Boom dei sistemi di pagamento “Compro ora e pago dopo”
L’analisi del Crif: «Vola il Buy now pay later (Bnpl) ma non a causa di problemi economici». Predominanza di Generazione X e Millennials, ma nel secondo trimestre del 2024 la maggiore crescita relativa è quella dei Baby Boomers
MODENA. Non si ferma il boom dei sistemi di pagamento Buy now pay later (Bnpl) – “Compro ora e pago dopo” –, i finanziamenti a breve termine che permettono di fare acquisti immediatamente e di pagarli, in più scaglioni, nei mesi seguenti.
L’analisi del Crif - Centrale rischi finanziari
A dirlo è un'analisi del Crif, che mostra come i contratti Bnpl, sempre più utilizzati dagli italiani, abbiano avuto una forte espansione negli ultimi due anni nel nostro Paese, registrando un incremento del 133% nel secondo trimestre del 2024 rispetto al primo trimestre del 2022. I Bnpl, secondo Crif, si configurano ormai sempre di più come «una valida alternativa ai classici prestiti», usati sempre di più in maniera trasversale alle generazioni. Se resta una predominanza della Generazione X (42%) e dei Millennials (34%), che continuano a rappresentare la maggior parte degli utilizzatori, sono invece i Baby Boomers a registrare la maggiore crescita relativa (+5%), rappresentando il 21% dei contratti Bnpl nel primo trimestre del 2024.
Il commento del ricercatore
Matteo Risi, ricercatore senior dell’Osservatorio innovative payments del Politecnico di Milano, sottolinea come questi servizi vengano usati «non tanto da persone in difficoltà economica, che ne hanno bisogno per acquistare qualcosa nonostante le difficoltà», bensì «da persone curiose, attente alle evoluzioni del digitale, spesso con un buon livello di educazione finanziaria». Per Risi, dunque, non si tratta tanto un tema di esigenze economiche, ma di comodità e di possibilità di posticipare un’uscita dal conto corrente».
L’analisi dell’executive director di Crif
«L'integrazione sempre più profonda nell’e-commerce ha reso il Bnpl una modalità di pagamento alternativa comoda per gli acquisti online dei consumatori», sottolinea Simone Capecchi, executive director di Crif. Ma ci sono anche rischi: in particolare, come sottolineato da Risi, «serve guardare al tasso di insolvenza», ovvero alla capacità dei consumatori «di ripagare i soldi presi in prestito dai provider».