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Cavezzo, il negozio di alimentari chiude. «A Disvetro desolazione totale»

di Chiara Marchetti
Cavezzo, il negozio di alimentari chiude. «A Disvetro desolazione totale»

I fratelli Muracchini porteranno avanti la produzione di pane

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CAVEZZO. Domani sarà l’ultimo giorno di apertura per il negozio di alimentari di via di Mezzo a Disvetro. Nella piccola frazione di Cavezzo, appena poche centinaia di abitanti, chiude anche l’ultima bottega rimasta, tra il dispiacere e l’amarezza dei due titolari, i fratelli Paolo e Floriano Muracchini.

«Abbiamo le mani legate – spiega Paolo, 57 anni –. Purtroppo, in negozio non veniva quasi più nessuno: a Disvetro c’è una desolazione totale e non aveva più senso tenere aperto. È stata una decisione difficile, ma obbligata».

Lo storico Forno Muracchini abbassa le serrande, forse per sempre. Aperto nel 1960 dai genitori dei due fratelli, Marino e Francesca, per sessantaquattro anni è stato il punto di riferimento per tutti gli abitanti della piccola frazione, un tempo più popolosa, vivace e attiva. Nell’immobile di via di Mezzo, i Muracchini avevano il forno e il negozio di alimentari, nello stesso locale.

Domani chiuderà solo la rivendita, mentre continuerà la produzione di pane. «Vendiamo i nostri prodotti ai supermercati Conad di Cavezzo e Medolla e, ovviamente, nel bar pasticceria Stop&Go di Cavezzo, inaugurato tre anni fa insieme ai miei nipoti». Insomma, la chiusura del negozio di Disvetro non fermerà la tradizione nata negli anni Sessanta: la sposterà solo di qualche chilometro. «È comunque un enorme dispiacere – ammette il titolare – ma comunque non ci fermiamo. Forse nella frazione continueremo con qualche consegna a domicilio, dobbiamo ancora pensarci».

Chiudere un’attività non è mai facile, ma gli abitanti di Disvetro hanno reso l’addio un po’ più “dolce”. «Mi hanno regalato decine e decine di torte fatte in casa. Se mi fermo a pensarci un attimo, ancora mi commuovo».

La parrocchia, inoltre, ha sorpreso il fornaio con un grande striscione sistemato davanti al negozio. «Grazie Paolo per tutte le volte che sei stato vicino alla comunità di Disvetro», si legge. «È stata una bellissima sorpresa e mi ha fatto tanto piacere. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il paese ed è bello che il mio impegno sia stato riconosciuto».

L'intervento

La chiusura del Forno Muracchini è stato un dispiacere per i residenti, ma ha fatto suonare un campanello d’allarme nell’opposizione cavezzese guidata da Antonio Turco.

«La vicenda di Disvetro – denuncia il consigliere comunale – ci dice che anche nel modenese l’immagine del paesello con chiesa, scuola, ufficio postale, bar e negozi rischia di diventare una cartolina scolorita dal tempo. Eppure, è dai paesi e dalle frazioni che proviene il nostro Dna, quel genio creativo che oggi rende grande il brand Modena nel mondo». Secondo Turco, quando un’impresa chiude «scompaiono anche le relazioni sociali, economiche e culturali di un territorio, e aumenta il disagio di chi continua a viverci, per lo più persone anziane che si ritrovano senza neanche i servizi essenziali». Un problema, quello dello spopolamento delle frazioni, che la minoranza cavezzese aveva portato alla luce nell’ultima campagna elettorale. «Tra le nostre proposte avevamo avanzato l’ipotesi di spostare alcuni uffici Ucman proprio nelle ex scuole elementari di Disvetro, ormai completamente restaurate dopo i danni del sisma, ma possiamo pensare anche a incentivi o sgravi fiscali per le attività. Ormai è chiaro che non sia solo una questione economica ma sociale».