Guida Michelin: Jessica Rosval, Mattia Trabetti e Francesco Corradi, da Modena all’Olimpo dei grandi chef
Prima stella ai ristoranti "Il Gatto Verde" e "Alto". «Sono momenti di grande felicità e gratitudine»
MODENA. Gli occhi lucidi. Le mani che si incrociano davanti alla bocca nel tentativo di contenere lo stupore. Tanti ringraziamenti ai famigliari, alla propria comunità, ai propri sforzi. Perché buona cucina significa anche sacrificio. Insomma, è stata tutta un’emozione, martedì 5 novembre, al teatro comunale di Modena. Si respirava l’aria dei giorni grandi, quelli in cui la tensione e un pizzico di incredulità si mescolano. Il teatro era gremito come non mai, straripava di appassionati, cuochi, intenditori e sommelier. Le voci si abbassavano non appena un nome veniva pronunciato, gli applausi rombavano nel buio tra uno sguardo d’intesa e un sorriso.
La Guida Michelin
Era la Michelin, la guida che ogni anno conferma e consacra il talento dei grandi chef, ad assegnare le nuove stelle. Ma ieri, più di altre volte, si percepiva la volontà di essere una comunità, la gratitudine verso la propria terra, lo stupore di essere considerati grandi.
A Modena
Tra le tante stelle assegnate, ha sicuramente brillato quella della modenese Jessica Rosval, che con il suo ristorante Il Gatto Verde ha ottenuto la stella Michelin rossa e, in più, quella verde per la sostenibilità. Rosval, una tra le poche donne premiate dell’edizione, è il volto di una generazione che si affaccia al mondo della cucina con visioni che vanno oltre il piatto. La giovane chef, allieva di Massimo Bottura, è un simbolo della rinascita gastronomica modenese, un volto tenace e gentile che rappresenta la creatività della sua città.
«Sono momenti di grande felicità e gratitudine - ha raccontato commossa, ringraziando Massimo Bottura, suo mentore -. Il mio ristorante è nato appena un anno fa, e questi riconoscimenti mi danno una motivazione in più per spingere la nostra cucina sempre più in alto, sia dal punto di vista estetico che etico. L’idea che i miei progetti siano stati premiati mi fa davvero capire - ha concluso - di essere sulla strada giusta».
Il grande Massimo Bottura
E il suo grande maestro Bottura, dal canto suo, non ha risparmiato le lodi: «Da solo sono Massimo Bottura, ma solo col mio team riesco a creare la Francescana - ha commentato -. Il Gatto Verde è una parte di questa famiglia, e sono davvero orgoglioso di Jessica e del suo percorso, che non smette mai di stupirmi. Più che la stella rossa, mi rallegra la stella verde, quella della sostenibilità. Perché vorrei che si iniziasse sempre di più a capire che anche la cucina può cambiare il mondo».
A Fiorano
Mentre il susseguirsi delle premiazioni riempiva il teatro di nuove stelle, emozioni e abbracci, tra le personalità più attese del nostro territorio spiccavano Mattia Trabetti e Francesco Corradi del ristorante Alto di Fiorano. «Non ce lo aspettavamo, ma lo speravamo - hanno detto con la voce rotta - Il progetto del ristorante, nato solo due anni e mezzo fa, è una celebrazione del territorio: è questo che ci rende più fieri. Il nostro menù Modena Safari, infatti, esplora tutti i sapori della provincia, a partire dalle terre della Bassa fino all’Appennino».
E dopo una menzione speciale al ristorante La Clinica Gastronomica di Arnaldo di Rubiera, culla della tradizione culinaria del nostro territorio, tra i sorrisi e le lacrime della platea è stata premiata anche l’innovazione delle menti dei più giovani.
L'ospite
A farlo, la presenza carismatica di Antonino Cannavacciuolo, che con umiltà ha ricordato a tutti il valore dell’ascolto e della collaborazione: «Sono orgoglioso di voi, siete forti - ha detto confidenzialmente - È da ignoranti non ascoltare i giovani, che hanno una forza paurosa. Ci vuole sinergia», ha aggiunto, sottolineando il legame indissolubile che, secondo lui, deve unire le generazioni. E così, quando anche l’ultima stella è stata assegnata e le luci del teatro si sono abbassate, l’atmosfera di Modena è rimasta sospesa tra l’orgoglio e la determinazione di un’edizione che ha premiato non solo il talento, ma anche la capacità della cucina italiana di essere radicata e al tempo stesso proiettata verso il futuro, in un equilibrio tra tradizione e innovazione, che non smette di evolversi.