Letame scaricato davanti al Viminale, anche modenesi tra i 106 attivisti di Extinction Rebellion identificati
Il blitz davanti alla sede del ministero dell’Interno nell’ultimo giorno della Cop29 di Baku per chiedere misure concrete per affrontare la crisi ecoclimatica
MODENA. Ci sono anche modenesi tra le 106 persone identificate dopo aver preso parte al blitz di Extinction Rebellion davanti al Viminale, a Roma, sabato 22 novembre. Le persone –come comunicato dalle autorità – venivano infatti da Torino, Venezia, Verona, Pavia, Brescia, Milano, Treviso e Modena.
Per 68 è stato necessario l’accompagnamento presso gli uffici di polizia, dove sono state portate a termine le operazioni di identificazione. Per 33 è scattata la misura di prevenzione del foglio di via obbligatorio da 3 mesi a 6 anni, la cui durata è stata proporzionata ai precedenti di polizia di cui ciascuno di loro è gravato.
Il letame scaricato davanti al Viminale
«Scaricata una tonnellata di letame al ministero dell’Interno, mentre un centinaio di persone si sono accampate in tenda all'ingresso. Nell’ultimo giorno della Cop29, inizia l’occupazione di Extinction Rebellion di piazza del Viminale, per denunciare il contrasto tra l'idea di sicurezza promossa dal governo e la crescente insicurezza a cui i cittadini stessi sono esposti da un clima ormai fuori controllo. Questo ministero è uno dei promotori del nuovo #Ddlsicurezza che aumenta notevolmente le pene per chi protesta pacificamente». Così, su Facebook, gli attivisti di Extintion Rebellion avevano illustrato la loro azione. «Se il tema della sicurezza sta tanto a cuore al governo come sostiene, dovrebbe attuare misure concrete per affrontare la crisi ecoclimatica, invece di distrarre la popolazione criminalizzando chi dissente e chi vive ai margini – avevano aggiunto – In un momento storico in cui l’Italia intera, da nord a sud, sta pagando i pesantissimi danni di #alluvioni e #siccità, Extinction Rebellion torna oggi in piazza per ribadire che l’unica sicurezza che abbiamo oggi è questo clima di merda».