La rabbia dei lavoratori Maserati: «Non ci servono ringraziamenti: caro John Elkann, vogliamo solo lavorare»
Fiom Cgil di Modena e Rsu scrivono una lettera aperta al presidente di Stellantis dopo la sua visita nella sede della Casa del Tridente in viale Ciro Menotti
MODENA. «Carissimo John Philip Jacob Elkann…». L’incipit è quello di una missiva formale, ma il testo della lettera aperta spedita al presidente di Stellantis dalla Fiom Cgil di Modena e dalla Rsu Maserati dello stesso sindacato non ha niente di formale. Perché è scritta con il cuore da chi da ormai un anno non lavora in modo continuativo in viale Ciro Menotti, con stipendi decurtati e preoccupazioni per il futuro, magari a 55 anni e un mutuo da finire di pagare. Con il cuore di un operaio o di un impiegato di un’azienda automobilistica che rischia, dopo 110 anni di vita, di non avere un domani.
La lettera a John Elkann
«Le scriviamo perché abbiamo appreso dai social, dai media, che nella giornata del 4 dicembre ci ha fatto l’onore di iniziare da Modena, dal cuore storico di Maserati, il tour degli stabilimenti in Italia. Se l’obiettivo, come leggiamo, era stare più vicino ai dipendenti, di incontrarne di persona il maggior numero temiamo che abbia ricevuto informazioni sbagliate. Sì, sbagliate, perché il silenzio, l’ordine, che ha trovato in Maserati – si legge nella lettera aperta della Fiom e della Rsu aziendale – non erano solo dovuti alla cura quotidiana del bene aziendale e alle nuove e silenziose tecnologie. Il silenzio che regna nello stabilimento di viale Ciro Menotti a Modena è quello di uno stabilimento che ha visto il suo ultimo giorno di produzione per il 2024 il 22 novembre scorso…E se ne riparlerà a febbraio».
L’incontro nella sede di Maserati
Nelle foto ufficiali diffuse mercoledì dall’azienda Elkann e il nuovo amministratore delegato Santo Ficili sono attorniati da persone presenti in sede al momento della visita del presidente di Stellantis. «Leggiamo che ha incontrato tutti i dipendenti, ma anche su questo è stato informato male. Se ha visto persone che indossavano la divisa aziendale o erano scelti o erano controfigure perché quelli veri sono in Cassa integrazione da mesi e hanno visto ora la tredicesima proporzionale al tempo lavorato, meno di 60 giorni in un anno. Leggiamo che ha voluto “ringraziare personalmente” tutte le colleghe e i colleghi che con il loro lavoro continueranno a raggiungere importanti risultati per Maserati. E qui o è una “caduta di stile” o prepara i lavoratori e le lavoratrici all’abbandono della produzione, perché non sappiamo chi ha ringraziato, ma sicuramente all’attenzione delle maestranze non sono arrivati inviti».
L’amarezza e le richieste
L’amarezza contenuta in questa lettera aperta inviata ad Elkann la si può ritrovare anche nell’ultimo paragrafo di questo scritto. «Lei è arrivato così… senza avvertire nessuno… A sorpresa. Temeva forse che le lavoratrici ed i lavoratori volessero ricambiare il saluto come già fatto con la visita dell’ex ad Tavares? Le lavoratrici ed i lavoratori di Maserati chiedono solo di lavorare, chiedono certezze per un futuro produttivo, chiedono un Piano industriale e nuovi modelli, chiedono un’integrazione subito alla Cassa perché non arrivano alla fine del mese. Non vogliono essere ringraziati, vogliono lavorare tutti i giorni ed essere pagati per il loro lavoro. Chiedono troppo?». Già, chiedono troppo in via Ciro Menotti?