Gazzetta di Modena

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La visita illustre

Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica, all'inaugurazione dell’anno accademico di Unimore: «Esplorate tutte le direzioni possibili»

di Maria Vittoria Scaglioni

	Il rettore di Unimore Carlo Adolfo Porro con Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica
Il rettore di Unimore Carlo Adolfo Porro con Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica

L’850esimo anno accademico dell’Università di Modena e Reggio Emilia si è aperto alla presenza del professore insignito del prestigioso riconoscimento nel 2021, che ha tenuto la lezione intitolata “La complessità vista da un fisico”

19 novembre 2024
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MODENA. Una giornata dedicata alla celebrazione dei risultati raggiunti ma con lo sguardo rivolto alle sfide del futuro, alla presenza del premio Nobel per la Fisica Giorgio Parisi. Così Unimore inaugura l’anno accademico 2024/25, che coincide con l’850° anniversario dalla fondazione dell’ateneo.

Le parole del rettore di Unimore

Il rettore Carlo Adolfo Porro ricapitola gli obiettivi conseguiti finora: «Un traguardo è la crescita del personale docente e ricercatore, del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario e dei collaboratori esperti linguistici». Tra i successi degli ultimi anni viene evidenziato l’incremento del 125% delle risorse finanziarie per la ricerca. I membri della comunità accademica sono cresciuti fino a 31.500, il 53% dei quali sono donne; la lotta per la parità di genere prosegue con l’aumento delle ricercatrici e delle docenti in ruoli apicali: «Osserviamo un maggiore ingresso delle donne in percorsi che poi consentono il transito a posizioni a tempo indeterminato, da dirigenti a docenti in tenue track».

Inaugurare il nuovo anno accademico significa guardarsi indietro: è l’occasione in cui l’università può riflettere su se stessa e sul proprio ruolo nella vita degli studenti e della comunità. «Quest’anno accademico ci proietta nel 2025, anniversario della fondazione, e contestualmente ci riporta quindi indietro di qualche secolo, più precisamente nel dodicesimo, quando tutto ebbe inizio».

Il diritto canonico all’epoca costituiva la nuova frontiera del sapere, e attorno ad esso si costruì un nuovo modello di insegnamento, connesso alla ricerca e all’indagine speculativa, uno “studium” all’origine della moderna università che fu tra i primi dell’Europa occidentale. Ma molto è cambiato da allora: «Oggi l’istruzione universitaria non è più rivolta soltanto a una ristretta cerchia di persone, costituita un tempo dagli uomini adulti dell’élite. Il diritto allo studio e alla ricerca è ora universale e ci battiamo perché continui a esserlo».

Una delle parole chiave che guida lo spirito dell’università è “qualità”: la creazione di valore pubblico nei territori di riferimento, che si tratti di storia, cultura, arte o lavoro, è la priorità dell’ateneo. «Una domanda fondamentale per ogni università pubblica è come declinare al meglio il proprio ruolo al servizio degli studenti e dei cittadini. Unimore è storicamente multidisciplinare: dal 1998 segue il modello a rete di sedi e dal 2012 è articolata in tredici dipartimenti, per garantire l’approfondimento di tutte le branche del sapere».

Gli interventi del pro rettore vicario e del rettore di Reggio

Dopo gli interventi del pro rettore vicario Gianluca Marchi, del pro rettore della sede di Reggio Giovanni Verzellesi e del presidente della consulta del personale tecnico amministrativo Giacomo Guaraldi, che hanno ricordato in particolare l’importanza dell’edilizia universitaria nel contesto cittadino e il ruolo del personale tecnico-amministrativo e bibliotecario, il professor Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica nel 2021, tiene di fatto la prima lezione dell’anno accademico, dal titolo “La complessità vista da un fisico”.

La lezione del professor Parisi
«La parola “complessità” – spiega il professor Parisi – scivola dalle mani di chi cerca di definirla precisamente. Nel linguaggio di tutti i giorni significa una cosa, mentre nel vocabolario scientifico un’altra».

La complessità applicata alla scienza ci dimostra che a volte l’ordine è nel disordine e che i sistemi più articolati sono quelli meno comprensibili e razionalizzabili dalla mente umana. «Negli ultimi anni l’attenzione di molti scienziati si è concentrata sui sistemi complessi, composti da tanti elementi che reagiscono secondo leggi diverse. Dentro questi sistemi ci sono vari meccanismi che ne stabilizzano il comportamento».

Queste osservazioni, prettamente scientifiche, possono essere estese come modello alla vita di tutti i giorni: un aereo è un sistema complesso, costituito da moltissimi componenti fisici e che sfrutta a sua volta altri sistemi, come l’aria. Ampliando il discorso, la complessità investe le relazioni, il lavoro e soprattutto lo studio universitario; eppure è un termine che sembra scomparso dal nostro vocabolario. «Ci sono tanti problemi da risolvere in questo mondo, motivo per cui dobbiamo recuperare la complessità dentro e fuori dalla scienza ed esplorare tutte le possibili direzioni, senza stabilire una gerarchia degli studi, perché è proprio dalla ricerca in sé per sé che arriva la scoperta inaspettata».