Gazzetta di Modena

Modena

L'intervista

Muzzarelli: «In Regione per difendere Modena e le sue eccellenze, no a Maserati cinese»

di Davide Berti
Muzzarelli: «In Regione per difendere Modena e le sue eccellenze, no a Maserati cinese»

Parola all’ex sindaco in vista delle elezioni regionali: «La mia candidatura? So come si lavora a Bologna»

09 ottobre 2024
4 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Sapere, saper fare, saper essere. L’essenza della modenesità che Gian Carlo Muzzarelli, nel salotto di casa, anche ieri ha rimarcato dopo l’ufficialità del suo nome nella lista del Pd per le prossime regionali.
“Muzza”, così come sarà scritto sulla scheda elettorale, dice che sa di cosa si tratta, perché la Regione l’ha vissuta da dentro per 14 anni: «So come si lavora a Bologna, serve grande concretezza e impegno».
“Muzza” dice che sa fare quadrato attorno a Modena: «Sanità e infrastrutture vengono prima di tutto ».
“Muzza” dice che sa anche di essere scomodo per i colleghi della lista: «Mi sono messo in silenzio: un po’ perché mi ci hanno messo, un po’ perché mi è servito».

Come è stato il silenzio?

«Anche rigenerante. Ho deciso con mia figlia Emma di rimanere a vivere a Modena. Mi sono dedicato a “L’amore moltiplica”, lo dovevo ad Alessandra. Ora sono pronto a questa sfida, i modenesi hanno bisogno di solidità e coerenza e in politica non si vive di sola poesia».

Il Pd con lei non è stato poetico...

«Tengo le ferite per me, le cicatrizzo per conto mio».

Lo scontro Muzzarelli-Mezzetti è finito con l’urbanistica?

«Io di Modena parlo solo bene e non giudico l’operato del sindaco. Che giudizio posso dare dopo tre mesi? Posso invece dire che lavorerò per il bene di Modena come ho sempre fatto».

Perché si è candidato?

«Ci sono perché c’è ancora da fare. È importante conoscere Modena e tutta la provincia. Ed è altrettanto importante saperla rappresentare in Regione e sapere farlo al meglio. Non può esserci vera libertà senza giustizia sociale, e non ci può essere giustizia sociale senza libertà».

Cosa chiede?

«Vogliamo più lavoro, più conoscenze, più saperi, valorizzando le tante eccellenze modenesi: dall’agroalimentare ai motori, dalla ceramica al biomedicale, dalla moda all’intelligenza artificiale, dal turismo alla montagna. Con un sistema sanitario e di welfare in grado di rispondere ai nuovi bisogni e alle nuove domande. Di questa grande sfida, il Partito Democratico deve essere al centro».

Il Pd è stato, come spesso ultimamente, centro di polemiche sui nomi.

«Dobbiamo restare uniti per valorizzare l’Emilia Romagna. Dobbiamo avere un nostro programma serio e radicalmente alternativo alla destra».

A cominciare dall’autonomia differenziata?

«La nostra tradizione è quella di un sistema locale che è parte forte di un disegno costituzionale. Non un municipalismo ripiegato su se stesso, ma parte di un forte sistema previsto in Costituzione di autonomie locali e Regioni. Noi sappiamo spendere le risorse statali, e farlo bene. La nostra proposta non sarebbe costata un euro in più allo Stato. Lo scopo era semplificare e sburocratizzare, dare risposte rapide ed efficaci a cittadini e imprese. La destra invece prepara la spaccatura dell’istruzione nazionale e dei principi basilari del diritto alla salute. Noi puntavamo all’efficienza dei servizi, qui invece ci si prepara a dividere i destini delle aree del Paese, come se l’Italia non fosse già profondamente divisa».

Cosa mette al centro dei giorni che la separano da qui alle votazioni?

«Con il comitato elettorale che ho costituito non abbiamo dubbi. La parola è comunità, facendo una sintesi sulle generazioni: dobbiamo creare ancoraggi per i giovani, capire insieme cosa significa progredire in modo intelligente e forte per trovare soluzioni ai problemi».

Su questi ha dato due priorità: sanità e infrastrutture.

«La sanità è ormai una vocazione. So che andrò a fare il consigliere se sarò eletto, non penso ad altri ruoli e ora non mi interessano neanche. Questo impegno sul sistema sanitario me lo prendo perché lo avevo promesso ad Alessandra con l’esperienza politica e personale che ho maturato in questi anni: non possiamo lasciare indietro nessuno, è un patto di crescita che dobbiamo sottoscrivere con i cittadini. Sulle infrastrutture è ora che si cominci a parlare di Statale 12 Canaletto: ci sono finanziamenti da sbloccare».

Una urgenza per Modena?

«Difenderla. Faremo eventi, oltre che sulla sanità, anche sulla casa, sul turismo e sull’automotive. E a proposito di questo ragioniamo da subito di Maserati. Lo faccia il governo, lo faccia la Regione: non si può lasciare che vada in mani straniere. E non mi riferisco alla Francia, ma alla Cina».

Prego?

«Modena fa gola, ha le sue eccellenze, c’è chi le vorrebbe e chi, come nel caso Maserati, le sta trattando. Teniamola qui e difendiamola. E rigeneriamola laddove necessario. Tra poche settimane il trasferimento del tribunale alla Manifattura Tabacchi sarà nero su bianco».

Difendere Modena anche da Bologna, come è accaduto per la Fiera?

«Va fatta una riflessione regionale dove si devono chiarire, e valorizzare, i ruoli di chi è polo principale e di chi è satellite. Io sono per il patto Bologna-Modena, l’ho sempre detto convintamente anche sul turismo e su tutti quei progetti che ci devono vedere pionieri, giocando con l’innovazione un ruolo strategico sulle scelte decisive in materia di demografia e ambiente».