Folle accoltellatore ucciso a Rimini, il carabiniere che ha sparato è modenese: «Gli siamo vicini»
Il luogotenente Luciano Masini, originario di Polinago e fino al 2009 comandante a Frassinoro, è indagato per la tragedia nella notte di Capodanno a Villa Verucchio, dove ora è comandante: «Non poteva fare altro, ha voluto solo salvare vite»
MODENA. È di Polinago il carabiniere che ha ucciso nella notte di Capodanno l’accoltellatore egiziano che ha seminato il terrore a Villa Verucchio, nel Riminese. È il luogotenente (con carica speciale) Luciano Masini, oggi comandante della stazione di Villa Verucchio. Una figura conosciuta nel nostro Appennino, sia per la famiglia di Polinago, sia per il proficuo periodo di servizio che ha avuto a Frassinoro, dov’è stato comandante fino al 2009. L’eco dei fatti di Villa Verucchio ha colpito profondamente, ma è forte la vicinanza al carabiniere e la convinzione che si sia trovato in una situazione che non lasciava scelta.
L’aggressione choc
L’episodio si è verificato verso le 22.30 del 31 dicembre. Secondo quanto ricostruito, un 23enne egiziano, Muhammad Sitta, ha accoltellato due 18enni, una ragazza e una coppia di anziani turisti provenienti da Roma, prima di essere ucciso dal carabiniere. Masini ha intimato all’esagitato di buttare a terra il coltello. Ma lui ha iniziato ad urlare frasi in arabo brandendo contro di lui un coltello con una lama da 22 centimetri. Il carabiniere, istruttore di tiro, ha esploso quattro colpi d’arma da fuoco a terra, ma l’altro ha continuato a farsi avanti e a quel punto Masini ha sparato altre otto volte, colpendolo ripetutamente. Adesso è indagato dalla Procura di Rimini con l’accusa di eccesso colposo di legittima difesa.
Da Polinago
L’episodio ha colpito profondamente a Polinago, dove la famiglia Masini è molto conosciuta perché Gianni, il padre di Luciano, è uno storico veterinario. «Una persona e una famiglia sempre ligia al dovere e ai valori – sottolinea il sindaco Simona Magnani – a servizio della comunità. Oggi (ieri, ndr) ho telefonato a Gianni e gli ho manifestato tutta la mia solidarietà e vicinanza. Sicuramente non è un momento facile neanche per lui: era giusto che manifestassimo la nostra solidarietà per questa situazione».
Da Frassinoro
Vicinanza al carabiniere e alla famiglia anche da Frassinoro, dove Luciano Masini è stato in servizio per diversi anni fino al 2009. All’epoca era al primo mandato da sindaco Elio Pierazzi, tuttora primo cittadino. «Ho un buonissimo ricordo di Luciano – rimarca – e di come ha agito per il nostro territorio. Abbiamo fatto diverse iniziative insieme e lui quando c’era bisogno era sempre presente. Ho il ricordo di una persona costruttiva e intelligente, e al contempo decisa sul da farsi: aveva coraggio, e si vedeva. Io sono convinto che, se ha agito in quel modo, lo ha fatto perché in quella situazione non poteva fare diversamente. Come comunità che ha servito, gli siamo vicini in questo momento, assicurando la nostra solidarietà a lui e ai suoi famigliari».
Il sindacato Usmia
Il sindacato Usmia Carabinieri esprime piena solidarietà al collega Luciano Masini: «Il coraggio e l’assunzione di responsabilità dimostrati rappresentano valori fondanti dell’Arma dei carabinieri – si sottolinea – impegnata quotidianamente nella difesa della sicurezza dei cittadini». Nel riconoscere il dolore per la perdita di una vita, il segretario generale Carmine Caforio ribadisce la piena fiducia nella magistratura, confidando che le indagini facciano presto luce sulla correttezza dell’intervento del militare. «Tale azione – sottolinea Caforio – appare chiaramente ispirata e soprattutto giustificata dalla necessità di proteggere l’incolumità di cittadini che si sono trovati in una situazione di grave, attuale e concreto pericolo. Le ricostruzioni ricavate dalle fonti aperte lascerebbero emergere che il sottufficiale abbia agito proporzionalmente alla gravità della minaccia, adottando misure estreme esclusivamente per impedire una escalation delle condotte, che avrebbe potuto causare altre vittime e condurre persino alla morte di alcune di loro». Caforio sottolinea anche con fermezza l’urgenza di istituire una tutela legale che garantisca un supporto economico immediato e completo per le spese che un operatore di polizia è “costretto” a sostenere nel difendere la propria innocenza per fatti compiuti nell’adempimento del dovere.
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