Lavoro nero e caporalato nel settore tessile a Reggio Emilia e Modena, anche un laboratorio cinese di Carpi nella maxi-operazione
Multa da 50mila euro e sospensione per l’attività “capofila” di altre 6 sanzionate nel Reggiano. In una di queste il titolare è stato arrestato: sfruttava i lavoratori impiegandoli più di 12 ore, anche di notte e nei festivi, e li teneva vicino al laboratorio a mangiare e dormire in condizioni igieniche scarse
CARPI. C’è anche un laboratorio di Carpi tra le 7 aziende del settore tessile sanzionate al termine di un'importante operazione di contrasto al caporalato e allo sfruttamento lavorativo condotta tra il 7 e il 10 ottobre a Reggio Emilia e Modena, sotto il coordinamento della Procura di Reggio. L’operazione è stata condotta in sinergia tra il Nucleo carabinieri ispettorato del lavoro di Reggio e Modena, il Comando provinciale dei carabinieri di Reggio, il personale dell’Ispettorato territoriale del lavoro, in collaborazione con il progetto “Common Ground” del Comune di Reggio e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni. Questi i provvedimenti assunti:
- Una persona è stata arrestata con l’accusa di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, fenomeno tristemente noto come “caporalato”.
- Altre sette persone sono state denunciate per violazioni delle normative sulla salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, di cui quattro coinvolte in attività illecite di sfruttamento lavorativo.
- Sette attività imprenditoriali sono state sospese
- Identificati 101 lavoratori, di cui 21 sono risultati impiegati “in nero” e sette privi di regolare permesso di soggiorno.
- Le sanzioni amministrative comminate superano i 100.000 euro, mentre le ammende relative a violazioni delle normative ammontano a circa 300.000 euro.
A Reggio Emilia
In un laboratorio tessile di Reggio Emilia sono stati individuati 14 lavoratori di diverse etnie, 6 dei quali sono risultati in nero e 3 privi di titolo di soggiorno. Le indagini hanno consentito di appurare che tutti i lavoratori presenti erano vittime di sfruttamento lavorativo da parte del datore di lavoro. Erano infatti stati impiegati, nell’arco di un periodo di tempo notevole, per una media di circa 12 o più ore giornaliere, indistintamente tra la notte, il giorno e i festivi e percependo una retribuzione palesemente difforme in relazione alle norne inderogabili di legge e contratti collettivi nazionali di lavoro.
Gli stessi lavoravano privi della prevista informazione e formazione sulle norme di salute e sicurezza e della prevista sorveglianza sanitaria, lavoravano in un laboratorio con evidenti violazioni di salute e sicurezza, come poca illuminazione, inefficienza del sistema di aerazione, inadeguatezza dei sistemi di prevenzione incendi e la presenza di umidità e muffa sulle pareti. Inoltre, ospitati in appartamenti attigui al laboratorio, vivevano in spazi non idonei, con scarse condizioni igieniche e spesso in stanze ricavate con muri in cartongesso da stanze più grandi.
I lavoratori usufruivano di un locale mensa posto in un locale attiguo al laboratorio totalmente inadeguato e con scarsa igiene. In un caso, il sistema di video-sorveglianza (opportunamente sottoposto a sequestro), non autorizzato consentiva al datore di lavoro di monitorare i turni di lavoro degli operai i quali sono risultati vivere tutti insieme in un dormitorio adiacente la ditta, trovato in cattivo stato di manutenzione ed ordine. L’attività è stata sospesa con provvedimento ad efficacia immediata. Sono state contestaste violazioni amministrative per oltre 40mila euro e comminate ammende per oltre 80mila euro.
Nello stesso laboratorio, dopo pochi giorni dalla contestazione del reato e dopo lo svolgimento di ulteriori indagini, personale del Nil di Reggio Emilia ha arrestato in flagranza il titolare del laboratorio tessile per il reato di cui all’art.603 bis. del Codice penale ovvero “Intermediazione illecita e sfruttamento di lavoro”. È stato portato in carcere.
Nella Bassa reggiana
Blitz anche in quattro imprese tessili della Bassa reggiana operanti nel settore manifatturiero, che si occupano confezioni di abbigliamento. Anche qui sono state rilevate molteplici irregolarità sia riguardo all’impiego dei lavoratori sia riguardo agli ambienti e alle attrezzature di lavoro non conformi. In particolare, per via della gravità delle violazioni commesse, sono state sospese tutte le attività tessili sottoposte a controllo perché tutte condotte in maniera spregiudicata e talvolta con l’alto rischio di infortuni. Sono emerse irregolarità sia degli ambienti di lavoro, perché privi delle più elementari dotazioni di emergenza sia delle attrezzature da taglio e stiro non conformi, poiché in alcuni casi private dei dispositivi di protezione e quindi altamente pericolose per la sicurezza degli utilizzatori. Durante i sopralluoghi sono stati individuati 12 lavoratori in nero tra i 42 controllati di cui 4 di essi risultati completamente privi di documenti di identità e per cui irregolari sul territorio. L’attività consentiva di elevare sanzioni amministrative pari a quasi 60mila euro e a comminare ammende per circa 180 mila euro.
A Carpi
Contestualmente è stato sottoposto a verifiche ispettive anche un laboratorio tessile a Carpi, ritenuto “capofila” rispetto i principali committenti e i laboratori di confezione tessili cinesi operanti nel territorio reggiano e sottoposti a verifiche. Identificati 41 lavoratori di cui 2 impiegati in maniera irregolare. Le verifiche in materia prevenzionistica hanno consentito di rilevare e contestare al datore di lavoro violazioni circa gli ambienti di lavoro non conformi e l’impiego degli operai senza le previste procedure in materia di formazione e sorveglianza sanitaria. Complessivamente sono state elevate sanzioni amministrative per quasi 10mila euro ed ammende per oltre 40mila euro.