ricordare il loro caro docente, Andrea Saracini –. Abbiamo passato poco tempo con lui tra i banchi di scuola, ma nonostante ciò ha lasciato un vuoto incolmabile. Era una persona colta, umana, appassionata». E a vent’anni di distanza, nemmeno Crevalcore ha dimenticato. La Bolognina è ancora un luogo segnato, un punto sulla mappa che porta il peso di un dolore collettivo. Per l’occasione, il Comune di Crevalcore ha organizzato una serie di eventi per ricordare la tragedia. Tra questi, una cerimonia scandita in tre tempi che si svolgerà oggi. Prima l’appuntamento presso la chiesa arcipretale di San Silvestro, poi l’arrivo presso il parco 7 gennaio 2005 alla Bolognina, e infine uno spostamento verso il nuovo memoriale, concepito come un minuscolo ed essenziale “luogo di memoria” in quanto gli elementi di cui si compone delimitano uno spazio preciso lungo la Ciclovia del Sole, «quasi a suggerire l’idea di un santuario commemorativo in aperta campagna».
«Non possiamo dimenticare – dichiara il sindaco Marco Martelli – Con questo Memoriale il Comune di Crevalcore intende continuare a onorare i progetti che furono presi subito dopo il disastro, affinché quelle parole non fossero solo di circostanza e di condoglianza, ma un preciso impegno». Perché “ricordare è un dovere”, lo si dice spesso. E allora è giusto che chi quella mattina si precipitò verso i binari, spinto dall'istinto di voler aiutare, riviva quel dolore. È giusto che lo facciano i parenti delle vittime, anche quelli più giovani, che sono cresciuti con il peso di una storia che non hanno vissuto, ma che hanno imparato a conoscere attraverso i racconti. Ed è giusto che continuino a farlo anche le istituzioni, che ogni anno, prendendo parte alle commemorazioni, ribadiscono anche l’importanza della sicurezza ferroviaria. Affinché tragedie simili non si ripetano.
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