Gazzetta di Modena

Modena

Dal tribunale

Finale, nessun processo per il caso "Calcestruzzo": tutto prescritto dopo 9 anni

di Francesco Dondi
Finale, nessun processo per il caso "Calcestruzzo": tutto prescritto dopo 9 anni

Il tribunale di Piacenza prende atto del troppo tempo trascorso

3 MINUTI DI LETTURA





FINALE Non ci sarà alcun processo per decretare se vi siano stati responsabili nell’inchiesta “Cubetto”, che travolse la società Betonrossi di Piacenza e altre realtà imprenditoriali. Non ci sarà quindi modo di approfondire cosa era accaduto nelle forniture di calcestruzzo utilizzate nella costruzione post sisma di capannoni e anche della scuola media “Frassoni” di Finale. Il tempo, infatti, allevia le ferite e cancella un po’ di memoria ed il tempo è stato alleato degli imputati.

Cosa era successo

Sono infatti passati quasi 9 anni da quando la vicenda del calcestruzzo divenne pubblica. Accadeva che la polizia di Stato e la Polizia locale di Modena (aprile 2016) presidiarono l’accesso delle nuove medie di viale della Rinascita, vietando l’accesso alle centinaia di persone arrivate per l’inaugurazione. Un mese dopo la Procura di Modena convocò la stampa e svelò l’indagine che portò a 20 provvedimenti di perquisizione nei confronti di oltre 15 soggetti ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione a delinquere, frode nelle pubbliche forniture e truffa in quanto fornitori, utilizzatori e falsi certificatori di caratteristiche tecniche del calcestruzzo non rispondente ai requisiti tecnici richiesti (depotenziato) per l’edilizia pubblica oggetto di ricostruzione nel cratere colpito dal terremoto del 2012.

L'inchiesta

L’inchiesta era partita quasi per caso: gli investigatori stavano indagando su un giro di spaccio che vedeva coinvolto un tecnico, intercettato al telefono. Parlava spesso di “cubetti” e inizialmente i poliziotti pensavano ad un linguaggio in codice. Ed invece si trattava proprio di quelli che in gergo edilizio vengono portati nei laboratori per essere sottoposti a verifiche sulla qualità.

La scoperta

E proprio dagli approfondimenti era emerso come il calcestruzzo fornito da Betonrossi al cratere del sisma era di qualità inferiore rispetto a quello previsto nei capitolati. Ecco che scattarono i controlli, scoperchiando un sistema in cui emergeva quantomeno superficialità per non dire speculazione economica. I tecnici delle parti effettuarono vari sopralluoghi nei cantieri - erano coinvolte importanti realtà imprenditoriali e agricole da Finale a Carpi - e sulle scuole Frassoni, che rimanerono a lungo chiuse proprio in attesa di un responso definito sulla qualità del materiale utilizzato per la loro costruzione.

Nessun processo

Alla fine, però, il procedimento venne spostato a Piacenza, provincia dove ha sede la Betonrossi. Ai vertici era infatti contestata l’accusa più importante - l’associazione a delinquere - e quindi il giudice naturale diventava quello piacentino. Le indagini ripartirono, la polizia di Stato di Modena e la Locale geminiana con abnegazione ripresero in mano il fascicolo, ma il tempo passava. E si è arrivati a oggi, davanti al gup dove la procura ha evidenziato i tempi della prescrizione per l’associazione a delinquere, trovando ovviamente il consenso degli avvocati difensori e riscontro positivo dal tribunale. Rimane in piedi un piccolo stralcio per cui si andrà a processo, riguarda accuse di frode: appuntamento a febbraio 2025 con la prescrizione che scatterà a giugno.

In tutto questo le parti civili hanno assistito senza possibilità di reazione: la Regione è stata risarcita per la differenza di prezzo del calcestruzzo utilizzato e il Comune di Finale, che nel frattempo ha potuto aprire la scuola, non si è nemmeno costituito. Nove anni dopo di “Cubetto” rimane solo il nome e il gran parlare di quei frenetici giorni.


© RIPRODUZIONE RISERVATA