«Ha ucciso la paziente iniettandole aria nelle vene»: le accuse all’infermiera e la difesa
La 49enne, che lavorava nella Casa di Riposo Formigine Rsa, interdetta dalla professione per le indagini sulla morte di una 62enne affetta da Sla. L’avvocato: «Era malata terminale e non voleva accanimento terapeutico»
MODENA. Avrebbe agito come “angelo della morte” provocando con le sue iniezioni il decesso di una signora malata ricoverata nella casa di riposo. Ma gli inquirenti stanno indagando anche su altri casi di morte sospetta avvenute in altre strutture sanitarie della provincia. È l’agghiacciante quadro accusatorio mosso nei confronti di un’infermiera 49enne, italiana, a cui nella mattina di giovedì 12 dicembre è stata notificata la misura professionale più grave: l’interdizione.
Il caso choc a Formigine
Il caso finito sotto la lente della Procura è quello di una donna di 62 anni che era ospitata nella Casa di Riposo Formigine Rsa. Una signora che si trovava in condizioni cliniche molto gravi: affetta da sclerosi laterale amiotrofica, si trovava ormai nella fase finale della malattia, in regime di sedazione profonda mediante cure palliative. La morte è avvenuta il 31 maggio 2024, in circostanze che secondo gli inquirenti sarebbero sconvolgenti. Il personale sanitario della casa di riposo, quindi le altre infermiere, avrebbero visto la 49enne avvicinarsi alla signora bloccata sul letto dalle sue condizioni e, con una siringa, iniettarle aria nel catetere venoso collegato al suo braccio destro. Aria che, nelle vene, avrebbe avuto un effetto devastante, provocandone a stretto giro la morte. In questi termini quindi la paziente sarebbe stata uccisa. Una circostanza che ha sconvolto il personale sanitario della casa di riposo di Formigine, che ha quindi deciso di presentare denuncia sull’accaduto. Denuncia che è stata poi raccolta e formalizzata dalla responsabile d’area della cooperativa che gestisce la casa di riposo.
Le indagini dei carabinieri
Sono state avviate subito indagini da parte dei carabinieri del Nucleo investigativo di Modena, che hanno scandagliato nella sua dinamica l’episodio insieme ai colleghi del Nucleo Antisofisticazioni e Sanità (Nas) di Parma. A seguito di tutti gli elementi raccolti, la Procura con il pm Ilaria Corbelli e lo stesso procuratore capo Luca Masini ha aperto nei confronti della 49enne un fascicolo con un accusa pesantissima: omicidio volontario aggravato dall’essere stato commesso con mezzo insidioso, con premeditazione e a danno di una persona ricoverata. Le indagini sono tuttora in corso: la 49enne è libera, ma i pm hanno chiesto e ottenuto sabato mattina nell’udienza davanti al gip Carolina Clò l’applicazione dell’interdittiva che è stata notificata ieri mattina all’infermiera: per 8 mesi non potrà più lavorare né come infermiera né come operatrice sociosanitaria, assistente di anziani o segretaria in studi medici o strutture sanitarie, così come le sarà vietata in questo periodo qualsiasi altra attività sanitaria.
L’avvocato dell’infermiera
La 49enne è assistita dall’avvocato di fiducia Samantha Amodio. «Sabato davanti al gip – spiega – la mia assistita si è avvalsa della facoltà di non rispondere perché la difesa non ha ancora copia del fascicolo a suo carico. Senz’altro intenderà fornire dichiarazioni per riscostruire i fatti: le è stata fatta una contestazione importante, ed è giusto che lei spieghi cosa è realmente successo. Ma prima dobbiamo conoscere nel dettaglio le accuse. Ad oggi, c’è un’indagine ancora aperta: la mia assistita non ha ricevuto nessun avviso di conclusione. E io come avvocato non ho nemmeno ricevuto ancora copia dell’ordinanza con cui il gip ha disposto l’interdittiva. Ci tengo a precisare però che la famiglia della 62enne deceduta non ha presentato denuncia. E che la stessa aveva lasciato un testamento biologico in cui diceva no all’accanimento terapeutico».
© RIPRODUZIONE RISERVATA