Nucleare a Sassuolo? «No, grazie». Ma i giovani sono favorevoli
La proposta lanciata dal ministro dell'Ambiente Pichetto Fratin sui “mini reattori” per sostenere il fabbisogno energetico del distretto ceramico divide la città: «Tanti aspetti positivi, ma chi li vorrebbe di fianco a casa?»
SASSUOLO. «Nel distretto della ceramica si possono sperimentare piccoli reattori nucleari per produrre energia». Le parole del ministro all’Ambiente e alla Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto Fratin, pronunciate all’inaugurazione di Cersaie non ci hanno messo molto a scuotere la comunità di Sassuolo. Quella dei “mini reattori” per produrre energia in loco, così da spendere meno e ridare competitività al comparto, piace agli industriali mentre non sembra infatti essere una proposta particolarmente gradita ai sassolesi, specie ai più anziani. Mentre tra le nuove generazioni c’è meno scetticismo.
Le reazioni
Un giro tra le vie della città restituisce un certo timore dei residenti, come Fabrizio, che in compagnia dell’amico Davide spiega: «Io lavoro nel settore ceramico e nella mia azienda sono già stati fatti investimenti sulle tecnologie a idrogeno. Dunque, sarebbe un controsenso mollare tutto e buttarsi sul nucleare. Poi c'è il discorso sicurezza, credo che a nessuno piacerebbe avere un reattore di fianco casa. Per cui non sono molto convinto».
Titubante anche Edoardo Monelli, di professione avvocato: «Come tutte le grandi battaglie e i grandi progetti italiani rischia di affossarsi nel nulla, vittima di questioni politiche e di burocrazia infinita. Sicuramente sarebbe positivo sotto tanti punti di vista, ma nessuno lo vorrebbe vicino alla propria abitazione. Dunque, dove la costruiamo la centrale? In un’isola deserta? Senza considerare i costi elevatissimi e i lunghi tempi per avviare la produzione. Essere dipendenti da altri a livello energetico può diventare un problema, ce ne siamo accorti bene in questi ultimi anni. Quindi sì, un po’ di indipendenza farebbe bene. È comunque un argomento molto complesso». In generale, i più scettici e timorosi, specie sul lato sicurezza, sono le persone più anziane. Mentre i ragazzi più giovani si dimostrano meno avversi all’ipotesi di una centrale in zona. «Spero che rimanga solo una proposta e non diventi realtà. L’aspetto della sicurezza è importante, cosa succederebbe in caso di guasti? » dice Lucio Pannacci. Ma c’è anche chi apre le porte al nucleare, concentrandosi maggiormente sull’aspetto ambientale, come Giuliano Muzzioli: «Se può aiutare a ridurre le emissioni di anidride carbonica e l’inquinamento ben venga. Ce ne sarebbe un gran bisogno, ma non lo scopriamo certo oggi». Le cittadine più giovani rispondono favorevolmente: «Personalmente a noi non spaventa – esordiscono Francesca e Jessica – ora è un argomento meno demonizzato rispetto al passato. Potrebbe essere una buona proposta però parliamo di un tema complicato, per cui dare una risposta secca, sì o no, non è facile».
Anche Laura Fornaciari e Valentina Tomei non chiudono le porte a un’eventuale centrale nel distretto. «Quello dell’energia green è sicuramente il tema del momento – raccontano – Crediamo sia giusto abbracciare anche il nucleare e muoversi in quella direzione, in linea con gli altri mercati». Tra gli over c’è anche Antonella Bellini, fiera nonna che pensa al futuro dei propri nipoti: «Questo è un tema che riguarderà le nuove generazioni, non di certo la mia. Ma questa non può essere una scusa per girarsi dall’altra parte. Io penso al futuro dei miei nipoti, abbiamo già rovinato abbastanza questo pianeta ed è ora di fare qualcosa. Io non so quale sia la fonte più conveniente, so che qui nel distretto si è investito molto sull’idrogeno. Avevo sentito spesso Minozzi (Federica, amministratore delegato di Iris Ceramica, ndr) parlare di questa nuova tecnologia. Mi piace di più rispetto al nucleare e mi spaventa molto meno. Ma se i reattori sono proprio necessari per garantire un domani migliore ai miei nipoti lo accetterei, anche se con un po’ di titubanza» conclude la signora Bellini.
Mini reattori
Si chiama Newcleo la startup italiana con cui il governo sta cercando di riportare l’energia nucleare in Italia.
L’azienda produce piccoli reattori modulari ultracompatti, pensati per essere prodotti in serie e trasportati, magari galleggianti. Un piccolo reattore modulare Amr al piombo di quarta generazione, con potenze da 200 megawatt potrebbe dare energia a una piccola città o ad una grande industria ceramica. Ed essendo impianti abbastanza piccoli, di sei metri di diametro e sei metri di altezza, se ne possono accorpare quattro assieme.
Quello che accarezza le orecchie degli imprenditori ceramici è certamente il fatto che il nucleare è una forma di energia decarbonizzata che ha il vantaggio di essere a basso costo, 55 euro a megawatt. In Cina e Usa i prezzi del gas oggi sono fino a 5 volte più bassi che in Europa.