Accoltellò un 17enne sul bus a Modena: condannato a 9 anni di carcere
La sentenza per il 19enne autore di un’aggressione choc a scopo di rapina. La madre della vittima: «Ha ancora paura a salire in corriera, trauma indelebile»
MODENA. L’episodio fu sconvolgente: l’accoltellamento per rapina di un 17enne sulla corriera, mentre tornava a casa da scuola. E la condanna è arrivata: 9 anni e 4 mesi di carcere per il 19enne che ha usato questa terribile violenza. È stata emessa ieri mattina dal giudice Alessandra Sermarini, su richiesta del pm Monica Bombana, su un fatto sconcertante che ha scioccato la città.
L’aggressione choc
Era il 17 gennaio 2024, all’uscita da scuola. Dalla stazione era appena partita una corriera della linea 820 che riportava a casa gli studenti da Modena a Maranello, Serra e Pavullo. Arrivato in Largo Aldo Moro, l’autista si fermò per le grida degli studenti che, terrorizzati, chiedevano di aprire le porte per scendere subito. Tra di loro, un ragazzino tutto insanguinato nel volto. Il 17enne, italiano, stava tornando a casa a Formigine quando, appena partiti, un 19enne (di origine straniera ma nato e residente a Sassuolo) lo aveva aggredito intimandogli: «O il portafoglio o la vita». Non ha praticamente lasciato all’altro neanche il tempo di protestare: gli ha sferrato subito cinque coltellate, di cui tre andate a segno. Una al volto, una al collo e una al corpo. Una scena sconvolgente, sia per la vittima che per i ragazzi che vi hanno assistito. L’autista aprì subito le porte gli altri ragazzi si misero in salvo, il ferito venne soccorso. L’aggressore rimase seduto sul bus, come inebetito: venne subito raggiunto e arrestato dalla polizia Locale di Modena. Le condizioni del ferito apparvero subito gravi, ma venne sottoposto a un intervento chirurgico e si salvò. Tuttora però porta i segni, anche esteriori, dell’accaduto: il coltello ha inciso i nervi facciali e non ha ancora ripreso la piena funzionalità del volto.
La sentenza
Pesantissime le accuse per il 19enne: tentato omicidio, rapina e porto abusivo d’armi. Assistito dall’avvocato Luigi Milito di Bologna, ha chiesto e ottenuto il rito abbreviato, che consente di avere lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna. Ieri la sentenza: 9 anni e 4 mesi appunto, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Resterà dunque parecchio nel carcere di Sant’Anna, dove si trova tuttora.
La madre e l’avvocato
Pienamente soddisfatti della sentenza la madre della vittima, che ha seguito tutte le fasi del processo assieme all’avvocato Henrich Stove, con cui si è costituita parte civile. «C’è piena soddisfazione per la sentenza su un duplice fronte – sottolinea l’avvocato Stove – intanto per una pena certamente commisurata alla gravità del fatto. Poi per il percorso impeccabile compiuto da Procura e Tribunale, che ha portato a una sentenza su un fatto di questa portata in soli dieci mesi. Un fatto che si situa all’interno di una percezione di insicurezza in città che è ormai di quotidiana evidenza. Una violenza con cui anche in una città come Modena purtroppo ci stiamo abituando a confrontarci quasi ogni giorno».
«Per la prima volta in dieci mesi, la madre dell’imputato oggi mi ha chiesto scusa, dicendo che suo figlio è malato – racconta Saskia Wink, la madre olandese della vittima – mi hanno fatto piacere queste scuse: non me le aspettavo. Il trauma che ha subito mio figlio però resta. Intanto a livello fisico, perché non ha ancora recuperato la funzionalità del viso. E poi il trauma interiore, che forse non supererà mai. Ha ancora paura a prendere il bus, chiede di essere accompagnato quando va in giro. Anche sua sorella ha paura adesso ad andare in giro per Modena. Del resto, ogni giorno quasi succede un fatto violento. Io invece voglio che mio figlio e mia figlia, come gli altri adolescenti, possano girare tranquilli per la città senza la paura di trovarsi un coltello alla gola: questo è inaccettabile per una città come Modena».
La difesa
«È una pena eccessiva nei confronti di un ragazzo che ha serie problematiche psichiatriche, e che ha vissuto un’infanzia d’inferno, tanto da essere affidato a un amministratore di sostegno. Non voleva uccidere, voleva solo il portafogli. In udienza ha chiesto scusa, spiegando di aver agito sotto l’effetto di psicofarmaci, non lucido. Aspettiamo le motivazioni della sentenza, senz’altro valuteremo l’appello». Così commenta la sentenza l’avvocato difensore dell’imputato, Luigi Milito del Foro di Bologna.
Ma ieri in Tribunale era presente anche la madre dell’imputato, che in un momento abbastanza toccante ha chiesto scusa per ciò che ha compiuto suo figlio. «Ho chiesto scusa alla signora perché mi dispiace molto per quello che ha fatto mio figlio – sottolinea la madre – è sempre stato un ragazzo problematico, non so quante volte abbiamo chiamato i servizi sociali per lui, ma hanno fatto ben poco. Era in un momento di crisi quando ha accoltellato quel ragazzo: lo ha fatto nel chiuso di un bus, è chiaro che non era lucido, perché non poteva in alcun modo scappare.
Spero tanto che non trascorra il tempo della condanna in carcere, che peggiorerebbe solo le cose. Ha bisogno di essere seguito in una Rems, in una struttura sanitaria».