Omicidio di Alice Neri, la testimonianza choc: «Gaaloul ha abusato di me dove è stata trovata morta lei»
La rivelazione di una donna nell’udienza davanti alla Corte d’assise del tribunale di Modena: «Ai laghetti di Concordia ha preteso un rapporto orale contro la mia volontà e un’altra volta, dopo aver fatto sesso, ha minacciato di diffondere il video»
MODENA. Mohamed Gaaloul, prima della morte di Alice Neri, avrebbe costretto un’altra donna a subire un abuso di natura sessuale nello stesso luogo, i laghetti di Concordia, in cui la 32enne di Ravarino è stata trovata morta. Luogo in cui, secondo l’accusa, si trovava proprio con Gaaloul. È la rivelazione fatta ieri da una supertestimone che può avere un forte peso nella valutazione della personalità del tunisino, oggi 31enne, e delle intenzioni che aveva quando chiese ad Alice un passaggio in auto che condusse poi in questo luogo solitario. Si tratta della donna che secondo gli inquirenti sarebbe stata oggetto di un tentativo di estorsione da parte di lui.
Le rivelazioni della donna in tribunale
Da quanto trapelato a margine dell’udienza, ieri pomeriggio la donna, rispondendo alle domande dei pm (Giuseppe Amara e Claudia Natalini), ha riferito alla Corte d’assise di essere stata costretta una volta da Gaaloul, contro la sua volontà, a compiere sesso orale con lui in macchina ai laghetti. Sempre qui, un’altra volta l’avrebbe minacciata di diffondere a terzi un video in cui consumavano un rapporto sessuale. In una terza occasione, l’avrebbe costretta di nuovo a fare sesso orale quando si trovavano a casa di lei. Tre episodi avvenuti tra l’agosto e l’ottobre 2022.
L’avvocato che assiste la madre: «Prove ancora più schiacchianti»
«Le prove si stringono ancora di più contro il signor Gaaloul – incalza l’avvocato Cosimo Zaccaria, parte civile per la madre di Alice – è emerso infatti che il luogo in cui è stata barbaramente uccisa Alice è stato teatro di altri atti gravi da parte del signor Gaaloul a danno di un’altra donna. Ancora una volta emerge un quadro drammatico, che rende ancora più atroce la sofferenza dei familiari di Alice. A breve, il 18 novembre, ricorrerà l’anniversario del suo femminicidio. Confidiamo sempre più nella giustizia».
La difesa di Gaaloul: «Definirlo abuso è una falsificazione della realtà»
Ma ribatte con forza anche la difesa di Gaaloul: «Che prima che sia terminato l’esame di un testimone qualcuno si permetta di dire che è stato accertato un abuso quando lo stesso testimone non l’ha definito come tale, e anzi ha continuato serenamente a vedere l’imputato anche nei giorni immediatamente successivi, è una falsificazione della realtà» osserva l’avvocato Roberto Ghini. «Non dimentichiamo che questa testimone più volte ha dichiarato di credere fermamente all’estraneità dell’imputato ai fatti che gli sono contestati. E non ha mai presentato querela contro di lui. Sulle minacce, vedremo in sede di controesame, ma escludo categoricamente che vi fosse una richiesta di denaro. Sul presunto abuso a casa di lei, faccio presente che hanno continuato a frequentarsi anche dopo».
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