Omicidio Alice Neri, la madre: «Un vuoto senza fine»
Patrizia Montorsi fuori dal tribunale di Modena: «Ho un bisogno profondo di giustizia»
Concordia «Sono passati due anni ormai dalla morte di Alice, ma non c’è giorno che non pensi a lei. Vivo ormai come in un limbo, e tutto quello che posso fare è aspettare giustizia».
Così ieri, all’uscita dal tribunale, Patrizia Montorsi, la madre di Alice Neri, la 32enne trovata morta carbonizzata nelle campagne di Fossa di Concordia il 18 novembre 2022. Nonostante tutta la fatica emotiva che le costa stare in aula mentre vengono ripercorse le circostanze che hanno portato alla morte della figlia, ieri mattina si è recata al processo per sentire e conoscere la verità, trovandosi a pochi metri da Mohamed Gaaloul. È uscita con viso sofferente, ma consapevole di un altro passo avanti compiuto in sede di giudizio. E ha accettato di parlare con la Gazzetta.
Patrizia, ormai sono due anni senza Alice. Come si sente?
«È un brutto vivere, due anni ancora in attesa di una risposta: mi sembra di stare in un limbo. Non ci salti mai fuori come mamma da questi momenti, non si supera mai la perdita di una figlia in questo modo. Per voi che fate la cronaca, questi sono momenti di tribunale, di richiesta di giustizia, ed è giusto che sia così. Una madre ascolta, cerca di capire, ma poi ricade sempre lì: pensa che al di là di tutte le valutazioni, lei la sua bambina non ce l’avrà mai più, non l’abbraccerà mai più. Questo è».
Le manca tanto Alice?
«Se mi manca? Alice era la mia vita... Certo che mi manca tantissimo, non si può spiegare né capire quanto».
Ha visto che, anche in questa udienza, gli elementi d’accusa sembrano stringere sempre di più su Gaaloul... Lei pensa che sia stato lui ad ucciderla?
«Io mi rimetto alle persone competenti, che credo abbiano lavorato bene su questo caso. E mi risulta che tutti gli elementi raccolti dalla Procura siano contro Gaaloul».
Chiede giustizia?
«Ho un bisogno profondo di giustizia, almeno questo. Avrei più bisogno di Alice, ma lei non me la ridarà mai nessuno. Posso solo sperare che giustizia sia fatta sulla sua morte. Altro non posso chiedere».
Come vive questi giorni che avvicinano al 18?
«Non sono molto diversi dagli altri, sempre segnati da un dolore che mi perseguita. È così sempre, indipendentemente dall’anniversario, un dolore che solo chi lo prova può capire. Continuo a cercare Alice ovunque, anche se so che non la vedrò mai. Cerco di sentirla accanto a me lo stesso, nella mia casa, nelle cose che faccio. L’altro giorno mentre guardavo alla finestra, una farfalla si è posata sul mio davanzale. Mi è venuto spontaneo pensare a lei. È una cosa difficile da capire, lo so, ma mi aiuta a sopravvivere».
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