Vasco Rossi a Modena per Vivere/Living: «Questo libro è una carezza ricevuta dopo tanti schiaffoni»
Il rocker di Zocca al teatro Storchi: «Da Emilio Mazzoli un riconoscimento che vale un Oscar. Per me è sempre un’emozione tornare qui»
MODENA. «Questo libro è una carezza, dopo tanti schiaffoni ricevuti dalla critica nel corso degli anni. Un vero e proprio riconoscimento che mi tengo molto stretto, perché arriva da un personaggio che è una istituzione a livello culturale e io ne vado fiero».
Inizia da qui Vasco Rossi, poco prima di salire sul palco del teatro Storchi di Modena, nel commentare Vivere/Living, il libro fortemente voluto da Emilio Mazzoli nato dalle strofe delle sue canzoni e dai pensieri in libertà tradotti niente meno che da un “guru” della beat generation: il poeta Paul Vangelisti. «Un altro grande onore -sorride schernendosi Vasco - peccato che io per pigrizia non ho mai voluto studiare a fondo l’inglese, mastico solo qualche parola, per i miei periodi di vacanza a Los Angeles, ma sicuramente se Paul ha fatto questo lavoro il risultato è eccellente». Per Vasco un’altra tappa che reputa importante nella sua carriera, ottenuta guarda il caso ancora a Modena dove nel 2018 aveva ricevuto le chiavi della città e nel 2017 realizzato il concerto dei record.
«Tornare qui allo Storchi mi crea delle emozioni particolari. - racconta - Quando sono arrivato sono sceso dal van praticamente dove da bambino scendevo dalla corriera partita da Zocca per poi incamminarmi a piedi lungo i viali del parco, fino al cavalcavia Mazzoni, per me opera architettonica incredibile allora... Verso casa del maestro Bononcini che mi dava lezioni di canto… Poi qui sono tornato per il collegio, un periodo non bello della mia vita, e poi ancora è venduto il periodo dello scoopy della vita da deejay. Ed è iniziato tutto qui. Fino al concerto di Modena Park, per il quale sono ancora una volta grato alla città, all’allora amministrazione e ai modenesi. Ce la siamo vista brutta, invece il mio popolo ha risposto alla grande. Bellissimo evento, bellissimo ricordo e… sia chiaro: non lo rifarò mai più!»
Orgoglioso di questo libro?
«Sono contento perché mi ha dato la possibilità di capire che le mie non sono poesia ma liriche, o lyrics all’inglese, che se secondo me è anche meglio: uniscono la musica alla poesia ».
L’incontro con Mazzoli?
«Non conoscevo Emilio Mazzoli, è una persona che ho conosciuto un paio d’anni fa, abbiamo passato un intero pomeriggio insieme ed ho scoperto una persona con la quale ho una grandissima affinità, anche nei più piccoli dettagli. Lo considero quasi un fratello una persona straordinaria mi spiace non averlo conosciuto prima e questo libro è un grande cosa che ha fatto per me. Io ringrazio questo gigante di cultura e umanità ».
Il rapporto tra canzoni e la poesia?
«La musica pop, da certi ambienti culturali, è ancora considerata un po’ di categoria minore. Eppure la forma canzone, anche quella popolare, ha una potenza enorme comunicativa è un’arte che unisce due cose la musica e le parole e nelle canzoni diventano liriche. Poi ognuno ha il suo stile. Io sono un personaggio semplice, e non facile, non vado a genio a tutti. A qualcuno dò fastidio, è naturale. Ma per me l’artista deve dare fastidio, deve provocare le coscienze per risvegliarle e provocare a sua volta una reazione. Io lo faccio per tenere sveglia anche la mia di coscienza».
Nel libro accanto ai testi delle canzoni ci sono testi, appunti, in legati alle sue canzoni.
«Sono quelle che chiamo “scosse” sono pezzi di canzoni o cose che scrivo delle volte per buttare giù delle cose... Poi passa Curreri che prende i testi… e ne fa una canzone. Un senso è nata così. Avevo scritto solo “Voglio trovare un senso a questa vita, voglio trovare un senso a questa sera...” Gaetano ha messo la musica ed è nata un senso. Miracoli. Le canzoni sono piccoli miracoli»
Ma almeno un rapporto di affinità con la poesia ce l’ha?
«Ripeto. Io non sono un poeta, sono uno che scrive liriche che sono parole musicali e quando c’è la musica la parola diventa più potenza comunicativa così si provano emozioni molto forti. A un concerto si vive tutti la stessa emozione nello stesso momento ed è una cosa straordinaria solo la musica lo fa. I testi sono liriche che io tengo molto asciutti lascio all’ascoltatore lo spazio vuoto da riempire con quello che vive lui o che ha vissuto ed è così che nasce quella condivisione dei testi delle canzone. Esempio: “Toffee passami l’asciugamano... Toffee” L’asciugamano Toffee poi l’ha portato? Io non lo dico è l’ascoltatore a saper se quell’asciugamano è poi mai arrivato…».
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