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Tumore al pancreas, a Modena una nuova cura

di Angelica Melli
Tumore al pancreas, a Modena una nuova cura

La terapia genica del professor Dominici per nove pazienti, tutto grazie al contributo dell’investitore Andrea Montorsi

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MODENA. L’accordo tra l'investitore modenese Andrea Montorsi ed Eir Biotherapies, una start up biotech company con sede a Mirandola, specializzata in attività di ricerca e sviluppo per la produzione di terapie geniche e cellulari per uso clinico, dà il via ad una sperimentazione clinica che ha l’obiettivo di curare il tumore al pancreas tramite la terapia genica.

Il progetto

Prenderanno parte a questo progetto il professor Massimo Dominici con le ricercatrici Giulia Grisendi, Maria Carlotta Spano ed Olivia Candini. Il professor Dominici, medico e figura di riferimento internazionale nel campo delle terapie cellulari e geniche, ricopre il ruolo di direttore di Oncologia presso l’Azienda ospedaliero universitaria di Modena, di professore ordinario di Oncologia e coordinatore dei laboratori di terapia cellulare presso Unimore. Inoltre, è attualmente consulente per l'organizzazione mondiale della sanità.

Professor Dominici, come è nata Eir Biotherapies?

«La start-up è nata per portare in clinica un prodotto a base di cellule staminali, che sono modificate per produrre una sostanza antitumorale: invece di dare al paziente un farmaco chemioterapico o un altro antitumorale, sono le sue stesse cellule ad essere modificate per produrre il farmaco all’interno del tumore stesso. È come se la cellula diventasse una spugna atta a rilasciare questo prodotto antitumorale. Questa strategia è nata nei laboratori di Unimore, poi è diventata una start-up Rigenerand (fondata nel 2009) che è stata a sua volta comprata da una multinazionale tedesca (Evotec) che ha deciso di sviluppare insieme ad Eir questo prodotto, anche grazie al finanziamento del dottor Andrea Montorsi».

In cosa consiste la terapia genica?

«La terapia genica consiste nel far produrre alle cellule del nostro corpo qualcosa che loro solitamente non producono. Le cellule vengono prese dal paziente dal tessuto adiposo, vengono modificate per produrre una sostanza antitumorale che poi viene rilasciata in continuazione. Le cellule modificate vengono poi impiantate all’interno del tumore. La terapia viene accompagnata da un percorso chemioterapico».

Sotto quali aspetti la vostra terapia è all’avanguardia?

«Solitamente il tumore al pancreas non ha esiti positivi: nell’80% dei pazienti non ci sono soluzioni cliniche. È la prima volta che una terapia di questo tipo viene fatta nell’uomo, gli studi preclinici ci hanno consentito di ottenere tutti i permessi necessari a svolgere la prima fase clinica. Siamo contenti che un imprenditore modenese come il dottor Montorsi si sia interessato al progetto e abbia deciso di investirci, è un segnale di come la generosità e la visione degli imprenditori di Modena possa trovare un riscontro nelle ricerche che si fanno in ateneo».

Dove verranno curati i pazienti dello studio clinico?

«Le attività previste dalla terapia verranno svolte all’interno del Policlinico, dove collaboreremo con una task force di medici per poi modificare le cellule nel laboratorio a Mirandola. Essendo una tecnologia complessa è richiesta una squadra di professionisti che abbiano competenze vaste. I pazienti verranno curati a Modena, avremo almeno 9 persone in cura con questa terapia. I pazienti entrati all’interno dello studio hanno un tumore al pancreas in stadio iniziale, non si sono ancora sottoposti ad alcuna terapia. Tutti i pazienti coinvolti rispettano i criteri di arruolamento dello studio clinico».

Qual è l’obiettivo degli studi clinici?

«In questo caso si parla di “fase 1”: siamo sicuri che la nostra terapia non nuoce all’uomo, quello che dobbiamo fare è quantificare la sua efficacia. Se dovessimo accorgerci che è minima passeremo ad una seconda fase dove ci assicureremo di apportare un beneficio al paziente. Un’eventuale operazione chirurgica verrà valutata in base ai risultati della terapia».  

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