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Il caso

Scarica video pedopornografici: scoperto dagli Usa, finisce a processo a Modena

Scarica video pedopornografici: scoperto dagli Usa, finisce a processo a Modena

È stata Dropbox, tramite i suoi sistemi di vigilanza, a trovare i video, inviando subito segnalazione a Milano: nei guai un 26enne mirandolese

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MIRANDOLA. Scoperto e segnalato dagli Stati Uniti per diffusione di materiale inequivocabilmente pedopornografico, finisce sotto indagine prima a Milano e poi a Bologna, quindi a processo a Modena, dopo aver rischiato tantissimo in termini giudiziari.

Scoperto dagli Usa

La vicenda riguarda un 26enne di Mirandola, che nel 2023 ha scaricato sui suoi dispositivi elettronici una notevole mole di materiale pornografico. In mezzo, anche video con protagonisti chiaramente di minore età, quindi materiale pedopornografico, su cui la vigilanza a livello internazionale è altissima. Lui ha pensato bene di caricare questi video su Dropbox per mandarli a due conoscenti. Ma il materiale illegale non è sfuggito ai sistemi di sorveglianza della società che gestisce il sistema, la californiana Dropbox Inc., che ha inviato subito segnalazione all’Italia, nella fattispecie alla Procura di Milano. Dall’indirizzo Ip, gli inquirenti sono arrivati a localizzare nella provincia di Modena l’autore del caricamento. E la Procura di Bologna ha indagato il 25enne con un’accusa pesantissima: detenzione di materiale pedopornografico, con l’aggravante della diffusione e divulgazione. Reati molto gravi, che portavano il 25enne a rischiare parecchio: non permettono neanche di accedere a riti alternativi, come messa alla prova e patteggiamento.

Le indagini difensive

Tramite il suo avvocato di fiducia, Chiara Virgili, il 25enne ha tentato di ridimensionare l’impianto accusatorio con indagini difensive. Preso atto della consulenza tecnica di cui si era avvalso il pm, il legale ha incaricato un ingegnere informatico di svolgere una consulenza di parte, tramite la quale è riuscito a dimostrare che non c’era stata diffusione indiscriminata delle immagini, ma solo la cessione gratuita a due persone. Le considerazioni sono state accolte dal pm di Bologna, che ha quindi modificato in questo senso il capo d’imputazione, togliendo le aggravanti e trasmettendo gli atti a Modena perché per questo tipo di reati si procede davanti al tribunale monocratico (un solo giudice). Nello specifico, con citazione diretta a giudizio, senza udienza preliminare.

Il caso è stato dunque discusso ieri mattina davanti al giudice Roberto Perrone. La difesa, visto che il giovane è incensurato, ha chiesto che gli venga concessa la messa alla prova. Adesso sarà l’Ufficio esecuzione penale esterna a svolgere un’indagine psicosociale sul ragazzo per capire se ci sono i presupposti per ammettere il 25enne a questo tipo di percorso, che in sostanza gli eviterebbe qualsiasi condanna. Sarebbe un epilogo “soft”, a fronte di un’accusa iniziale pesantissima. Altrimenti, il patteggiamento. Si saprà la decisione a inizio 2025.  

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