Gazzetta di Modena

Modena

L’aggressione

La paziente rifiuta il prelievo dal tirocinante: i parenti entrano in reparto e picchiano due infermieri dell’ospedale di Baggiovara

di Manuel Marinelli
La paziente rifiuta il prelievo dal tirocinante: i parenti entrano in reparto e picchiano due infermieri dell’ospedale di Baggiovara

Ennesima aggressione ai danni del personale sanitario: è accaduto nell’unità di Terapia intensiva coronarica. La direzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena condanna ed esprime piena solidarietà ai professionisti coinvolti

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MODENA. Un semplice prelievo di sangue. È questo il motore di una violenta aggressione ai danni di due infermieri avvenuta nella mattina di oggi, lunedì 28 ottobre, nella struttura complessa di Cardiologia dell’ospedale civile di Baggiovara, all’interno dell’unità di Terapia intensiva Coronarica.

Il rifiuto a un prelievo effettuato da un tirocinante

A innescare il tutto una paziente del reparto. Erano circa le 7.15 quando un infermiere informa l’anziana signora che ad effettuare  il prelievo di sangue sarebbe stato un giovane tirocinante, ovvero uno studente del terzo anno che sta imparando a mettere in pratica sul campo le nozioni acquisite durante i corsi all’Università di Modena. La risposta della signora? «Non sono una cavia. Voglio che sia un vero infermiere ad infilarmi l’ago nella vena». Vista la volontà della signora, l’infermiere allontana lo studente ed effettua il prelievo alla paziente. Gli animi sembrano esserci calmati e tutto pare rientrare alla normalità. Ma così non è.

L’ingresso dei parenti in reparto e la rissa

Infatti, poco dopo, verso le 8.30, nel reparto arrivano alcuni famigliari, che iniziano ad inveire contro il personale sanitario dell’ospedale. La situazione degenera quando il marito si avventa con ferocia contro l’infermiere, colpendolo con un pugno. Anche l’altro familiare da manforte ed inizia così il pestaggio ai danni dell’operatore sanitario, che cade a terra sotto i colpi. Una scena da film. Ma non è finita qui: interviene infatti un collega che viene anch’egli pestato. Fortunatamente, grazie all’arrivo sul posto di altri medici e infermieri, i due aggressori vengono separati e allontanati e i due infermieri vengono soccorsi immediatamente dai colleghi. I due sono stati ricoverati al Pronto soccorso entrambi con 10 giorni di prognosi.

La condanna dell’Azienda ospedaliero-universitaria

L’episodio è stato condannato dall’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena con una nota: «L’Azienda conferma che questa mattina i parenti di una paziente hanno circondato ed aggredito un infermiere dell’unità di Terapia intensiva coronarica di Baggiovara. La direzione dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena, nel condannare con forza qualsiasi aggressione contro il personale sanitario, esprime piena solidarietà a tutti i professionisti coinvolti riservandosi ogni opportuno e successivo approfondimento con l'ufficio legale interno».

La denuncia della Cgil

Sul tema sono intervenuti anche Giulia Casamassima e Giuseppe Fornaro di Fp Cgil Sanità Modena: «Ormai le aggressioni ai sanitari non accadono più solo al Pronto Soccorso, ma anche in altri reparti ospedalieri particolarmente delicati come la terapia intensiva e come in questo caso hanno visto come vittima un infermiere che vanta una lunga esperienza professionale.

Anche qui troviamo lavoratori completamente abbandonati al proprio destino e oggi più che mai servono procedure per disinnescare momenti di tensione anche in luoghi in cui le aggressioni non erano mai capitate in precedenza.

Serve più controllo da parte dell’azienda ospedaliera durante la presenza dei parenti nei reparti. Chiediamo che l’azienda ospedaliera possa costituirsi parte civile non solo per danni alle cose, ma anche per le aggressioni fisiche e verbali al personale.

E’ inaccettabile che un sanitario impegnato in un’attività di cura venga malmenato in modo così brutale da avere 10 giorni di prognosi al PS.

A causa delle violenze verbali e fisiche continuiamo a registrare una disaffezione per la professione che si traduce anche nella diminuzione delle iscrizioni alle facoltà infermieristiche.

Basti pensare che nel concorso per personale amministrativo appena bandito dalle aziende sanitarie pubbliche dell’Emilia Romagna, dove l’Ausl di Modena è capofila, registriamo oltre 50 richieste di partecipazione da parte di personale sanitario e socio-sanitario che sono attualmente in forza in azienda, un dato che non si è mai registrato in precedenza e la dice lunga sulle condizioni di lavoro e lo stress psicologico e fisico che gli infermieri e gli Oss vivono ogni giorno».

L’intervento della Cisl

«Prosegue il bollettino di guerra: questa mattina due infermieri sono stati pestati nel reparto di cardiologia di Baggiovara, dai congiunti di una paziente che aveva rifiutato il prelievo di sangue da un tirocinante. Un far west inaccettabile, oltre che cafone e animalesco, che conferma l’urgente necessità di rapide misure di protezione per i nostri sanitari».
Così Gennaro Ferrara, leader della Cisl Fp Emilia Centrale, rende noto l’ennesima storia violenta che stavolta è costata venti giorni di prognosi a due professionisti che hanno il solo torto di aver fatto il loro lavoro.

«Ringraziamo la Dirigenza dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena per la grande professionalità con cui sta seguendo il caso. Il personale del reparto si è dovuto fermare a causa di quello che è descritto come uno scenario apocalittico in un luogo di cura, tra lo sgomento dei pazienti. Si tratta di interruzione di pubblico servizio, ci sono i testimoni, c’è tutto quel che serve per vedere gli aggressori sbattuti in galera e sanzionati come prevedono le nuove norme. Ce lo auguriamo ma, purtroppo, non basta. Pochi minuti di follia hanno messo fuori servizio due infermieri che dovevano servire la comunità dei pazienti e dei ricoverati nella cardiologia di Baggiovara. Per il gesto di alcuni cafoni violenti tutti dovremo pagare il conto. E’ importante richiamare alla civiltà dei comportamenti: se anche ci fossero state ragioni, i canali da utilizzare erano la segnalazione all’Urp o alla direzione sanitaria, non certo l’uso della violenza», attacca Cisl Fp.
Che aggiunge: «Non è solo necessario, è un dovere chiedere che la mattanza si fermi e lo si faccia con nuovi strumenti: apparecchi per la chiamata tempestiva dei soccorsi in caso di pericolo e la piena assistenza da parte del team legale, in questo caso dell’Azienda Ospedaliero Universitaria, durante la denuncia e il successivo ed eventuale processo. Vogliamo vedere gli aggressori davanti ad un giudice e chiederemo all’Azienda di costituirsi parte civile, destinando i soldi del risarcimento ad un fondo per il sostegno delle vittime di aggressione».