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I fatti

Medico accerchiato dalla baby gang e colpito con una chiave inglese

di Massimo Sesena
Medico accerchiato dalla baby gang e colpito con una chiave inglese

L’aggressione al 28enne rimasto ferito è avvenuta nella zona di Buon Pastore

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MODENA. Dopo aver passato tutta la giornata in ospedale a curare gli altri, è stato costretto a tornarci la sera per farsi medicare i segni di un’aggressione. Protagonista di questa brutta avventura un medico reggiano di 28 anni, Samuele Cantergiani, figlio di Gianluca, segretario cittadino  ex capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Reggio. I fatti risalgono allo scorso fine settimana e hanno per teatro l’area di viale Buon Pastore: è lì che Samuele vive da quando, conseguita la laurea in Medicina, ha intrapreso la strada della specializzazione in Malattie infettive e tropicali, al Policlinico di Modena.

Il racconto
«Venerdì sera, erano da poco passate le 22 - racconta - e sono uscito per portare fuori la spazzatura. Ascoltavo musica con gli auricolari e, sovrappensiero, sono passato di fianco a un gruppo di ragazzini. Dopo qualche passo ho notato che due di loro si erano messi a seguirmi e quando ho visto che mi stavano affiancando, mi sono girato per chieder loro se avessero bisogno. E a quel punto sono spuntati fuori altri due ragazzi e in un attimo me li sono ritrovati tutti e quattro addosso». Alto e di corporatura robusta, Cantergiani ha cercato di divincolarsi, ma quando ci è riuscito è sopraggiunto il peggio. «Ho sentito un colpo alla testa - racconta - e ho visto uno dei ragazzi che impugnava un attrezzo, penso fosse una chiave inglese...». La botta, attutita solo in parte dal fatto che il ventottenne indossasse una cuffia di lana, ha fatto barcollare Samuele, ma di fatto ha avuto anche un altro effetto. «Non so dire - racconta - se sia stato per la botta o per il fatto che hanno visto il sangue. Di fatto, sono scappati».

La vittima
Una volta tornato in casa, Samuele continuava a perdere sangue. Ha chiamato suo padre che a quell’ora era in tribuna al palasport di Albinea, dove l’altro figlio stava giocando a basket. «Eravamo appena usciti dal palazzetto - racconta il segretario cittadino del Pd reggiano - quando mi ha chiamato mio figlio per dirmi cosa gli era appena successo. Lo abbiamo raggiunto e siamo andati insieme al Policlinico, dove l’hanno medicato con due punti di sutura».

Dopo aver fatto denuncia per l’aggressione subita, il medico non ha saputo fornire particolari indicazioni sui quattro che lo hanno costretto a farsi medicare. «In tutta sincerità - spiega - non ho avuto modo di vedere con chiarezza in faccia tutti e quattro i ragazzi che mi hanno aggredito: avevano infatti tutti il volto parzialmente coperto, con sciarpe, berretti o il bavero alto delle giacche».

La zona
Invero, qualche indicazione in più potrebbe arrivare dalle registrazioni delle telecamere, disseminate in molti punti della zona. «La polizia, che indaga sull’aggressione - spiega ancora Samuele - ha dato l’impressione di avere un’idea su quale possa essere stato il gruppo che se l’è presa con me. Perché, da quel che ho capito, la mia non è la prima denuncia e quello delle aggressioni nei parchi sembra essere un vero e proprio stillicidio». E protagoniste di questi fatti sarebbero proprio queste baby gang.

«Quel che lascia sconcertati - commentava ieri il papà di Samuele, Gianluca - è l’assoluta gratuità di questa aggressione». Già, perché alla fine, a Samuele non è stato tolto nulla. «E oggi - riflette il ventottenne reggiano - pensavo che cosa poteva succedere se al posto mio ci fosse stato qualcuno più mingherlino o una ragazza».