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L'indagine

Modena, nella giungla degli Airbnb: «Uno su tre infrange le regole»

di Maria Vittoria Scaglioni
Modena, nella giungla degli Airbnb: «Uno su tre infrange le regole»

La denuncia di Federconsumatori sugli affitti brevi in città: «La trasparenza è solo apparente»

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MODENA. Il modello Airbnb è cresciuto a dismisura negli ultimi anni. Lo abbiamo adottato senza porci domande, la convenienza come unica garanzia, ma ora ne subiamo il contraccolpo. Federconsumatori Modena ha stimato che tra un terzo e la metà dell’offerta in città di affitti brevi, quindi inferiori ai 30 giorni, sia irregolare del tutto o in parte.

Gli indicatori – negativi – sono la mancata esposizione di codici identificativi, un’anomala presenza di appartamenti vuoti e la condizione dei piccoli affittuari, fattori che sono stati analizzati nel rapporto “Una notte a Modena”.

Nel 2021 le abitazioni totali della città di Modena erano 95.802. Quelle occupate risultavano essere 83.472, e tra queste 22.074 quelle in affitto: «La trasparenza di Airbnb è solo apparente, e sono numerosi gli ostacoli frapposti a chi cerca informazioni precise – spiega Marzio Govoni, presidente Federconsumatori Modena – Il dato più probabile è ad oggi quello di 668 unità immobiliari complessive gestite da Airbnb a Modena».

Una delle irregolarità più frequenti è la mancata esposizione del Cin, il codice identificativo nazionale, e del Cir, il codice identificativo regionale. I codici non risolvono tutti i problemi, ma sono un utile strumento per contrastare il vasto mercato nero e grigio degli affitti brevi, così come delle truffe legate agli affitti. Nel 2024 però, solo il 21% delle strutture modenesi ha richiesto il rilascio del Cin.

«È evidente il basso livello di rispetto dell’obbligo di dotarsi del codice identificativo, che si otterrebbe con facilità – riprende Govoni – Gli strumenti per combattere questa irregolarità sono le sanzioni previste dalla legge».

La conferma dello scarso rispetto dell’obbligo di esporre il codice viene, ancora una volta, dall’opaco sito di Airbnb. Quando presente, il codice è nascosto, poco visibile, oppure “confuso” con il codice interno dell’inserzionista. Come sempre, il problema riguarda soprattutto gli host privati che affittano un unico immobile: «Sbaglia chi pensa che il problema sia solo dei grandi operatori. Sembra che siano i piccoli proprietari a commettere il maggior numero di irregolarità».

Un’ulteriore violazione, forse la più grave, è che in molti immobili destinati ad affitti brevi mancherebbero gli obbligatori dispositivi per la rilevazione di gas e monossido di carbonio, e gli estintori portatili. Gli host specificano – qui con trasparenza – la mancanza di questi apparecchi. Federconsumatori ha svolto un’indagine, facendo i conti in tasca a due host, e un fatto è chiaro: ai proprietari il sistema Airbnb conviene. Per un grazioso bilocale in centro a Modena si arriva ad un incasso di 1.400 euro mensili, detratte le tasse, le spese energetiche, di condominio e di pulizia. È circa il doppio di un affitto tradizionale.

«L’altro caso esaminato era quello di un host non professionale, che ipotizziamo non paghi o non abbia pagato le tasse. Il guadagno, per una camera di 12 metri quadrati con bagno condiviso, è di 1.250 euro mensili».

In conclusione un proprietario che effettua affitti brevi con Airbnb guadagna fino al quadruplo di chi opera con affitti lunghi. Tentativi di evasione, come in ogni settore, sono all’ordine del giorno, e sono i pochi onesti a pagare di più per tutti gli altri. Un’indagine telefonica esemplifica i continui tentativi di violazione delle norme: «Abbiamo contattato tre operatori e ci siamo finti interessati all’affitto per un periodo superiore al mese. Due di loro ci hanno detto che non era necessaria la registrazione della presenza, perché rientravamo ancora nell’affitto breve, ma non è così. Sopra i 30 giorni è obbligatoria».

D’altra parte già Airbnb non pagava le tasse: nel 2023 la guardia di finanza di Milano ha sequestrato alla società statunitense 779 milioni di euro per mancato pagamento della cedolare secca degli affitti. Airbnb ha concluso un accordo grazie al quale ha pagato 200 milioni euro in meno: conveniente se si pensa che l’Italia è un mercato da 7,5 miliardi di euro, circa il 12% del suo fatturato mondiale. Senza dimenticare che Airbnb Italy Srl ha solo 25 dipendenti.

Il rapporto inoltre esamina i numeri della crescita dei Comuni nel raggio di 20 chilometrida Modena, negli ultimi trent’anni, con incrementi che vanno dal +55% di Castelfranco e Castelnuovo, al 30% di Formigine, al 75% di Bomporto. Alla crescita dell’attrazione e del peso della città ha corrisposto una crescita di abitanti, nel capoluogo, solo del 4,5%. Una condizione, quella della città, complicata, che potrebbe rendere insufficienti gli interventi di riqualificazione delle aree già urbanizzate e di emersione di una parte dei 12.330 immobili vuoti in città. Sarebbe utile ragionare anche della costruzione di una significativa quantità di case nuove, in edilizia popolare, da acquistare ed affittare da parte di giovani coppie, di infermieri e medici, operai e commesse, poliziotti e studenti.