La Cisl denuncia: «Ecco i numeri choc dell’Ausl di Modena, mancano 336 professionisti»
L’analisi di Cisl Emilia centrale sull’organico in forza nella provincia modenese: «Nel 2024 solo tra gli infermieri ne sono stati persi 120, con 5 assunzioni»
MODENA. Una carenza di personale cronica e, guardando i numeri, difficilmente reversibile almeno nel breve periodo. Parliamo di Ausl e dunque dei servizi sanitari del Modenese, fatta eccezione per ospedale Policlinico e Baggiovara che sottendono all’Azienda ospedaliero universitaria: all’appello mancano in organico Ausl 336 professionisti, tra infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici.
Il grido di allarme arriva dalla Cisl, all’indomani di un tavolo sindacale con l’azienda che non ha portato i frutti sperati: «I numeri lasciano senza fiato. Ausl Modena è in una situazione gravissima, è seduta su una bomba a mano: in questo 2024 sono mancati 276 professionisti, tra infermieri, oss e tecnici vari. Che diventano 336 con i servizi che Ausl ipotizza per il 2025 senza disporre dei lavoratori necessari – evidenzia Gennaro Ferrara, leader di Cisl Fp Emilia Centrale – Questa azienda da gennaio ad ottobre ha perso altre 317 figure tra dimissioni, pensionamenti e aspettative, senza rimpiazzare nessuno. Significa che ogni giorno Ausl è abbandonata da un professionista e il carico di lavoro su chi resta diventa sempre più devastante e insostenibile, perché nulla è stato fatto per sostituire le perdite di personale». L’analisi si focalizza sui sette distretti sanitari di Modena e provincia.
«14 milioni risparmiati»
«Per affrontare una malattia bisogna prima riconoscerla e poi accettare un percorso terapeutico. La dirigenza Ausl, invece, rifiuta il confronto con la realtà e insiste a immaginare una via d’uscita che con questi numeri non esiste – prosegue Ferrara –. Si vedono tutti gli effetti della mancanza, da anni, di una direzione assistenziale. Quello che non ha capito l’azienda, lo hanno capito benissimo i lavoratori: veniamo da sette incontri, uno in ogni distretto, nei quali abbiamo parlato con quasi 300 sanitari, ai quali si somma una valanga di mail, messaggi, telefonate pressoché quotidiane. Uomini e donne che non ce la fanno più a dover gestire con sacrifici enormi una coperta che si è sbriciolata ma ha permesso ad Ausl di risparmiare circa 14 milioni di euro. I manager aziendali dovrebbero agire, disegnare un progetto gestionale nuovo e coraggioso. Eppure non succede e chi ne paga il conto, insieme ai lavoratori, sono i modenesi in fila, sono i modenesi che hanno in media un infermiere ogni 20 posti letto quando le linee guida nazionali e internazionali un infermiere ogni 8-12 pazienti in un reparto a bassa intensità».
Carpi, Mirandola, Pavullo: «Maglie nere»
Quanto sia grave lo scenario lo si capisce esplorando cosa accade distretto per distretto. Mancano dieci ostetriche, sette nella sola Carpi. Mancano 19 tecnici della riabilitazione psichiatrica sui sette distretti.
Se guardiamo al 2024, i dati aziendali indicano che negli ospedali modenesi manca il 30% degli infermieri, mentre superano le 70 unità gli infermieri che servirebbero sui servizi territoriali. Ai piani alti di chi sta peggio c’è il distretto di Carpi, che ha un fabbisogno complessivo di 61 persone. A Modena ne servirebbero 70, ma il capoluogo ha 113 mila residenti in più della città di Dorando Pietri. A Carpi, inoltre, c’è il record provinciale per la mancanza di infermieri in ospedale e per il deficit di operatori socio-sanitari.
L’ancor più piccola Mirandola ha (quasi) gli stessi numeri di Modena per l’assenza di professionisti sanitari e, per un pelo, non guida la classifica provinciale per la mancanza di tecnici radiologi. Dalla montagna alla bassa la musica non cambia: nell’ospedale di Pavullo mancano più infermieri che a Modena; a Vignola il distretto è stato privato di un numero maggiore di oss rispetto al capoluogo. «Sconcerta vedere come Ausl abbia continuato ad applicare un piano vecchio e che fa acqua da tutte le parti e ora ha l’intenzione di lanciare nel 2025 nuovi servizi, per attuare il decreto ministeriale numero 77.
È come pensare di voler vincere una guerra con un esercito fantasma: stimiamo che l’azienda avrebbe bisogno di altri 60 professionisti che, semplicemente, non ci sono», incalza ancora Ferrara.
Mancano 342 persone: 5 gli infermieri in arrivo
Qualcuno, in buona fede, potrebbe ritenere che Ausl Modena stia lavorando notte e giorno per correre ai ripari. E invece, a fronte di un buco di infermieri intorno alle 150 unità, l’azienda ha fin qui raccolto la disponibilità di cinque nuovi infermieri da assumere a tempo determinato, pescati da una graduatoria di 71 professionisti, dei quali 51 erano ancora disponibili e 33 sono stati quelli contattati da Ausl.
«Durante il mese di novembre, l’Università di Modena e Reggio Emilia consegnerà la laurea a circa 140 ragazzi del corso in scienze delle professioni infermieristiche. Se per assurdo Ausl riuscisse ad ingaggiarli tutti col bando che uscirà il 27 novembre, non risolverebbe la mancanza di queste figure professionali», affermano ancora da Cisl.
In 10 mesi scomparse 317 unità
Il tasso di perdita di personale da gennaio ad ottobre è elevatissimo. Hanno lasciato in 317: 120 infermieri, 107 oss, 90 lavoratori delle professioni sanitarie. Tra le ragioni dell’abbandono ci sono pensionamenti, dimissioni, aspettative. Ma quale che sia la ragione, quel che conta è che questi lavoratori non sono stati rimpiazzati: «I modenesi restano in fila per ore, hanno una sanità a rilento ma Ausl risparmia milioni di euro. Ricordo ai vertici Ausl che sono tutti dipendenti pubblici e in quanto tali dovrebbo operare con diligenza, lealtà, imparzialità, nel segno di quella buona condotta così ben descritta in Costituzione», sottolinea Ferrara.
«La festa sul Titanic»
Anziché discutere di come gestire l’emergenza, di come stabilizzare i precari, di come impostare un piano di assunzioni vero, massiccio e, certo, progressivo; anziché discutere di come fermare i turni massacranti, Cisl Fp Emilia Centrale evidenzia che l’azienda ha ben pensato giovedì scorso di battezzare 68 posizioni (tra nuove e vacanti) che in gergo sindacale sono i celebri “quadri”.
«Parliamo di coordinatori (caposala) per la gran parte. L’effetto è quello di togliere dalla prima linea dei lavoratori queste 68 persone, che ora avranno altri compiti. Una scelta folle, Cisl Fp non ci sta, non intende partecipare al banchetto per piazzare propri uomini e donne tra i quadri. Mentre l’iceberg si avvicina alla nave, sul Titanic la festa prosegue. Per questo abbiamo abbandonato il tavolo con Ausl, scoprendo che, subito dopo, in un paio d’ore, sono stati firmati da Ausl accordi con altri sindacati che non fermano l’iceberg e che erano bloccati da mesi – chiosa Ferrara –. Siamo alle prese con la peggiore dirigenza Ausl di tutta la regione, se parliamo di liste d’attesa Ausl Modena è quarta in regione, mentre la vicina Reggio è la più virtuosa. E poi, restiamo a Modena, senza andare lontano: al Policlinico, dove mi pare impieghino anche lì infermieri, oss e tecnici, non succede il dramma che sta vivendo il personale di Ausl. Vedremo se fra un paio di settimane qualcuno inizierà a prenderne coscienza. Questa non è più una battaglia sindacale – chiude Ferrara –, è una lotta per la salvezza della sanità dei modenesi».
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